
Calcio
Barletta, Di Cosola risponde allo striscione del "Puttilli"
"Non ho visto scritte contro squadra e dirigenza, se il Barletta va male non è colpa mia"
Barletta - lunedì 18 novembre 2013
18.18
Metà del secondo tempo di Barletta-Viareggio, partita giocata sabato pomeriggio per il turno numero 12 del campionato di Prima Divisione Lega Pro, girone B. Con il punteggio già sullo 0-2 in favore dei toscani, avanti sui biancorossi, ingrigiti nelle giocate e nell'animo per l'occasione: nel silenzio del "Puttilli" spunta uno striscione in Curva Nord, cuore del tifo biancorosso. "Meglio l'eccellenza che Di Cosola in dirigenza": chiaro il riferimento a Pasquale Di Cosola, imprenditore barlettano 43enne figlio del più noto Francesco che tra gli anni '80 e l'alba degli anni '90 ha detenuto la presidenza della S.S. Barletta Calcio, che in tempi recenti aveva rivelato il suo interesse per il sodalizio di via Vittorio Veneto.
Frase pungente, esposta nel cuore della curva biancorossa, sulla quale abbiamo raccolto la reazione del diretto interessato: "Non vorrei che si pensi che le colpe dell'attuale situazione tecnica del Barletta siano causate dal sottoscritto- risponde Di Cosola- non mi hanno mai visto all'opera, e la mia famiglia è stata l'unica a portare in serie A1 il basket femminile e l'unica a portare il Barletta in serie B durante la presidenza di mio padre. Non ho visto striscioni di proteste contro gli artefici reali di questa debaclè societaria, come Martino, Orlandi o i calciatori, ma solo contro di me, che sono semplicemente un ipotetico acquirente". Ipotetico, appunto, perché "non ho ancora aperto una trattativa e non so se lo farò. Mi fa male, molto male leggere che i tifosi preferiscano l'Eccellenza a un eventuale futuro con il sottoscritto. E se Tatò dovesse realmente lasciare e nessuno si muovesse, in questo momento di crisi? Ci sarebbe anche il rischio di ripartire dalla Prima Categoria, che ovviamente io non mi auguro".
La trattativa tra Di Cosola e il numero 1 biancorosso per la cessione delle quote del club di via Vittorio Veneto era stata storia nota nello scorso inverno, nonostante i continui dinieghi o smorzature di toni ai quali abbiamo assistito nel consueto "balletto" delle parti. I due presenti al tavolo non trovarono l'accordo- per motivazioni di sfumature diverse a seconda dell'interessato che si ascolta- e il Barletta rimase in mano a Roberto Tatò, che a fine stagione festeggiò la salvezza del club sul campo. "Spero che non ci sia qualcuno che voglia strumentalizzare la protesta dei tifosi- aggiunge Di Cosola- è un anno e mezzo che il Barletta non va oltre il terzultimo posto e non ho mai visto uno striscione contro i protagonisti del campo. Vorrei capire che male ho fatto per meritarmi questo striscione, visto che in città ho ricevuto tanti consensi". Sta di fatto, che al di là delle polemiche, si attendono novità sul futuro della S.S. Barletta Calcio e nessun acquirente ha bussato alle porte di via Vittorio Veneto al momento.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Frase pungente, esposta nel cuore della curva biancorossa, sulla quale abbiamo raccolto la reazione del diretto interessato: "Non vorrei che si pensi che le colpe dell'attuale situazione tecnica del Barletta siano causate dal sottoscritto- risponde Di Cosola- non mi hanno mai visto all'opera, e la mia famiglia è stata l'unica a portare in serie A1 il basket femminile e l'unica a portare il Barletta in serie B durante la presidenza di mio padre. Non ho visto striscioni di proteste contro gli artefici reali di questa debaclè societaria, come Martino, Orlandi o i calciatori, ma solo contro di me, che sono semplicemente un ipotetico acquirente". Ipotetico, appunto, perché "non ho ancora aperto una trattativa e non so se lo farò. Mi fa male, molto male leggere che i tifosi preferiscano l'Eccellenza a un eventuale futuro con il sottoscritto. E se Tatò dovesse realmente lasciare e nessuno si muovesse, in questo momento di crisi? Ci sarebbe anche il rischio di ripartire dalla Prima Categoria, che ovviamente io non mi auguro".
La trattativa tra Di Cosola e il numero 1 biancorosso per la cessione delle quote del club di via Vittorio Veneto era stata storia nota nello scorso inverno, nonostante i continui dinieghi o smorzature di toni ai quali abbiamo assistito nel consueto "balletto" delle parti. I due presenti al tavolo non trovarono l'accordo- per motivazioni di sfumature diverse a seconda dell'interessato che si ascolta- e il Barletta rimase in mano a Roberto Tatò, che a fine stagione festeggiò la salvezza del club sul campo. "Spero che non ci sia qualcuno che voglia strumentalizzare la protesta dei tifosi- aggiunge Di Cosola- è un anno e mezzo che il Barletta non va oltre il terzultimo posto e non ho mai visto uno striscione contro i protagonisti del campo. Vorrei capire che male ho fatto per meritarmi questo striscione, visto che in città ho ricevuto tanti consensi". Sta di fatto, che al di là delle polemiche, si attendono novità sul futuro della S.S. Barletta Calcio e nessun acquirente ha bussato alle porte di via Vittorio Veneto al momento.
(Twitter: @GuerraLuca88)

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