Roberto Scarnecchia
Roberto Scarnecchia
Calcio

Roberto Scarnecchia: «Azionariato popolare iniziativa lodevole. Sarebbe un peccato se il Barletta fallisse»

Quattro chiacchiere in libertà con uno dei simboli biancorossi negli anni '80

33 presenze, due reti e tanto tanto estro in due anni, quelli dal 1986 al 1988 che rimarranno per sempre scolpiti nella memoria del calcio e dell'intero sport barlettano. La paternità di questi numeri spetta a lui, "Roby gol", al secolo Roberto Scarnecchia. In giorni come questi, nei quali il futuro della squadra biancorossa è tutt'altro che chiaro abbiamo voluto scambiare quatto chiacchiere in libertà con uno dei simboli del Barletta più bello che ci sia mai stato. Ecco allora le parole di Roberto Scarnecchia che spazia a 360 gradi partendo dalla sua nuova occupazione di chef fino ad arrivare ai possibili scenari riguardanti il futuro del Barletta.

Vorrei cominciare questa chiacchierata con il suo presente che è un po'particolare visto che dopo anni nel grande calcio adesso è uno chef affermato, come è arrivato a questa nuova avventura?
«La mia è una passione che viene da lontano ed ha radici solide. Sono ormai trent'anni che coltivo la passione per la cucina che ho ricevuto da mia madre. Pensate che anche quando giocavo, ed in particolar modo a Barletta, mi cimentavo con la cucina: calciatori come Ferrazzoli, Mazzaferro, Savorani e tanti altri, mangiavano da me. Vent'anni fa ho deciso di concretizzare la mia passione, ho frequentato e completato un master e sono diventato chef. Posso dire che in cucina sono estroso come lo ero da calciatore, del resto anche la cucina, come il calcio, è un arte».

Il suo presente è anche quello da allenatore del Derthona squadra del campionato di serie D dove si è reso protagonista suo malgrado di un episodio che le è costato una lunga squalifica.
«Per quella squalifica abbiamo già fatto ricorso. Non credo di aver fatto nulla di male, potete anche guardare le immagini su you tube e rendervi conto, ho solo detto all'arbitro "Sei di Roma come me, e menomale!" ma ripeto, non ho fatto nulla di male. Io non parlo mai degli arbitri e ne sto a sindacare le loro decisioni perchè sono gli unici giudici insindacabili, nella mia carriera non mi era mai capitata una cosa simile».

Veniamo al Barletta, ha seguito il campionato appena terminato?
Si certo, l' ho seguito abbastanza e nonostante sia stato un campionato ricco di amarezze va detto che per me si tratta di un campionato falsato. La decisione di far partire un torneo senza retrocessioni è un qualcosa che non ho assolutamente condiviso e poi ha portato a questi risultati, ma le regole sono regole ed ormai è andata così».

Il futuro del Barletta è a forte rischio, si sente di fare un appello a chi ha a cuore le sorti della squadra biancorossa?
Roberto Scarnecchia per "Salviamo il Barletta"
«Mi dispiacerebbe tantissimo che si fallisse. Tanto di cappello al presidente Tatò che ha investito tante risorse e ci ha messo tanta passione, ma secondo me ha commesso l'errore di non amalgamarsi con l'ambiente, dai tifosi ai giornalisti. L'ambiente per raggiungere grandi risultati deve essere unito, solo così siamo riusciti a raggiungere i grandi risultati che tutti ricordano in quei due splendidi anni che ho trascorso in biancorosso. So che al momento ci sono varie soluzioni, spero che una di queste possa portare alla salvezza del Barletta, al momento quella di Pasquale Di Cosola, che io conosco bene, mi sembra l'unica possibilità concreta (al momento dell'intervista non era ancora emersa la soluzione legata a Giuseppe Perpignano, ndr) ma è certamente lodevole anche l'iniziativa dell'azionariato popolare che se ben organizzato può essere un qualcosa di utile e redditizio, alla quale mi piacerebbe aderire. Se funziona a Barcellona ed in altre realtà, perchè non a Barletta, dove la passione di certo non manca?».
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