
Calcio
L’angolo dell’avversario: la storia de L’Aquila Calcio
Tanti alti e bassi, con una storia recente tutta in salita
Barletta - venerdì 18 ottobre 2013
18.10
Il prossimo avversario del Barletta Calcio sarà una sorprendente matricola. L'Aquila di mister Pagliari è una delle sorprese positive di questo inizio di campionato. Con i suoi 16 punti, il club rossoblu insidia il Pontedera, e verrà a Barletta per continuare la sua striscia positiva. Contro gli abruzzesi, il Barletta potrà contare su un'arma in più, lo sloveno Zigon, per il quale pochi minuti fa è arrivato il transfer. A poco meno di 48 ore da Barletta-L'Aquila, scopriamo insieme la storia del club rossoblu.
Le origini
È incerta la data di nascita del calcio aquilano, che dovrebbe risalire al 1910. I primi documenti certificati risalgono però al 1915, con una stampa che annunciava un match amichevole tra due squadre dell'Aquila Football Club. Nel 1929 nacque la società "Città dell'Aquila", che ben presto fu sostituita dal Gruppo Universitario Fascista, che si iscrisse alla terza divisione nel 1931. L'eredità calcistica del Guf fu raccolta dall'AS L'Aquila, presieduta da Adelchi Serena, che confermò il rosso e il blu quali colori sociali. Mentre continuava la scalata verso campionati più importanti, L'Aquila cambio sede, giocando le partite interne al "Fattori". Nel 1934, dopo uno spareggio contro Andrea Doria, Falck e Pro Gorizia, gli abruzzesi centrarono la promozione in B, anche se l'esordio in cadetteria per il club aquilano non fu certo esaltante. Con il duo magiaro Ging-Orth in panchina, l'Aquila si piazzò al quarto posto nel girone B con 32 punti, mentre l'anno successivo arrivò un nono posto con 33 punti. L'anno successivo, tutta l'Aquila fu scossa dalla tragedia di Contigliano, in cui perse la vita mister Buratti e tutta la rosa, ad eccezione di Brindisi, Michetti e Stornelli, restò gravemente ferita. All'indomani del tragico lutto, la squadra fu affidata all'ungherese Kutik, che con una rosa decimata e con il peso di quella tragedia, non riuscì ad evitare la retrocessione in serie C. Nella terza serie nazionale, i rossoblu lottarono sin da subito per una immediata risalita, salvo cedere in un convulso finale alla Salernitana. In compenso la squadra fece molta strada in Coppa Italia, dove uscì ai sedicesimi per mano della Juventus. Per altri 5 anni, l'Aquila disputò la serie C tra alti e bassi, prima dell'inizio degli eventi bellici che posero fine a tutte le attività sportive. Il dopoguerra non fu altrettanto esaltante per il club abruzzese a causa delle ristrettezze economiche. Dopo due settimi posti in quarta serie, cominciò l'era Barattelli, che cominciò alla grande con la promozione in serie C.
Una storia in altalena
Per dieci anni l'Aquila disputò la serie C, senza mai rischiare la retrocessione, ma anche senza puntare mai al nuovo salto in serie B. Finita l'era Barattelli, la guida della società passò a Lopardi, che esordì alla guida del club rossoblu con un nono posto. Al termine di altre stagioni relativamente tranquille, nel 1968-69 l'Aquila non riuscì a preservare la categoria, terminando un'annata sfortunata all'ultimo posto con 25 punti. Arrivò dunque la retrocessione in serie D, categoria che vide gli abruzzesi protagonisti per ben dieci anni. Nonostante una disperata rincorsa alla promozione, il club guidato da Di Felice sfiorò soltanto il ritorno in C. La svolta si ebbe nella stagione 1978-79: con Angelini presidente, l'Aquila disputò una delle stagioni più belle del post-bellico, terminando al secondo posto nella regular season, e battendo i lucani dell'Avigliano nello spareggio di Cassino. La promozione in C2 era stata finalmente raggiunta, ma i festeggiamenti furono interrotti a causa della morte in incidente stradale di quattro tifosi rossoblu. Al primo anno di C2, l'Aquila si piazzò all'ottavo posto a seguito di un girone di ritorno disastroso. La categoria fu preservata anche l'anno successivo, ma nel 1981-82, nonostante diversi ribaltoni tecnici e societari, la squadra non riuscì ad evitare la retrocessione tra i dilettanti. In serie D, le soddisfazioni tardarono ad arrivare. La permanenza nella quinta serie nazionale durò troppo a lungo, nonostante il club abruzzese in almeno due occasioni arrivò davvero vicino al nuovo salto di categoria. Nel 1990, l'Aquila fu rilevata dall'imprenditore romano Circi, ma per ben 3 stagioni non riuscì a ritornare in C2, nonostante piazzamenti costanti nella Top three del girone. Nonostante la "maledizione" sul campo, la promozione arrivò lo stesso in seguito ad un ripescaggio, ma il club fu radiato a causa di problemi finanziari e fu costretto a ripartire dall'Eccellenza con il nome di A.S. L'Aquila. Il ritorno in D avvenne nel 1995, dopo la fusione con il Paganica Calcio. Una nuova pagina nella storia del club aquilano fu scritta nella stagione 1997-98: con Stefano Sanderra in panchina, l'Aquila conquistò 74 punti, vincendo per la prima volta nella sua storia un campionato, mettendo alle sue spalle corazzate come Rieti e Sambenedettese. Dopo una sola stagione interlocutoria, nel 2000 l'Aquila salì in C1 dopo aver battuto Fasano e Acireale ai playoff.
