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Associazioni
“Barletta dalle fiction alla realtà”: il Comitato della zona 167 sulla violenza televisiva
Giuseppe Di Bari e Raffaele Patella chiedono maggiori controlli sul territorio
Barletta - mercoledì 30 aprile 2025
11.46 Comunicato Stampa
"Barletta dalle fiction alla realtà" è il tema sul quale il Comitato della zona 167, nelle persone di Giuseppe Di Bari e Raffaele Patella, si soffermano questa volta: denunciano la violenza delle fiction televisive che a loro parere ingenererebbero atti di emulazione soprattutto nei più giovani. Entrambi chiedono a gran voce un intervento istituzionale imponente, affinché la realtà barlettana possa ricevere maggiori controlli, così da arginare ulteriori episodi criminali.
Di seguito la nota completa.
«Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescente diffusione di fiction televisive che mettono al centro la criminalità organizzata. Sebbene siano opere di forte impatto cinematografico, non possiamo ignorare le conseguenze che esse hanno avuto – e stanno avendo – sul tessuto sociale, in particolare sui giovani delle nostre città e ancora di più nelle periferie, come la zona 167 di Barletta.
In questi prodotti audiovisivi, i protagonisti sono spesso criminali che vivono nel lusso, impongono la propria volontà con la forza e sembrano conquistare rispetto attraverso la violenza. Il rischio, soprattutto tra i ragazzi più fragili, è che questi personaggi diventino modelli da emulare. Le storie che dovrebbero servire a denunciare la realtà criminale finiscono, invece, per mitizzarla. In contesti sociali dove mancano opportunità, lavoro e spazi di aggregazione sani, l'identificazione con questi "eroi negativi" diventa più facile e pericolosa.
Come comitato attivo nella zona 167, osserviamo e viviamo quotidianamente il disagio sociale e assistiamo con crescente preoccupazione al degenerare di certe dinamiche giovanili. Negli ultimi anni, però, tutta la nostra città è stata teatro di episodi tragici e allarmanti, legati sempre al mondo criminale dello spaccio di stupefacenti e alla violenza tra giovanissimi. Ragazzi coinvolti in vere e proprie "babygang", episodi di pestaggi, accoltellamenti, rapine e perfino morti violente. Fenomeni che non possono più essere ignorati né minimizzati.
Una delle criticità sembrerebbe essere la risposta spesso debole, quasi timorosa, delle istituzioni. Più volte si è tentato di ridurre questi fenomeni a semplici "ragazzate", negando la portata e la gravità del disagio giovanile e criminale che avanza anche nella nostra città. Questa narrazione fuorviante non solo non aiuta a risolvere il problema, ma rischia di legittimare un clima di impunità e abbandono.
Recentemente, come Comitato della zona 167, abbiamo avuto l'opportunità e l'onore di incontrare don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, simbolo di una battaglia coraggiosa contro il degrado e l'abbandono delle periferie e che molte volte si è trovato davanti ad una realtà violenta. A lui abbiamo espresso il nostro timore che anche Barletta – se non si interviene con serietà – possa diventare una nuova potenziale "Caivano". Un grido d'allarme lanciato con senso di responsabilità e amore per la nostra città.
Tuttavia, questa nostra presa di posizione è stata accolta con dure critiche e ci siamo ritrovati ingiustamente additati come "quelli che infangano la città". Un'accusa che respingiamo con forza: il nostro obiettivo non è denigrare Barletta, ma salvarla da un destino che, se continuiamo a chiudere gli occhi, diventerà irreversibile.
Nella nostra città come in molte altre città italiane, le fiction tv trovano terreno fertile. Quando mancano vere opportunità educative, culturali e lavorative, la fiction smette di essere finzione e diventa un modello di vita. Se i giovani non hanno altre prospettive, è facile che trovino affascinante ciò che vedono sullo schermo: potere facile, denaro, rispetto, anche a costo di una vita breve e violenta.
Come comitato della zona 167 chiediamo ancora e con più forza: un intervento istituzionale serio e continuativo, che non minimizzi né banalizzi quanto sta accadendo; più controlli, più prevenzione e più investimenti nei quartieri a rischio; spazi di aggregazione, percorsi educativi e culturali che offrano ai ragazzi alternative concrete alla strada; un'azione più responsabile da parte dei media, affinché si evitino rappresentazioni distorte della criminalità che possano influenzare negativamente chi è più vulnerabile. Sollecitiamo ancora di più la necessità dell'istituzione del "Controllo del Vicinato".
