Ivan Rajcic
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Calcio

Ivan Rajcic: esperienza e classe al potere

Intervista al centrocampista croato del Barletta

Il ragioniere del centrocampo biancorosso arriva dall'altra sponda dell'Adriatico. Parliamo di Ivan Rajcic, 30 anni, da Spalato, autentico leader del centrocampo del Barletta, arrivato all'inizio di questa travagliata stagione all'ombra di Eraclio per ritrovare sé stesso dopo un paio di campionati in chiaroscuro. Autore di prestazioni altalenanti nel girone di andata, Rajcic ha ripreso quota con prove maiuscole nel girone di ritorno, quando molti avversari diretti hanno pagato dazio alla sua maggior classe e alla sua determinante esperienza. In una esclusiva intervista, il centrocampista croato si è raccontato nella Sala Stampa del "Puttilli" ai microfoni di Barlettalife, tracciando un bilancio dei primi 9 mesi a Barletta, raccontando la risalita della squadra biancorossa e dando importanti indicazioni sul suo futuro professionale.


1)Ivan Rajcic, 25 presenze, 7 ammonizioni, 1 espulsione (poi revocata dal Giudice Sportivo) e 1 autogol provocato, di Marotta della Lucchese, in questo torneo. Sono questi i numeri che ti aspettavi quando hai ricevuto la chiamata del Barletta a fine agosto?

«Sì, credo che i numeri siano importanti, ma bisogna valutare anche altri fattori, vedi l'organizzazione di gioco, gli assist ai compagni, cose che vanno oltre il profilo statistico. Quindi sin qui sono soddisfatto, in questa seconda parte stiamo riscattando un avvio di stagione negativo».

2)Voi calciatori siete abituati a sentirvi dare dei voti. Che valutazione daresti alla tua stagione sin qui?

«Sicuramente buono, nelle ultime stagioni non avevo giocato con continuità, quindi l'aver trovato spazio e minuti qui mi fa ritenere soddisfatto. Per quanto riguarda i voti, preferisco che siano i giornalisti ad assegnarmeli».

3)Quando hai accettato Barletta, eri nel mirino di diversi altri club. Cosa ti ha spinto ad accettare l'offerta della società biancorossa?

«Avevo giocato poco nella stagione precedente, quindi c'era il rischio che molti addetti ai lavori si "scordassero" di me dopo che ero stato fermo per 6 mesi. Ho accettato Barletta per l'entusiasmo della piazza, ritenendolo un ambiente perfetto per ritrovare me stesso e giocare con continuità».

4)Negli ultimi 6 mesi della scorsa stagione sei stato a Taranto, dove hai disputato 12 partite in chiaroscuro. Cosa non ha funzionato con la squadra jonica?

«All'arrivo a Taranto ho avuto problemi nel recuperare la condizione fisica, a causa dei sei mesi fermo. Nelle ultime partite credo di aver ben figurato: il problema a Taranto è nato dal cambio di 4 allenatori, però alla fine credo di aver disputato una parte di stagione sufficiente con la maglia rossoblù».

5)Il tuo cartellino è ancora di proprietà del Bari, squadra nella quale hai giocato con buoni risultati in serie B tra il 2005 e il 2008. Ecco, considerando l'annata storta del Bari, hai dei rimpianti per non essere restato nel capoluogo? Avresti potuto far parte dell'organico dei "galletti" in A?

«E' vero che ho dato tanto in 4 anni al Bari, però parlare a bocce ferme non serve. Posso solo dire che il Bari aveva un gran centrocampo, purtroppo è andato tutto storto nella stagione del Bari».

6)Inizialmente ci sono state perplessità sulla tua collocazione tattica. Rendi maggiormente come mezzala in una mediana a 3, come avveniva con mister Sciannimanico, o come pivot davanti alla difesa, come avviene con mister Cari?
«A me piacciono entrambi i ruoli. Giocando a 3, posso giocare più avanti proponendomi in fase offensiva, mentre giocando davanti alla difesa posso agire da play, con maggiori spazi per far ripartire l'azione offensiva. Alla fine per un calciatore è importante giocare (sorride, ndr) ».

7)Chieti, Bari, Frosinone, Taranto e ora Barletta. Eccezion fatta per gli inizi di Verona, troviamo tanto centro-sud dell'Italia nel tuo curriculum. E' una casualità o è una parte dell'Italia che trovi più vicina alle tue radici?
«Probabilmente il mio carattere si rispecchia meglio nel sud d'Italia, visto che anche io provengo dal sud della Croazia. Io nel meridione mi sono trovato sempre bene e continuo a starci».

8)Barletta è una piazza calda per quanto riguarda il tifo. Qual è il tuo rapporto con la tifoseria biancorossa?

