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Calcio
Caro “Roberto”, ti scrivo così parliam di Barletta un po’
Da un commento nascono tanti interrogativi
Barletta - martedì 24 settembre 2013
10.56
E' il bello della rete. Ti permette di informarti in tempo reale, di commentare, interagire, animare la discussione e talvolta placarla, anche stando semplicemente seduti davanti a un pc o dai propri smartphone e tablet. E' il bello della democrazia elettronica: chiunque può commentare un articolo, dire la sua, a volte anche opporre la sua tesi se viene toccato dal vivo dalle parole o dalle righe in questione. Avevamo scritto lo scorso 19 settembre della fresca ricorrenza dei tre anni di presidenza Tatò in sella al Barletta Calcio, cercando di tracciare un bilancio tra il passato con più luci che ombre e la plumbea attualità in via Vittorio Veneto: tutto normale sin qui, se non fosse stato per un commento "curioso" arrivato a piè di articolo, firmato "Roberto", da un utente che in prima persona rispondeva alla disamina fatta da chi scrive. Il dubbio viene spontaneo: se il "Roberto", che parla e commenta in prima persona con autorevolezza e apparentemente nei panni di destinatario dell'articolo, quindi di presidente del Barletta Calcio, fosse proprio Roberto Tatò? Di questo non possiamo averne la certezza, ma sarebbe il trionfo del libero confronto, l'esegesi della corretta e puntuale interazione tra le parti.
Allora, immaginiamo di analizzare le osservazioni non di un "Roberto" qualsiasi, ma del presidente del sodalizio biancorosso. Ci proviamo, con il rischio che se quel "Roberto" non fosse chi immaginiamo, queste parole divengano carta -o meglio tracce di tastiera- straccia. Caro "Roberto", è vero, le tariffe applicate dal Barletta quest'anno in sede di campagna abbonamenti sono più basse del 25% rispetto alla scorsa stagione: è anche vero però che parliamo di una rosa dotata di una difesa sulla carta solida ma alla lunga colpita quando l'attacco non fa il suo lavoro, e di un centrocampo che rispetto alla scorsa stagione ha perso la qualità di Dezi e la quantità di Molina, rimpiazzati con un manipolo di promettenti ma acerbe scommesse. E' vero anche l'anno scorso è stato chiuso in maniera trionfale, ma è stato percorso camminando sui ceci. E' vero anche che 2000 abbonati per un campionato già di suo privo di mordente sono un numero davvero alto, che andava "stimolato con un paio di colpi da copertina che non sono arrivati. E' vero anche che 2000 abbonamenti sono stati staccati a Lecce e Perugia, piazze partite con elevate aspettative e con una storia calcistica diversa da quella di Barletta.
Riguardo il budget "low-cost" affidato a Peppino Pavone, non è forse vero che rispetto alle spese autorizzate 12 mesi prima a Renzo Castagnini, il portafoglio del ds barlettano si fosse notevolmente ridotto, tanto da puntare sul progetto-giovani dopo un'estate tribolata? La necessità di ridurre le spese è stata ravvisata più volte pubblicamente durante la scorsa stagione dalla dirigenza stessa, ed è noto a tutti che rispetto all'annata precedente i cordoni della borsa biancorossa si fossero evidentemente- e forse comprensibilmente- ristretti. Fondi poi non usati evidentemente al meglio dal ds ex-Foggia, dimessosi in dicembre con una squadra che aveva ottenuto poco o niente sul campo. Caro "Roberto", nei tre anni di presidenza Tatò ne abbiamo viste tante: due sofferte salvezze, dei playoff annunciati in agosto 2011 ma solo sfiorati a maggio 2012 tra campo e Commissione Disciplinare, le battaglie per la querelle-"Puttilli", cinque direttori sportivi e sei allenatori. I tifosi biancorossi sono indubbiamente riconoscenti al patron biancorosso, ma al tempo stesso avrebbero voluto chiarezza sulla linea societaria per la stagione, avrebbero voluto sapere con quale umore presentarsi allo stadio, in casa e in trasferta, hanno il diritto di conoscere i programmi societari: si punta davvero al nono posto- come dal presidente ammesso sin dal 14 giugno scorso- o è sufficiente "vivacchiare"- parola bandita in estate dalle parti di via Vittorio Veneto- e cercare di valorizzare qualche giovane? Considerando, però, che senza risultati, i giovani sono più inclini a deprimersi che a entusiasmare e entusiasmarsi.
