
Calcio
Martino: «Se Tatò lascia, è una sconfitta per tutta la città»
Il dg del Barletta tra il pari con il Perugia e il futuro societario
Barletta - lunedì 4 novembre 2013
«Abbiamo pareggiato contro una squadra forte sotto l'aspetto tecnico, avremmo meritato anche qualcosina in più, ma sono contento di come la squadra abbia reagito in campo». Così Gabriele Martino, dg del Barletta Calcio, ha esordito ieri sera negli studi di "Sveva Sport" a commento del pari a reti bianche ottenuto al "Cosimo Puttilli" dai biancorossi contro il quotato Perugia. Nell'occhio del ciclone dopo il disimpegno a partire da luglio 2014 annunciato dal patron Roberto Tatò, il direttore generale calabrese si è soffermato sui temi offerti dal campo: «Camplone ha ragione a rimanere deluso, evidentemente si aspettava una vittoria a man bassa, però il Barletta quando sta bene riesce a rendere la vita difficile a tutte le altre squadre. E' successo con il Perugia, con le altre battistrada di questo campionato come L'Aquila e il Pisa, come avviene quando stiamo bene mentalmente e psicologicamente. Per me il punto fa bene a entrambe: a noi, che dopo la bruttissima prestazione di sette giorni fa a Pagani, abbiamo capito che attraverso il lavoro si può migliorare. Al Perugia perché meritava di perdere e si trova con un punto in più in classifica».
Barletta che ha giocato in 10 nel finale: «E' stato ingenuo D'Errico- ha spiegato Martino- ma anche severo l'arbitro. Andrea aveva commesso un fallo sul quale non era stato ammonito pochi secondi prima, evidentemente Mangialardi ha fatto la somma virtuale e ha deciso di estrarre il cartellino rosso. Diciamo che era un provvedimento evitabile da entrambe le parti». Biancorossi che fanno delle assenze un leit-motiv stagionale: «Quanto agli infortuni, che hanno riguardato anche uomini importanti, dico solo che siamo uomini di calcio, di sport, e ci possono stare imprevisti come quelli da noi vissuti. Piangersi addosso e guardarsi indietro non fa bene, ma se abbiamo commesso qualche errore lo abbiamo individuato. Siamo persone giuste e oneste».
Ieri Martino è stato fischiato all'uscita dal campo, sull'onda di un malcontento versante nella tifoseria a seguito dei cattivi risultati: «Noi non osiamo metterci in contraddittorio con la passione della tifoseria, che ci segue sempre: ho detto in passato che la battaglia che ha vinto il Barletta l'anno scorso non l'ha vinta perché c'erano calciatori fortissimi, ma perché abbiamo lavorato tutti insieme tra società, staff, tifoseria. Sono convinto che se si riesce a ricreare questa unità tra le parti, magari non faremo sfracelli ma nemmeno saremo gli ultimi o i penultimi della classe».
Sulla politica adottata in estate in sede di mercato, Martino ha ripetuto un'antica canzone: «Non abbiamo lavorato con grandi squadre per evitare di ripetere gli errori commessi nel passato. Noi, all'indomani del 2 giugno, abbiamo riscontrato la soddisfazione di aver condotto con esito positivo la squadra alla salvezza, ma all'indomani abbiamo visto come tutti e 25 i calciatori che avevano vestito la maglia biancorossa, erano di proprietà nostra. Abbiamo così voluto cercare, mantenendo costi sostenibili, di creare un patrimonio per questa società. Credo che non tutto sia da buttare, ci sono basi per un futuro migliore e importante". Il futuro in via Vittorio Veneto resta nebuloso, e ci si chiede se sarà con o senza Tatò: Non ho il potere di sapere cosa pensa il presidente: so per certo che se dovesse lasciare il Barletta, questa sarebbe una grossa sconfitta non tanto per lui, quanto per l'intera città».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Barletta che ha giocato in 10 nel finale: «E' stato ingenuo D'Errico- ha spiegato Martino- ma anche severo l'arbitro. Andrea aveva commesso un fallo sul quale non era stato ammonito pochi secondi prima, evidentemente Mangialardi ha fatto la somma virtuale e ha deciso di estrarre il cartellino rosso. Diciamo che era un provvedimento evitabile da entrambe le parti». Biancorossi che fanno delle assenze un leit-motiv stagionale: «Quanto agli infortuni, che hanno riguardato anche uomini importanti, dico solo che siamo uomini di calcio, di sport, e ci possono stare imprevisti come quelli da noi vissuti. Piangersi addosso e guardarsi indietro non fa bene, ma se abbiamo commesso qualche errore lo abbiamo individuato. Siamo persone giuste e oneste».
Ieri Martino è stato fischiato all'uscita dal campo, sull'onda di un malcontento versante nella tifoseria a seguito dei cattivi risultati: «Noi non osiamo metterci in contraddittorio con la passione della tifoseria, che ci segue sempre: ho detto in passato che la battaglia che ha vinto il Barletta l'anno scorso non l'ha vinta perché c'erano calciatori fortissimi, ma perché abbiamo lavorato tutti insieme tra società, staff, tifoseria. Sono convinto che se si riesce a ricreare questa unità tra le parti, magari non faremo sfracelli ma nemmeno saremo gli ultimi o i penultimi della classe».
Sulla politica adottata in estate in sede di mercato, Martino ha ripetuto un'antica canzone: «Non abbiamo lavorato con grandi squadre per evitare di ripetere gli errori commessi nel passato. Noi, all'indomani del 2 giugno, abbiamo riscontrato la soddisfazione di aver condotto con esito positivo la squadra alla salvezza, ma all'indomani abbiamo visto come tutti e 25 i calciatori che avevano vestito la maglia biancorossa, erano di proprietà nostra. Abbiamo così voluto cercare, mantenendo costi sostenibili, di creare un patrimonio per questa società. Credo che non tutto sia da buttare, ci sono basi per un futuro migliore e importante". Il futuro in via Vittorio Veneto resta nebuloso, e ci si chiede se sarà con o senza Tatò: Non ho il potere di sapere cosa pensa il presidente: so per certo che se dovesse lasciare il Barletta, questa sarebbe una grossa sconfitta non tanto per lui, quanto per l'intera città».
(Twitter: @GuerraLuca88)
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