Politica
Animi accesi in consiglio comunale: si approveranno i regolamenti
Avvio incerto e subito si dibatte sulle interrogazioni
Barletta - martedì 11 novembre 2014
12.45
La previsione di un consiglio comunale travagliato e piuttosto delicato era già chiara per vari motivi. Prima il confronto-scontro tra il sindaco Cascella e la presidente Peschechera sui tempi di convocazione, poi i recenti malumori a Palazzo di Città – in primis col segretario comunale – infine, la delicatezza dei temi all'ordine del giorno, i famigerati regolamenti sullo ius soli e sulle unioni civili, oggetto di note su note di varia provenienza in questi giorni che hanno preceduto la convocazione.
A porte chiuse - La seduta, con il consueto pesante ritardo (rispetto alle ore 8.30 di convocazione, si è cominciato intorno alle 11), è iniziata con un avvio piuttosto inusuale. Pur presenti in sala, per una rapida riunione di maggioranza, molti consiglieri non hanno risposto all'appello risultando quindi erroneamente assenti. Al primo appello della presidente Peschechera, risultavano presenti in 12: numero che sembrerebbe insufficiente per l'apertura della seduta. Nonostante ciò, i lavori sono stati avviati con un'interpellanza del consigliere Cannito e la richiesta - avanzata dalla presidente del consiglio - che venisse dibattuta a porte chiuse, data la presenza di riferimenti a persone: infatti le forze dell'ordine hanno chiesto a tutti i presenti (pubblico e giornalisti) di allontanarsi dall'aula, e contemporaneamente la presidente del consiglio ha richiesto la sospensione delle riprese televisive. Sono state suscitate alcune perplessità sulla richiesta, ma l'articolo 23 del regolamento del consiglio comunale prevede che, qualora si parli di "questioni concernenti persone", la seduta non sia pubblica. Non si conosce il tema della discussione, anche se voci informali hanno riferito che l'interpellanza potesse riguardare il recente litigio tra il sindaco e il segretario Porcelli.
Numero legale sì, numero legale no - Al termine dell'intervento di Cannito, la seduta è stata nuovamente riaperta al pubblico. Al rientro in seduta pubblica Giuliana Damato, consigliere di maggioranza, ha chiesto una verifica del numero legale e ripetizione dell'appello: al suono della campanella, molti consiglieri di maggioranza non hanno risposto all'appello, riducendo quindi il numero legale. Il regolamento infatti recita che la seduta del consiglio è "validamente costituita se interviene almeno un terzo, arrotondato aritmeticamente, dei consiglieri comunali assegnati, senza computare il Sindaco". L'appello è stato ripetuto: presenti in 22, assenti Sciusco (giustificato), Caracciolo, Ventura, Santeramo, Scelzi, Maffione, Marzocca, Dascoli, Basile, Losappio (poi arrivato), Piazzolla.
Affaire Montaltino – Autore del secondo intervento è stato nuovamente il consigliere Cannito, il quale, documenti alla mano, ha riferito di aver ricevuto in data 24 ottobre l'avviso da parte dell'ufficiale giudiziario dell'archiviazione del procedimento su Montaltino. Ha dichiarato: «Mi viene data la possibilità di avere la restituzione del mio onore rispetto a quanti, durante la campagna elettorale e dopo la campagna elettorale, si sono presi l'impegno di dileggiare le persone coinvolte, trattandole da delinquenti e di persone dedite al malaffare». Ha poi esclamato: «Abbiate l'umiltà di chiedere scusa a questi consiglieri comunali che hanno dimostrato di aver operato in perfetta buona fede». Immediata è stata la replica della consigliere Campese, citata e quindi legittimata a rispondere: «Faccio appello a chi la politica non la vive nelle aule di tribunale, ma nelle istituzioni, nei partiti e tra la gente. Faccio appello alla responsabilità politica che rimane tutta, ai firmatari di quell'atto che fu approvato con un terzo su 41 consiglieri, il minimo indispensabile per approvarlo» Poi conclude: «Il patrimonio del territorio non è appanaggio dei singoli consiglieri comunali. Su determinati atti come quello la partecipazione della città era fondamentale». Nella polemica è intervenuto anche il sindaco che, con toni molto accesi, ha respinto ogni riferimento a una propria responsabilità, accusando Cannito di «vuoti di memoria» e rileggendo integralmente la nota che di suo pugno aveva redatto nel mese di ottobre.