Il Barletta Calcio 2013/2014, sul quale campeggiava la scritta "work in progress" dopo la sofferta salvezza ottenuta in quel di Andria nella coda-playout, era ripartito da tre punti fissi: il giovane attaccante esterno Emmanuele Cicerelli, il direttore sportivo Gabriele Martino e l'allenatore Nevio Orlandi. L'impressione generale è che intorno al primo ci sia ancora tanto da costruire, e che da parte del secondo e del terzo vi sia stata troppa fiducia in un organico sì compatto e di valore, ma comunque arrivato quattordicesimo alla fine dello scorso torneo. Il rischio, lo ribadiamo, è che il bonus della fiducia nel Barletta Calcio venga depauperato e si perda un anno nel processo di "crescita" del sodalizio biancorosso. Insomma, caro utente "Roberto", come cantava Lucio Dalla, "l'anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va". Con stima.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Allora, immaginiamo di analizzare le osservazioni non di un "Roberto" qualsiasi, ma del presidente del sodalizio biancorosso. Ci proviamo, con il rischio che se quel "Roberto" non fosse chi immaginiamo, queste parole divengano carta -o meglio tracce di tastiera- straccia. Caro "Roberto", è vero, le tariffe applicate dal Barletta quest'anno in sede di campagna abbonamenti sono più basse del 25% rispetto alla scorsa stagione: è anche vero però che parliamo di una rosa dotata di una difesa sulla carta solida ma alla lunga colpita quando l'attacco non fa il suo lavoro, e di un centrocampo che rispetto alla scorsa stagione ha perso la qualità di Dezi e la quantità di Molina, rimpiazzati con un manipolo di promettenti ma acerbe scommesse. E' vero anche l'anno scorso è stato chiuso in maniera trionfale, ma è stato percorso camminando sui ceci. E' vero anche che 2000 abbonati per un campionato già di suo privo di mordente sono un numero davvero alto, che andava "stimolato con un paio di colpi da copertina che non sono arrivati. E' vero anche che 2000 abbonamenti sono stati staccati a Lecce e Perugia, piazze partite con elevate aspettative e con una storia calcistica diversa da quella di Barletta.
Riguardo il budget "low-cost" affidato a Peppino Pavone, non è forse vero che rispetto alle spese autorizzate 12 mesi prima a Renzo Castagnini, il portafoglio del ds barlettano si fosse notevolmente ridotto, tanto da puntare sul progetto-giovani dopo un'estate tribolata? La necessità di ridurre le spese è stata ravvisata più volte pubblicamente durante la scorsa stagione dalla dirigenza stessa, ed è noto a tutti che rispetto all'annata precedente i cordoni della borsa biancorossa si fossero evidentemente- e forse comprensibilmente- ristretti. Fondi poi non usati evidentemente al meglio dal ds ex-Foggia, dimessosi in dicembre con una squadra che aveva ottenuto poco o niente sul campo. Caro "Roberto", nei tre anni di presidenza Tatò ne abbiamo viste tante: due sofferte salvezze, dei playoff annunciati in agosto 2011 ma solo sfiorati a maggio 2012 tra campo e Commissione Disciplinare, le battaglie per la querelle-"Puttilli", cinque direttori sportivi e sei allenatori. I tifosi biancorossi sono indubbiamente riconoscenti al patron biancorosso, ma al tempo stesso avrebbero voluto chiarezza sulla linea societaria per la stagione, avrebbero voluto sapere con quale umore presentarsi allo stadio, in casa e in trasferta, hanno il diritto di conoscere i programmi societari: si punta davvero al nono posto- come dal presidente ammesso sin dal 14 giugno scorso- o è sufficiente "vivacchiare"- parola bandita in estate dalle parti di via Vittorio Veneto- e cercare di valorizzare qualche giovane? Considerando, però, che senza risultati, i giovani sono più inclini a deprimersi che a entusiasmare e entusiasmarsi.
Il Barletta Calcio 2013/2014, sul quale campeggiava la scritta "work in progress" dopo la sofferta salvezza ottenuta in quel di Andria nella coda-playout, era ripartito da tre punti fissi: il giovane attaccante esterno Emmanuele Cicerelli, il direttore sportivo Gabriele Martino e l'allenatore Nevio Orlandi. L'impressione generale è che intorno al primo ci sia ancora tanto da costruire, e che da parte del secondo e del terzo vi sia stata troppa fiducia in un organico sì compatto e di valore, ma comunque arrivato quattordicesimo alla fine dello scorso torneo. Il rischio, lo ribadiamo, è che il bonus della fiducia nel Barletta Calcio venga depauperato e si perda un anno nel processo di "crescita" del sodalizio biancorosso. Insomma, caro utente "Roberto", come cantava Lucio Dalla, "l'anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va". Con stima.
(Twitter: @GuerraLuca88)
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