.jpg)
Calcio
Barletta, keep calm e tutti uniti verso la salvezza
Dalla sconfitta contro il Benevento alle parole di Perpignano
Barletta - lunedì 13 ottobre 2014
00.00
La linea che passa tra una vittoria e una sconfitta è sottile come il manico di un cucchiaino, esattamente quello che Roberto Floriano non ha messo a segno dagli 11 metri, permettendo a Pasquale Pane di uscire vincente e sorridente da quello che un tempo era il suo stadio: l'analisi di Barletta-Benevento 0-1 non può però fermarsi a un penalty malamente sprecato, va oltre e racconta di numeri che in casa biancorossa testimoniano una crisi di risultati e la necessità di riconquistare fiducia e feeling con il gol a stretto giro di posta.
Dalla tarantella sotto la curva alle parole del presidente
Per una volta, però, non partiamo dal campo ma da quanto visto alla fine della partita: la squadra chiamata sotto la curva, con qualche fischio dai diversi settori dello stadio-certo non roba di centinaia di decibel- e quella tarantella innescata tra i tesserati biancorossi: "andiamo" o "non andiamo"?, per un teatrino che avremmo volentieri evitato e che ha indispettito più di qualcuno tra i tifosi, sempre vicini alla squadra nel bene e nel male. Effetto stucchevole, con parte della rosa a salutare i cuori biancorossi e altri sotto la doccia: il calcio è fatto così, si accettano applausi e fischi, nei limiti della civiltà, ringraziando sempre il pubblico che resta una parte fondante dello spettacolo sportivo. Dal rettangolo verde alla sala stampa, dove le parole del presidente Giuseppe Perpignano non hanno lasciato indifferenti la piazza. «La squadra fa fatica a fare gol ma credo che oggi abbiamo fatto un'ottima figura-le parole del numero uno biancorosso-Non condivido le contestazioni dei tifosi, perché comunque dobbiamo metterci in testa che questa è una squadra che si deve salvare e basta. Io vedo il pubblico come un supporto alla squadra: di qualsiasi tipo siano i problemi, bisogna stare vicino alla rosa». L'obiettivo è chiaro a tutta la piazza, ribadito a chiare lettere dalla dirigenza sin dall'estate: non bisogna però confondere il rammarico di fine partita, che la piazza ha il diritto di esprimere in maniera civile come avvenuto, con una contestazione. Barletta, da calda piazza del Sud, soffre nel vedere da anni il suo amore per il calcio tradito, Perpignano-che tanto ha investito sin qui economicamente e fisicamente-lo sa, così come sa che alla prossima vittoria i pochi fischi si trasformeranno in tanti applausi, depennando in adrenalina da post-partita da ambe le parti quanto avvenuto al termine di Barletta-Benevento.
Sesia e gli occhi della tigre
L'impressione resta una: dal ko di Castellammare di Stabia questa squadra ha perso qualche certezza, dato che unito al valore degli avversari affrontati ha partorito il topolino di due punti e zero gol fatti nelle ultime quattro partite di campionato, intervallate dall'eliminazione dalla Coppa Italia Lega Pro in quel di Matera. Si è trattato di un calo generico, fisico quanto mentale, che ha coinvolto anche Marco Sesia. L'allenatore biancorosso, che sin dall'inizio della sua avventura a Barletta aveva preferito il profilo basso, appare più "spento" negli ultimi tempi e la squadra sembra soffrirne. Anche le sue parole in sala stampa («Proponiamo e arriviamo in porta, ci manca la stoccata finale. Ci manca la parte finale dell'azione d'attacco. Sappiamo che possiamo anche perdere 5 o 6 partite di fila: l'importante è mantenere la lucidità, l'importante è avere sempre la forza di proporre la nostra partita») hanno avuto un sapore molto realista ma anche amaro. E' vero, il Barletta si giocherà la salvezza con altre 10 squadre: servirà però affrontarle con gli occhi della tigre, quelli che Sesia aveva mostrato nel ritiro di Cascia.