A porte chiuse - La seduta, con il consueto pesante ritardo (rispetto alle ore 8.30 di convocazione, si è cominciato intorno alle 11), è iniziata con un avvio piuttosto inusuale. Pur presenti in sala, per una rapida riunione di maggioranza, molti consiglieri non hanno risposto all'appello risultando quindi erroneamente assenti. Al primo appello della presidente Peschechera, risultavano presenti in 12: numero che sembrerebbe insufficiente per l'apertura della seduta. Nonostante ciò, i lavori sono stati avviati con un'interpellanza del consigliere Cannito e la richiesta - avanzata dalla presidente del consiglio - che venisse dibattuta a porte chiuse, data la presenza di riferimenti a persone: infatti le forze dell'ordine hanno chiesto a tutti i presenti (pubblico e giornalisti) di allontanarsi dall'aula, e contemporaneamente la presidente del consiglio ha richiesto la sospensione delle riprese televisive. Sono state suscitate alcune perplessità sulla richiesta, ma l'articolo 23 del regolamento del consiglio comunale prevede che, qualora si parli di "questioni concernenti persone", la seduta non sia pubblica. Non si conosce il tema della discussione, anche se voci informali hanno riferito che l'interpellanza potesse riguardare il recente litigio tra il sindaco e il segretario Porcelli.
Numero legale sì, numero legale no - Al termine dell'intervento di Cannito, la seduta è stata nuovamente riaperta al pubblico. Al rientro in seduta pubblica Giuliana Damato, consigliere di maggioranza, ha chiesto una verifica del numero legale e ripetizione dell'appello: al suono della campanella, molti consiglieri di maggioranza non hanno risposto all'appello, riducendo quindi il numero legale. Il regolamento infatti recita che la seduta del consiglio è "validamente costituita se interviene almeno un terzo, arrotondato aritmeticamente, dei consiglieri comunali assegnati, senza computare il Sindaco". L'appello è stato ripetuto: presenti in 22, assenti Sciusco (giustificato), Caracciolo, Ventura, Santeramo, Scelzi, Maffione, Marzocca, Dascoli, Basile, Losappio (poi arrivato), Piazzolla.
Affaire Montaltino – Autore del secondo intervento è stato nuovamente il consigliere Cannito, il quale, documenti alla mano, ha riferito di aver ricevuto in data 24 ottobre l'avviso da parte dell'ufficiale giudiziario dell'archiviazione del procedimento su Montaltino. Ha dichiarato: «Mi viene data la possibilità di avere la restituzione del mio onore rispetto a quanti, durante la campagna elettorale e dopo la campagna elettorale, si sono presi l'impegno di dileggiare le persone coinvolte, trattandole da delinquenti e di persone dedite al malaffare». Ha poi esclamato: «Abbiate l'umiltà di chiedere scusa a questi consiglieri comunali che hanno dimostrato di aver operato in perfetta buona fede». Immediata è stata la replica della consigliere Campese, citata e quindi legittimata a rispondere: «Faccio appello a chi la politica non la vive nelle aule di tribunale, ma nelle istituzioni, nei partiti e tra la gente. Faccio appello alla responsabilità politica che rimane tutta, ai firmatari di quell'atto che fu approvato con un terzo su 41 consiglieri, il minimo indispensabile per approvarlo» Poi conclude: «Il patrimonio del territorio non è appanaggio dei singoli consiglieri comunali. Su determinati atti come quello la partecipazione della città era fondamentale». Nella polemica è intervenuto anche il sindaco che, con toni molto accesi, ha respinto ogni riferimento a una propria responsabilità, accusando Cannito di «vuoti di memoria» e rileggendo integralmente la nota che di suo pugno aveva redatto nel mese di ottobre.