Barletta 1922-Angri 1-2. <span>Foto Cosimo Campanella</span>
Barletta 1922-Angri 1-2. Foto Cosimo Campanella
Calcio

Salviamo il Barletta!

La sconfitta con l’Angri ci sbatte in faccia la realtà di una squadra che al "Puttilli” va in campo sfiduciata e tremebonda

Non c'è fotografia migliore di Barletta-Angri 1-2 di quella di fine gara, con i giocatori che con passo incerto, andatura da patibolo e facce alla "che volete da me", si recavano malinconicamente sotto la Nord a beccarsi l'ennesima poderosa bordata di fischi e di insulti da parte di una tifoseria sempre meno appassionata e sempre più inferocita. Perché parliamoci chiaro, oggi come oggi giocare al "Puttilli" per questi ragazzi è diventato praticamente impossibile. Non è un caso, infatti, che in questo mese nero per il Barletta le cose migliori si siano viste in trasferta, con la tanto rocambolesca quanto tutto sommato immeritata sconfitta di Andria, e coi pareggi, seppur soffertissimi, di Casarano e Fasano.

Notte fonda invece al "Puttilli" dove pure qualcosa di positivo a inizio stagione si era visto. Il punto di non ritorno? Barletta-Palmese, dove quel gol incassato in pieno recupero dai rossoneri campani diede il là alla sarabanda delle contestazioni con tanto di reazione stizzita di capitan Ezequiel Schelotto.
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L'ascia di guerra tra squadra e tifo sembrò definitivamente sepolta dopo la vittoria di Rotonda e quella in rimonta e di carattere contro il Gravina per poi venire fragorosamente dissotterrata dopo una sconfitta, quella interna con la Team Altamura, che vista a posteriori definiremmo "normale", al contrario di quella mortificante e indignitosa contro il Martina (a seguito della quale, l'a questo punto incolpevole Ciro Ginestra ha rassegnato le dimissioni) e quella quasi rassegnata di mercoledì contro l'Angri, a questo punto diretta concorrente per la salvezza. Si perché a questo punto per il Barletta è di salvezza che si deve parlare, senza se e senza ma. Un obbiettivo che di solito a queste latitudini calcistiche richiede un ruolino di marcia non indifferente nelle gare interne, cosa francamente quasi utopica di questi tempi per chi va in campo al "Puttilli" con la casacca biancorossa, viste le indecorose prestazioni degli ultimi tempi.

D'accordo, il pubblico barlettano delle volte è sin troppo esigente, ma questo purtroppo è il prezzo da pagare quando tra società e ambiente vengono a crearsi spaccature così rovinose come quella in atto, roba peraltro già vista in passato e in ben più prestigiosi contesti calcistici.

In questi casi o la squadra è caratterialmente tanto scafata quanto brava a fregarsene e a reagire sul campo, oppure accadono robe francamente imbarazzanti (per non dire altro) come il gol di Ascione che dopo aver rubato palla a Marconato, tra vere e proprie statue da presepe di biancorosso vestite si accinge con insperata grazia e non comune leggiadria a giustiziare per la seconda volta il povero Provitolo.

Ironia e dolce stil novo pallonaro a parte, gol presi così non possono essere neppure pensabili per una squadra che, pur tra polemiche e scetticismo diffuso, aveva comunque a tratti dimostrato di avere del potenziale per un campionato dignitoso. E invece eccoli lì, tremebondi e con quelle facce da "che volete da me" sotto la Nord che li contesta, magari non tanto per il rendimento in campo, ma in quanto specchio secondo molti di scelte sbagliate e di una metaforica "ascia di guerra" ormai da mesi dissotterrata tra tifoseria e presidenza (effettiva o onoraria che sia).

In conclusione, mai come in questa occasione potrebbe rivelarsi balsamica la pausa natalizia (si torna in campo il 7 gennaio al Puttilli contro la Paganese), ma soprattutto, visti gli ormai palesi limiti caratteriali di questa squadra, se vogliamo che il Barletta si salvi bisognerà sostenere questi ragazzi di qui alla fine della stagione. Per i magari anche legittimi "quenn t' na scì" ci sarà sempre tempo e modo. L'importante adesso è salvare il Barletta da un mesto ritorno in Eccellenza a neanche due anni dal cielo toccato con un dito a Rieti.
  • Asd Barletta 1922
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