Attacco spuntato, mediana avida di idee
Eppure, nei primi 35 minuti di gioco, i biancorossi avevano giocato quantomeno alla pari con una corazzata come il Benevento, costata milioni in estate. Ai sanniti sono poi bastati cinque minuti con il piede sull'acceleratore per portare a casa la rete della vittoria e far tremare due volte la traversa di Liverani. Nella ripresa si è visto un Barletta intento ad attaccare a testa bassa, manovriero fino ai 20 metri e spuntato di fronte a Pane: l'unica alternativa a disposizione dell'allenatore torinese oggi è Biancolino, che con Fall e Venitucci ha messo a segno una sola rete, a Matera. Vien difficile però chiedere al "Pitone", 37 anni, di cantare e tirare la croce per 90', mentre sembrano lunghi i tempi per il recupero di Dell'Agnello: a questo punto, per un attacco andato a segno in 3 partite su 8 e con 5 centri all'attivo (secondo peggior score del torneo), urgerebbe un ritorno sul mercato. Ipotesi che né Sesia né Perpignano hanno smentito nel dopo-partita. A centrocampo, invece, si aspetta il rientro di Legras: De Rose è attore protagonista sempre oltre la sufficienza, ma sin qui i vari Gemignani, Palazzolo, Quadri e Branzani sono stati delle comparse, dai quali serve una crescita in termini di ritmo e qualità.
Prossima tappa, si va a Caserta
Nell'agenda biancorossa c'è quindi tanto lavoro, sul piano fisico e mentale. Occorrerà recuperare quanto prima Floriano, dai cui piedi passa gran parte della manovra offensiva: e qui servirà anche un salto qualitativo nella personalità (i piedi non sono in discussione) da parte dell'attaccante ex-Mantova. Il torneo va lentamente acquisendo una propria fisionomia, con 4 punti tra 10mo e 11esimo posto, e il Barletta è solo con le proprie forze, sulla carta superiori ad alcune delle dirette concorrenti per la salvezza. Sul web e nei forum si legge di tifosi "vedovi" dei La Mantia o D'Errico di turno: il calcio resta una ruota che non si ferma, e con i "se" e con i "ma" non si va da nessuna parte. A fine dicembre si potranno trarre i primi bilanci e capire dove e se la squadra va migliorata: per ora, occorre stringere i denti e ritrovare quella spensieratezza che aveva stupito gli addetti ai lavori nel primo mese di campionato. Nessun dramma, con la "zona rossa" distante due punti. Servirà avere la meglio negli scontri diretti- dove sin qui i ragazzi di Sesia hanno raccolto 8 punti in 4 occasioni (Messina, Cosenza, Reggina e Savoia)- e cavare qualche punticino "extra" in trasferte sulla carta complicate: a partire da domenica contro la Casertana.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Dalla tarantella sotto la curva alle parole del presidente
Per una volta, però, non partiamo dal campo ma da quanto visto alla fine della partita: la squadra chiamata sotto la curva, con qualche fischio dai diversi settori dello stadio-certo non roba di centinaia di decibel- e quella tarantella innescata tra i tesserati biancorossi: "andiamo" o "non andiamo"?, per un teatrino che avremmo volentieri evitato e che ha indispettito più di qualcuno tra i tifosi, sempre vicini alla squadra nel bene e nel male. Effetto stucchevole, con parte della rosa a salutare i cuori biancorossi e altri sotto la doccia: il calcio è fatto così, si accettano applausi e fischi, nei limiti della civiltà, ringraziando sempre il pubblico che resta una parte fondante dello spettacolo sportivo. Dal rettangolo verde alla sala stampa, dove le parole del presidente Giuseppe Perpignano non hanno lasciato indifferenti la piazza. «La squadra fa fatica a fare gol ma credo che oggi abbiamo fatto un'ottima figura-le parole del numero uno biancorosso-Non condivido le contestazioni dei tifosi, perché comunque dobbiamo metterci in testa che questa è una squadra che si deve salvare e basta. Io vedo il pubblico come un supporto alla squadra: di qualsiasi tipo siano i problemi, bisogna stare vicino alla rosa». L'obiettivo è chiaro a tutta la piazza, ribadito a chiare lettere dalla dirigenza sin dall'estate: non bisogna però confondere il rammarico di fine partita, che la piazza ha il diritto di esprimere in maniera civile come avvenuto, con una contestazione. Barletta, da calda piazza del Sud, soffre nel vedere da anni il suo amore per il calcio tradito, Perpignano-che tanto ha investito sin qui economicamente e fisicamente-lo sa, così come sa che alla prossima vittoria i pochi fischi si trasformeranno in tanti applausi, depennando in adrenalina da post-partita da ambe le parti quanto avvenuto al termine di Barletta-Benevento.