La responsabilità sociale, oggi più che mai, deve essere condivisa. I media, le istituzioni, le scuole, le famiglie e la cittadinanza tutta devono unirsi per contrastare un fenomeno che non è solo criminale, ma profondamente culturale. Chi denuncia il degrado non è un nemico della città, ma una voce che ama Barletta e vuole proteggerla. Tacere sarebbe molto più comodo, ma anche infinitamente più colpevole».
Di seguito la nota completa.
«Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescente diffusione di fiction televisive che mettono al centro la criminalità organizzata. Sebbene siano opere di forte impatto cinematografico, non possiamo ignorare le conseguenze che esse hanno avuto – e stanno avendo – sul tessuto sociale, in particolare sui giovani delle nostre città e ancora di più nelle periferie, come la zona 167 di Barletta.
In questi prodotti audiovisivi, i protagonisti sono spesso criminali che vivono nel lusso, impongono la propria volontà con la forza e sembrano conquistare rispetto attraverso la violenza. Il rischio, soprattutto tra i ragazzi più fragili, è che questi personaggi diventino modelli da emulare. Le storie che dovrebbero servire a denunciare la realtà criminale finiscono, invece, per mitizzarla. In contesti sociali dove mancano opportunità, lavoro e spazi di aggregazione sani, l'identificazione con questi "eroi negativi" diventa più facile e pericolosa.
Come comitato attivo nella zona 167, osserviamo e viviamo quotidianamente il disagio sociale e assistiamo con crescente preoccupazione al degenerare di certe dinamiche giovanili. Negli ultimi anni, però, tutta la nostra città è stata teatro di episodi tragici e allarmanti, legati sempre al mondo criminale dello spaccio di stupefacenti e alla violenza tra giovanissimi. Ragazzi coinvolti in vere e proprie "babygang", episodi di pestaggi, accoltellamenti, rapine e perfino morti violente. Fenomeni che non possono più essere ignorati né minimizzati.
Una delle criticità sembrerebbe essere la risposta spesso debole, quasi timorosa, delle istituzioni. Più volte si è tentato di ridurre questi fenomeni a semplici "ragazzate", negando la portata e la gravità del disagio giovanile e criminale che avanza anche nella nostra città. Questa narrazione fuorviante non solo non aiuta a risolvere il problema, ma rischia di legittimare un clima di impunità e abbandono.
Recentemente, come Comitato della zona 167, abbiamo avuto l'opportunità e l'onore di incontrare don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, simbolo di una battaglia coraggiosa contro il degrado e l'abbandono delle periferie e che molte volte si è trovato davanti ad una realtà violenta. A lui abbiamo espresso il nostro timore che anche Barletta – se non si interviene con serietà – possa diventare una nuova potenziale "Caivano". Un grido d'allarme lanciato con senso di responsabilità e amore per la nostra città.
Tuttavia, questa nostra presa di posizione è stata accolta con dure critiche e ci siamo ritrovati ingiustamente additati come "quelli che infangano la città". Un'accusa che respingiamo con forza: il nostro obiettivo non è denigrare Barletta, ma salvarla da un destino che, se continuiamo a chiudere gli occhi, diventerà irreversibile.
Nella nostra città come in molte altre città italiane, le fiction tv trovano terreno fertile. Quando mancano vere opportunità educative, culturali e lavorative, la fiction smette di essere finzione e diventa un modello di vita. Se i giovani non hanno altre prospettive, è facile che trovino affascinante ciò che vedono sullo schermo: potere facile, denaro, rispetto, anche a costo di una vita breve e violenta.
Come comitato della zona 167 chiediamo ancora e con più forza: un intervento istituzionale serio e continuativo, che non minimizzi né banalizzi quanto sta accadendo; più controlli, più prevenzione e più investimenti nei quartieri a rischio; spazi di aggregazione, percorsi educativi e culturali che offrano ai ragazzi alternative concrete alla strada; un'azione più responsabile da parte dei media, affinché si evitino rappresentazioni distorte della criminalità che possano influenzare negativamente chi è più vulnerabile. Sollecitiamo ancora di più la necessità dell'istituzione del "Controllo del Vicinato".
La responsabilità sociale, oggi più che mai, deve essere condivisa. I media, le istituzioni, le scuole, le famiglie e la cittadinanza tutta devono unirsi per contrastare un fenomeno che non è solo criminale, ma profondamente culturale. Chi denuncia il degrado non è un nemico della città, ma una voce che ama Barletta e vuole proteggerla. Tacere sarebbe molto più comodo, ma anche infinitamente più colpevole».