Marco Angeletti
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Barletta Calcio, saluta Angeletti: «Sono stato per due anni capro espiatorio»

Il terzino polemizza sul suo trattamento in biancorosso

Era arrivato a Barletta come nuova "fiamma" della fascia sinistra, come l'uomo in grado di dare la spinta in più sulla fascia, è andato via da autentico "desaparecido". Questa è la triste parabola di Marco Angeletti, che il 30 giugno ha lasciato Barletta insieme a Pane, Meduri, Piccinni e Mazzarani. Il terzino romano, classe 1986, in due anni all'ombra di Eraclio ha disputato collezionato soltanto 18 partite e tutta una serie di problemi (personali e non) che l'hanno spesso relegato ai margini della rosa. Ai microfoni di Barlettalife, Angeletti racconta i due anni vissuti a Barletta, compresi tanti episodi negativi.

Il 30 giugno è scaduto il contratto che ha legato il Barletta e Marco Angeletti. Si può dire che per te questa è una sorta di "liberazione"?
«Diciamo che è finita una parentesi di due anni all'interno della quale io pensavo di fare del mio meglio, però sono successe tante cose che non pensavo potessero accadere. L'anno scorso, le cose sono andate come sono andate e a gennaio mi hanno mandato a casa. Quest'anno il presidente Tatò, Pavone e mister Novelli mi hanno convinto a restare, ho sposato la tipologia del risparmio della società. Non è andata anche quest'anno, e quindi credo che fondamentalmente mi sento più sereno. Non si poteva più vivere un'altra annata così. È stato un sollievo, perché sono stato davvero male: non ho dimostrato quello che davvero potevo essere».

Cosa ti ha più deluso a Barletta?
«Più che altro, mi ha deluso l'unione del gruppo dello scorso anno: quando sono stato accusato di essere il problema della squadra, mi aspettavo di più da loro. In certi casi, è quasi come se ognuno curi il proprio orticello. Purtroppo le cose sono andate nel verso sbagliato. La squadra ha raggiunto il playoff sul campo, poi sappiamo tutti cosa è successo con quel punto di penalizzazione. Per quel che riguarda quest'anno, sono contento per i ragazzi. Per quel poco che sono rimasto a Barletta, ho vissuto con loro un periodo si sofferenza. Erano tutti molto nervosi».

Dal punto di vista personale, ora è giunto il momento del rilancio. Quali finestre di mercato si aprono per te dopo due anni di quasi inattività?
«Spero che mi venga data un'altra opportunità da qualche altra parte. Sento quotidianamente il mio procuratore, restiamo in attesa nella speranza di trovare qualcosa. In questi due anni a Barletta mi è stato detto di tutto, mi sono state fatte delle cose incredibili. Sono venuto a Barletta due anni fa con altre intenzioni: venivo da una finale persa per l'accesso in serie B e volevo rilanciarmi. Invece, non ho fatto quello che volevo fare, prendendomi tutte le mie colpe e le mie responsabilità, ma avevo persone davanti che non mi hanno permesso di esprimermi al meglio. Sono stato classificato come un "appestato". Ho sentito sul mio conto termini incredibili, non pensavo nemmeno esistessero certi termini. Se vado a guardare la mia carriera, io ho sempre giocato 30 partite all'anno. Mi hanno criticato tutto. Mi dispiace, perché fondamentalmente non è così».

Per quel che riguarda questa stagione, sei ripartito con la fiducia. Hai anche giocato a Catanzaro, poi cosa è successo? Contro il Perugia non eri a posto fisicamente?
«Partiamo dall'inizio: quest'anno parto per il ritiro nonostante tutto quello che è successo. Pavone e Novelli avevano visto in me delle cose interessanti. Mi hanno convinto a rimanere, hanno convinto anche il presidente che non voleva rimanessi. Per rimanere a Barletta, mi sono decurtato quasi il 50% dello stipendio. Ma dopo Catanzaro, in un'amichevole di giovedì mi feci male alla caviglia. In tanti chiedevano il mio recupero. Sono andato da solo a curarmi a Scafati. Quando sono tornato, è successo un disastro con lo staff medico, e la domenica non mi sono espresso al meglio in campo. Non dico che la caviglia è un alibi, ma da lì non ho più giocato. Mi sono trovato ad essere titolare, fuori rosa, capitano, sono stato mandato a casa: qualcosa di incredibile. Poi comunque io ho sbagliato, perché sono uno abbastanza impulsivo. Tante cose non riesco a tenermele. Ho sbagliato, ho pagato, però adesso vengo da due anni non ho reso quanto potevo rendere».

Una delle accuse che ti sono state rivolte è stata quella di essere "fumantino" dal punto di vista del carattere, di essere uno spacca-spogliatoio, una persona non all'altezza di affrontare una stagione al top. Come ti spieghi certe voci?
«Queste sono tra le cose che sono state dette l'anno scorso. Sono venuto qui per puntare alla serie B, e invece mi è stato criticato tutto. Poi non capivo perché solo io. Il problema era diventato sempre Angeletti. Angeletti va via, e la squadra vince. Angeletti è un "rompip****" con i giocatori, deve andare a casa. Ero diventato quello che parlava male dell'allenatore, quello che parlava male dello staff medico. Cose incredibili, quando io magari non facevo niente. Bastava uno sguardo per far dire: "Angeletti, vai a casa". Stavo in ritiro a Rio di Pusteria quest'anno, e c'era un massaggiatore che ha chiamato il presidente per parlargli dei miei comportamenti. Queste sono cose allucinanti. Ho pagato cose davvero incredibili. Avevo fatto una scommessa con il presidente quest'anno, e invece dopo due partite il nulla: fuori. Angeletti guarda male la palla? Fuori, a casa. Poi quando sei da solo, è facile dire vattene via».

Guardando invece agli aspetti positivi, ti ricorderai qualcosa di bello di Barletta?
«Le cose positive ci sono state. Quest'anno ho legato con tutti i ragazzi. È stato un gruppo fantastico, se così non fosse stato, difficilmente avrebbero raggiunto la salvezza. Però se guardo i miei 2 anni a Barletta, sono stati più negativi che positivi. A livello personale, è stata una sconfitta, sia quest'anno che l'anno scorso. Ero diventato il capro espiatorio di tutto. Potevo fare tante altre cose, invece niente. Questo è il mio rammarico più grande».

In chiusura di intervista, ti chiedo di salutare la piazza e i tifosi.
«Certo, io non dimenticherò mai la partita con il Frosinone dell'anno scorso. Venivo dall'Atletico Roma, tanti tifosi non li avevo mai visti. Vedere tutta quella gente in festa per una vittoria fa davvero bene. La piazza è calda, è bella. Saluto i tifosi, sperando di incontrarli in un altro contesto, per poter dire e dimostrare veramente quello che ho fatto prima dei due anni a Barletta».
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