Teleferica sale. <span>Foto Giuseppe Capacchione</span>
Teleferica sale. Foto Giuseppe Capacchione
Cronaca

Ahmed, un viaggio all’inferno senza ritorno

Condizioni disumane nell'ex stazione della teleferica del sale

Un viaggio all'inferno, sola andata. Il ritorno non è garantito per chi vive fra i canneti e gli stracci in una palude. Siamo entrati, per quanto è stato possibile, nel rudere in cui viveva Ahmed, l'uomo di 47 anni originario del Marocco trovato senza vita riverso nell'acqua piovana. La sua casa, se così si può chiamare, era una tenda con un materasso all'interno della vecchia stazione della teleferica che trasportava il sale dalla vicina Margherita di Savoia a Barletta per essere caricato sulle navi e commercializzato. Attiva fino al 1981 poi, con l'aumento del trasporto su gomma, fu dismessa. La struttura che si affaccia sul lungomare Pietro Mennea non è mai stata demolita. Con il tempo è diventata un dormitorio di fortuna. Il manufatto è letteralmente immerso nell'acqua. Infatti il pomeriggio in cui il cuore di Ahmed ha cessato di battere, si presume per il freddo eccessivo, è stato necessario l'intervento dei vigili del fuoco per consentire ai carabinieri di raggiungere il punto in cui giaceva il cadavere. Il terreno è come se fosse un grande stagno con persone che dormono all'interno. Le capanne realizzate con materiali trovati nelle campagne circostanti sono allegate per via delle piogge. Intorno solo fango e rifiuti maleodoranti. Qualcuno ha sfondato le porte murate del piccolo immobile che ospitava l'ufficio della stazioncina per dormire in un posto più asciutto. Ma è solo un'illusione. Tutta la struttura è pericolante, come indicato i cartelli affissi alle colonne. Non si sa quanti vivono qui dentro. Di qualcuno si conosce il nome. Si recano qui solo la notte, al mattino vanno nei campi a lavorare. Al cibo ci pensa la mensa della Caritas. C'è chi li definisce invisibili. Nascosti in una realtà tutta loro. Senza norme igieniche, senza sicurezza. A due passi dal mare ad affrontare la stagione invernale con qualche coperta donata dai volontari della Caritas. Un'emergenza sociale che va oltre lo stato dei luoghi. Ahmed, come hanno ricordato dalla stessa associazione, era un alcolista all'ultimo stadio che rifiutava ogni tipo di cura. In città purtroppo questo non è l'unico esempio. Stessa situazione all'interno della vecchia distilleria alle spalle della stazione ferroviaria, il complesso industriale che in parte diventerà un museo della musica composta nei campi di concentramento nazisti. Attualmente la struttura è abbandonata al degrado. Diverse persone hanno trasformato gli angoli della fabbrica in case dove ripararsi dalle intemperie. Sulla litoranea di Ponente, ormai, è un classico vedere in un fazzoletto di spiaggia libera qualcuno che si piazza con una tenda per passare la notte.
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