Barletta 1922 marzo 2024. <span>Foto Cosimo Campanella</span>
Barletta 1922 marzo 2024. Foto Cosimo Campanella
Calcio

Futuro Barletta Calcio: cercasi celerità, serietà e trasparenza

La caduta in Eccellenza pone fine all’era dei proclami inutili. Chi vuole rifondare il Barletta dovrà farlo guardando in faccia i tifosi e non solo

E' la quarta volta (due per fallimento e due sul campo) che il Barletta Calcio finisce mestamente in Eccellenza.

La prima volta (anno 1995, primo fallimento) ci ha messo quattro anni per tornare in Serie D.
La seconda (anno 2001, retrocessione sul campo) di anni ce ne ha messi cinque, comprese tre stagioni in Promozione.

La terza volta (anno 2015, secondo fallimento) di anni ce ne ha messi addirittura sette per venire fuori dalle sabbie mobili di quella che un po troppo ottimisticamente qualcuno in passato definì la "Premier League" pugliese, prima dell'introduzione nel 2020 (causa Covid!?) della formula in stile "torneo della salsiccia", fortunatamente mandata in archivio a partire dalla prossima stagione.

In totale fa sedici stagioni per una squadra, il Barletta, che qualche decennio fà seppe far parlare di sé l'Italia, prima per i quattro anni tra Serie C/2 e C/1 senza mai perdere in casa, e poi, ovviamente, per i quattro anni in Serie B.
Chiaro, erano gli anni Ottanta, era un altro mondo, ed era anche un'altra Barletta: una città tra le più benestanti dell'intero Mezzogiorno d'Italia prima che i grandi sconvolgimenti geopolitici internazionali degli anni Novanta colpissero quasi a morte un settore, il TAC (Tessile Abbigliamento e Calzaturiero), che garantiva praticamente la piena occupazione.

Ma dicevamo delle sedici stagioni sulle ultime ventinove al di sotto della Serie D per il Barletta, di cui tredici in Eccellenza, e tre in Promozione tra il 2002 e il 2005. Praticamente oltre un anno su due al di sotto della quarta divisione nazionale. Numeri crudi, spietati, incontestabili, che la dicono lunga sulla volontà e la capacità (anche economica) di "fare calcio" a Barletta, fatte salve naturalmente eccezioni come le gestioni Sfrecola e Tatò…

Dopo il fallimento tecnico dell'attuale gestione alcuni stanno provando ad andare oltre il concetto del "Barletta ai barlettani", diventato un mantra intoccabile dopo l'apocalisse Perpignano del 2015.

Altri,invece, specialmente dopo l'interessamento dell'imprenditore campano Francesco Agnello, proprio perchè memori dell'esperienza Perpignano, non hanno mancato di manifestare le proprie perplessità sull'eventualità di un'altra proprietà "forestiera".
In tutto questo c'è un campionato di Eccellenza da programmare prima che subito, se si vuole tentare l'immediata risalita in D, cosa niente affatto facile come stanno a dimostrare le precedenti esperienze già citate.

Per fare questo, ma soprattutto per porre fine a questo ormai tristissimo e deleterio muro contro muro tra attuale società e ambiente, e garantire al Barletta calcio un futuro quanto meno dignitoso, occorre questa operare in assoluta serietà e trasparenza, non a suon di PEC vere o presunte che siano, ma riunendo in un unico tavolo venditori, acquirenti, ma soprattutto politica locale e tifosi.

La politica in questi anni è stata (giustamente) spesso sul banco degli imputati per la questione stadio, venendo pesantemente contestata dalla tifoseria persino durante un consiglio comunale.

Inoltre ancora ricordiamo nel maggio 2022, a Serie D appena riconquistata, il vero e proprio "processo" a cui furono sottoposti i candidati sindaci da parte di stampa, società, tifosi e persino da mister Farina, di cui rimase agli annali l'appassionata "requisitoria" sulla telenovela Puttilli.

Oggi lo stadio c'è, la politica bene o male la sua parte l'ha fatta, quindi deve essere coinvolta in merito alle decisioni riguardanti il futuro della prima compagine calcistica cittadina.
Così come devono essere coinvolti i tifosi, parte essenziale soprattutto a queste latitudini calcistiche ben lontane dall'eldorado delle pay tv.

Ma soprattutto ragazzi, ragazze, donne, bambini e padri di famiglia prigionieri della passione biancorossa reduci da decenni di amarezze causate da tanti, troppi avventurieri del pallone che tanti danni hanno fatto alla Barletta calcistica, come testimoniato tra l'altro dai tanti messaggi di solidarietà via social da parte di esponenti di altre tifoserie (anche acerrime rivali) rimasti letteralmente allibiti da una retrocessione che ha dell'incredibile a nemmeno due anni dai trionfi di Taranto e di Rieti.

Serietà, celerità e assoluta trasparenza quindi. Tre elementi che devono essere imprescindibili chiunque sarà l'acquirente della SSD Barletta 1922. Perché, piaccia o meno, il tempo dell' "vieni al campo e zitto" dopo questa tremenda delusione è bello che finito.

Quattromila spettatori fissi al Puttilli (di cui oltre tremila abbonati) meritano ben altro che essere definiti come "portatori di negatività", "non comprendenti la lingua italiana" e, pare, con altri termini che per decenza evitiamo di riportare…

Non è più tempo di alibi quindi, chi vuole il Barletta sarà gioco forza il benvenuto, ma prima di abbandonarsi a inutili proclami di cui siamo francamente stufi, oltre che in quelli dell'attuale proprietario dovrà innanzitutto guardare dritto negli occhi gli amministratori e soprattutto i tifosi

Per tutto il resto, oggi più che mai "avanti biancorò…"
  • Asd Barletta 1922
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