Sesia e gli occhi della tigre
L'impressione resta una: dal ko di Castellammare di Stabia questa squadra ha perso qualche certezza, dato che unito al valore degli avversari affrontati ha partorito il topolino di due punti e zero gol fatti nelle ultime quattro partite di campionato, intervallate dall'eliminazione dalla Coppa Italia Lega Pro in quel di Matera. Si è trattato di un calo generico, fisico quanto mentale, che ha coinvolto anche Marco Sesia. L'allenatore biancorosso, che sin dall'inizio della sua avventura a Barletta aveva preferito il profilo basso, appare più "spento" negli ultimi tempi e la squadra sembra soffrirne. Anche le sue parole in sala stampa («Proponiamo e arriviamo in porta, ci manca la stoccata finale. Ci manca la parte finale dell'azione d'attacco. Sappiamo che possiamo anche perdere 5 o 6 partite di fila: l'importante è mantenere la lucidità, l'importante è avere sempre la forza di proporre la nostra partita») hanno avuto un sapore molto realista ma anche amaro. E' vero, il Barletta si giocherà la salvezza con altre 10 squadre: servirà però affrontarle con gli occhi della tigre, quelli che Sesia aveva mostrato nel ritiro di Cascia.
Attacco spuntato, mediana avida di idee
Eppure, nei primi 35 minuti di gioco, i biancorossi avevano giocato quantomeno alla pari con una corazzata come il Benevento, costata milioni in estate. Ai sanniti sono poi bastati cinque minuti con il piede sull'acceleratore per portare a casa la rete della vittoria e far tremare due volte la traversa di Liverani. Nella ripresa si è visto un Barletta intento ad attaccare a testa bassa, manovriero fino ai 20 metri e spuntato di fronte a Pane: l'unica alternativa a disposizione dell'allenatore torinese oggi è Biancolino, che con Fall e Venitucci ha messo a segno una sola rete, a Matera. Vien difficile però chiedere al "Pitone", 37 anni, di cantare e tirare la croce per 90', mentre sembrano lunghi i tempi per il recupero di Dell'Agnello: a questo punto, per un attacco andato a segno in 3 partite su 8 e con 5 centri all'attivo (secondo peggior score del torneo), urgerebbe un ritorno sul mercato. Ipotesi che né Sesia né Perpignano hanno smentito nel dopo-partita. A centrocampo, invece, si aspetta il rientro di Legras: De Rose è attore protagonista sempre oltre la sufficienza, ma sin qui i vari Gemignani, Palazzolo, Quadri e Branzani sono stati delle comparse, dai quali serve una crescita in termini di ritmo e qualità.
Prossima tappa, si va a Caserta
Nell'agenda biancorossa c'è quindi tanto lavoro, sul piano fisico e mentale. Occorrerà recuperare quanto prima Floriano, dai cui piedi passa gran parte della manovra offensiva: e qui servirà anche un salto qualitativo nella personalità (i piedi non sono in discussione) da parte dell'attaccante ex-Mantova. Il torneo va lentamente acquisendo una propria fisionomia, con 4 punti tra 10mo e 11esimo posto, e il Barletta è solo con le proprie forze, sulla carta superiori ad alcune delle dirette concorrenti per la salvezza. Sul web e nei forum si legge di tifosi "vedovi" dei La Mantia o D'Errico di turno: il calcio resta una ruota che non si ferma, e con i "se" e con i "ma" non si va da nessuna parte. A fine dicembre si potranno trarre i primi bilanci e capire dove e se la squadra va migliorata: per ora, occorre stringere i denti e ritrovare quella spensieratezza che aveva stupito gli addetti ai lavori nel primo mese di campionato. Nessun dramma, con la "zona rossa" distante due punti. Servirà avere la meglio negli scontri diretti- dove sin qui i ragazzi di Sesia hanno raccolto 8 punti in 4 occasioni (Messina, Cosenza, Reggina e Savoia)- e cavare qualche punticino "extra" in trasferte sulla carta complicate: a partire da domenica contro la Casertana.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Ricevi aggiornamenti e contenuti da Barletta 

j.jpg)






.jpg)