Una (ri)salita costante
Da matricola, l'Aquila tentò subito una stagione d'alta quota. Con Stringara in panchina, i rossoblu vinsero al "Fattori" contro il Palermo, ma nel girone di ritorno il giocattolo si ruppe a causa di problemi sia tecnici che finanziari. A distanza di pochissimi anni, l'Aquila fallì nuovamente: la stagione 2003-2004, dopo due anni di imprese per ottenere la salvezza, vide i rossoblu racimolare soltanto 13 punti, e il sodalizio, da tempo in liquidazione, fu radiato dai campionati e costretto a ripartire ancora una volta dall'Eccellenza. Nel 2004-2005 per la prima volta nessuna squadra di L'Aquila prese parte ad un campionato federale: si rimediò con l'ASD Real L'Aquila Calcio, club che nacque dal Montereal Calcio. Il progetto del nuovo club rossoblu non durò però a lungo: nel 2005-2006, nonostante una squadra allestita per tentare il salto di categoria, la squadra non riuscì a raggiungere i playoff, fallendo l'obiettivo della promozione in D. Nel 2007 il club si aggiudicò la Coppa Italia Dilettanti Abruzzo, primo trofeo (promozioni escluse) del calcio aquilano, ma ciò nonostante, la D non fu raggiunta. La promozione fu rimandata anche nel 2008, ma nella stagione successiva, arrivò la promozione d'ufficio in serie D, visto che il club fu impossibilitato a disputare le ultime gare di campionato in seguito al tragico terremoto del 2009. L'anno successivo, nonostante le difficoltà legate al periodo sismico, l'Aquila riuscì a centrare una nuova promozione dopo un ripescaggio per meriti sportivi. La squadra, nuovamente tra i professionisti dopo soli 6 anni, centrò addirittura l'ingresso nei playoff, ma rimediò una sconfitta contro il Prato che stroncò i sogni di gloria. Nella stagione 2012-2013, l'Aquila termino al quinto posto la nuova stagione in Seconda Divisione, e dopo i playoff, centrò la promozione in Prima Divisione dopo aver sconfitto Chieti e Teramo. Uno dei protagonisti dell'ultima stagione è stato l'ex biancorosso Saveriano Infantino, che con i suoi gol ha contribuito alla promozione del club rossoblu.
Le origini
È incerta la data di nascita del calcio aquilano, che dovrebbe risalire al 1910. I primi documenti certificati risalgono però al 1915, con una stampa che annunciava un match amichevole tra due squadre dell'Aquila Football Club. Nel 1929 nacque la società "Città dell'Aquila", che ben presto fu sostituita dal Gruppo Universitario Fascista, che si iscrisse alla terza divisione nel 1931. L'eredità calcistica del Guf fu raccolta dall'AS L'Aquila, presieduta da Adelchi Serena, che confermò il rosso e il blu quali colori sociali. Mentre continuava la scalata verso campionati più importanti, L'Aquila cambio sede, giocando le partite interne al "Fattori". Nel 1934, dopo uno spareggio contro Andrea Doria, Falck e Pro Gorizia, gli abruzzesi centrarono la promozione in B, anche se l'esordio in cadetteria per il club aquilano non fu certo esaltante. Con il duo magiaro Ging-Orth in panchina, l'Aquila si piazzò al quarto posto nel girone B con 32 punti, mentre l'anno successivo arrivò un nono posto con 33 punti. L'anno successivo, tutta l'Aquila fu scossa dalla tragedia di Contigliano, in cui perse la vita mister Buratti e tutta la rosa, ad eccezione di Brindisi, Michetti e Stornelli, restò gravemente ferita. All'indomani del tragico lutto, la squadra fu affidata all'ungherese Kutik, che con una rosa decimata e con il peso di quella tragedia, non riuscì ad evitare la retrocessione in serie C. Nella terza serie nazionale, i rossoblu lottarono sin da subito per una immediata risalita, salvo cedere in un convulso finale alla Salernitana. In compenso la squadra fece molta strada in Coppa Italia, dove uscì ai sedicesimi per mano della Juventus. Per altri 5 anni, l'Aquila disputò la serie C tra alti e bassi, prima dell'inizio degli eventi bellici che posero fine a tutte le attività sportive. Il dopoguerra non fu altrettanto esaltante per il club abruzzese a causa delle ristrettezze economiche. Dopo due settimi posti in quarta serie, cominciò l'era Barattelli, che cominciò alla grande con la promozione in serie C.