«Direi ottimo. Io credo di essere un giocatore che può anche non piacere, magari c'è una parte che contesta il mio modo di giocare e un'altra che invece lo apprezza, io comunque sono in pace con me stesso, visto che in campo credo di dare sempre il massimo per il Barletta».

9)Come ti trovi con mister Cari?

«Il mister ci ha dato un'idea di gioco, ognuno sa qual è il proprio compito in campo, il che facilita le prestazioni di noi giocatori ogni domenica, e migliora il modo di esprimersi di ognuno di noi».

10)Cosa rispondi a quella parte di critica che reputa il tuo approccio alla partita talvolta troppo nervoso?

«Magari a volte mi lascio sopraffare dalla tensione, sono un sanguigno, ma quello è un mio modo di giocare che ho sempre avuto. A volte in campo si diventa nervosi perché non si riescono a migliorare delle carenze della squadra, comunque ho sempre giocato in maniera aggressiva, agonisticamente cattiva».

11)Hai solo 30 anni ma una carriera ultradecennale alle spalle. Tra i tuoi compagni di squadra più giovani, per chi prevedi un futuro particolarmente luminoso?
«Dei miei compagni più giovani dico le nostre due ali, Simoncelli e Bellomo, ai quali auguro di trovare altri allenatori come mister Cari, grazie al quale sono migliorati in entrambe le fasi di gioco. Poi ci sono altri elementi, come Zappacosta che è un bel mediano, Rana che è in possesso di una forza fisica notevole, che se abbinata alla tecnica e alla tattica lo spingerebbe in altro. Spero di non dimenticare nessuno, perché il nostro è davvero un gruppo composto da calciatori interessanti».

12)C'è stato un momento particolare della tua vita nel quale hai capito che saresti diventato un calciatore? E chi senti di ringraziare per i traguardi raggiunti?
«Guarda, sono cresciuto a Spalato nel periodo della guerra che martoriava il mio paese. L'unica via di uscita nella mia testa era il calcio, quindi ogni giorno cercavo di allenarmi al meglio per riuscire ad andare via dal mio paese grazie al calcio; c'erano compagni più dotati tecnicamente rispetto a me, ma grazie alla dedizione e alla voglia di farcela ho raggiunto la serie B italiana. Il grazie più grande lo dico quindi a me stesso».

13)Un successo domenica contro il Gela potrebbe significare salvezza diretta con 2 turni di anticipo. Te lo potevi aspettare appena 3 mesi fa, quando a gennaio il Barletta languiva sul fondo della classifica?

«Oggi sembra davvero lontano quel periodo negativo; a gennaio sembrava durìssima, io comunque ho sempre avuto grande fiducia nella qualità della nostra squadra e ho sempre creduto che saremmo riusciti a far meglio. Gran parte del merito va a mister Cari, che è riuscito a mettere il puzzle a posto».

14) Durante la stagione hai cambiato tanti compagni di reparto nel cuore del centrocampo. Con chi ti sei trovato meglio?
«Questa domanda mi mette in difficoltà; magari per il mio modo di giocare mi trovo meglio con Simone Guerri, che agisce da schermo davanti alla difesa e mi permette di essere più libero di avanzare in fase offensiva».

15)C'è qualche compagno di squadra con il quale hai stretto un rapporto particolare?

«Il nostro segreto è l'unità del gruppo; anche fuori dal campo stiamo bene insieme, per questo non ci siamo mai disuniti, neppure nei periodi più scuri. Personalmente vado davvero d'accordo con tutti, mi sembra poco giusto fare dei nomi in particolare».

16)La domanda potrebbe sembrare prematura considerando che hai ancora diversi anni di carriera davanti. Hai già pensato a cosa farai quando smetterai di giocare a calcio?

«Io vivo alla giornata, sperando di dare ogni giorno il massimo sul campo, quindi il termine della carriera mi appare davvero lontano. Ho 30 anni, quindi dovrei pensare a cosa fare "da grande" (ride, ndr), però ora mi godo il momento attuale e non affronto l'argomento».

17) Torniamo sull'attualità. Il 30 giugno scadrà il contratto che ti lega al Bari. Abbiamo speranze di vederti calcare il terreno del "Puttilli" anche nella prossima stagione?

«Fino ad oggi non ho parlato di contratti né con il Barletta tantomeno con altre squadre. Posso solo dire che qui ho trovato un ambiente sano e una dirigenza seria come è difficile trovare nel mondo del calcio, quindi restare mi farebbe piacere. Attendiamo di conquistare la salvezza matematica, del contratto parleremo dopo».

18) Siamo arrivati al termine della nostra intervista. Un saluto particolare ai lettori di Barlettalife e ai tifosi del Barletta.
«Un affettuoso saluto ai nostri tifosi e ai lettori di Barlettalife. A presto».
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