Una storia in altalena
Per dieci anni l'Aquila disputò la serie C, senza mai rischiare la retrocessione, ma anche senza puntare mai al nuovo salto in serie B. Finita l'era Barattelli, la guida della società passò a Lopardi, che esordì alla guida del club rossoblu con un nono posto. Al termine di altre stagioni relativamente tranquille, nel 1968-69 l'Aquila non riuscì a preservare la categoria, terminando un'annata sfortunata all'ultimo posto con 25 punti. Arrivò dunque la retrocessione in serie D, categoria che vide gli abruzzesi protagonisti per ben dieci anni. Nonostante una disperata rincorsa alla promozione, il club guidato da Di Felice sfiorò soltanto il ritorno in C. La svolta si ebbe nella stagione 1978-79: con Angelini presidente, l'Aquila disputò una delle stagioni più belle del post-bellico, terminando al secondo posto nella regular season, e battendo i lucani dell'Avigliano nello spareggio di Cassino. La promozione in C2 era stata finalmente raggiunta, ma i festeggiamenti furono interrotti a causa della morte in incidente stradale di quattro tifosi rossoblu. Al primo anno di C2, l'Aquila si piazzò all'ottavo posto a seguito di un girone di ritorno disastroso. La categoria fu preservata anche l'anno successivo, ma nel 1981-82, nonostante diversi ribaltoni tecnici e societari, la squadra non riuscì ad evitare la retrocessione tra i dilettanti. In serie D, le soddisfazioni tardarono ad arrivare. La permanenza nella quinta serie nazionale durò troppo a lungo, nonostante il club abruzzese in almeno due occasioni arrivò davvero vicino al nuovo salto di categoria. Nel 1990, l'Aquila fu rilevata dall'imprenditore romano Circi, ma per ben 3 stagioni non riuscì a ritornare in C2, nonostante piazzamenti costanti nella Top three del girone. Nonostante la "maledizione" sul campo, la promozione arrivò lo stesso in seguito ad un ripescaggio, ma il club fu radiato a causa di problemi finanziari e fu costretto a ripartire dall'Eccellenza con il nome di A.S. L'Aquila. Il ritorno in D avvenne nel 1995, dopo la fusione con il Paganica Calcio. Una nuova pagina nella storia del club aquilano fu scritta nella stagione 1997-98: con Stefano Sanderra in panchina, l'Aquila conquistò 74 punti, vincendo per la prima volta nella sua storia un campionato, mettendo alle sue spalle corazzate come Rieti e Sambenedettese. Dopo una sola stagione interlocutoria, nel 2000 l'Aquila salì in C1 dopo aver battuto Fasano e Acireale ai playoff.
Una (ri)salita costante
Da matricola, l'Aquila tentò subito una stagione d'alta quota. Con Stringara in panchina, i rossoblu vinsero al "Fattori" contro il Palermo, ma nel girone di ritorno il giocattolo si ruppe a causa di problemi sia tecnici che finanziari. A distanza di pochissimi anni, l'Aquila fallì nuovamente: la stagione 2003-2004, dopo due anni di imprese per ottenere la salvezza, vide i rossoblu racimolare soltanto 13 punti, e il sodalizio, da tempo in liquidazione, fu radiato dai campionati e costretto a ripartire ancora una volta dall'Eccellenza. Nel 2004-2005 per la prima volta nessuna squadra di L'Aquila prese parte ad un campionato federale: si rimediò con l'ASD Real L'Aquila Calcio, club che nacque dal Montereal Calcio. Il progetto del nuovo club rossoblu non durò però a lungo: nel 2005-2006, nonostante una squadra allestita per tentare il salto di categoria, la squadra non riuscì a raggiungere i playoff, fallendo l'obiettivo della promozione in D. Nel 2007 il club si aggiudicò la Coppa Italia Dilettanti Abruzzo, primo trofeo (promozioni escluse) del calcio aquilano, ma ciò nonostante, la D non fu raggiunta. La promozione fu rimandata anche nel 2008, ma nella stagione successiva, arrivò la promozione d'ufficio in serie D, visto che il club fu impossibilitato a disputare le ultime gare di campionato in seguito al tragico terremoto del 2009. L'anno successivo, nonostante le difficoltà legate al periodo sismico, l'Aquila riuscì a centrare una nuova promozione dopo un ripescaggio per meriti sportivi. La squadra, nuovamente tra i professionisti dopo soli 6 anni, centrò addirittura l'ingresso nei playoff, ma rimediò una sconfitta contro il Prato che stroncò i sogni di gloria. Nella stagione 2012-2013, l'Aquila termino al quinto posto la nuova stagione in Seconda Divisione, e dopo i playoff, centrò la promozione in Prima Divisione dopo aver sconfitto Chieti e Teramo. Uno dei protagonisti dell'ultima stagione è stato l'ex biancorosso Saveriano Infantino, che con i suoi gol ha contribuito alla promozione del club rossoblu.
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