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Calcio
Barletta Calcio, quando finisce questa via crucis?
Le sei reti dal Benevento, simbolo di una stagione mai nata
Barletta - lunedì 31 marzo 2014
Una volta c'era il calcio con la C maiuscola, a Barletta. La voglia di divertirsi, di vincere, di sognare, a prescindere dalla categoria. Una volta c'era il calcio con la C maiuscola, a Barletta. Uno stadio rumoroso, un pubblico appassionato e innamorato dei suoi colori. Una volta c'era il calcio, a Barletta: ma "passione e rispetto", lo slogan utilizzato in estate dal sodalizio di via Vittorio Veneto per chiamare alle casse gli abbonati, accorsi in 1051 (pochi per il presidente Tatò, troppi per lo spettacolo offerto), sono parole ormai venute meno al "Cosimo Puttilli". La passione? Volata via, come dopo un'anestesia, che frena le menti e sopisce i cuori. Il rispetto? Dei programmi? Del pubblico pagante? Del blasone? Poco, a tratti, quasi assente. Barletta-Benevento 1-6 è stato il ritratto di una stagione mai nata, uno spettacolo rimasto nelle menti degli scenografi e degli attori di questa "opera buffa". E, vien da pensare, fortuna che il sipario per quest'annata sta per calare.
Via crucis senza fine
Umiliati, derisi, delusi. Questi gli sguardi che assiepavano ieri la tribuna del "Puttili" al fischio finale: a questi facevano il pari gli occhi smunti, rattristiti, impauriti dei calciatori biancorossi che andavano a "salutare" la curva, salvo non essere ricambiati. Un film già visto, una pellicola che ormai è routine: la squadra si impegna anche, ma ha dei limiti oggettivi, noti a tutti tranne a chi l'ha allestita, che cerca di mascherarne i limiti mirando sulle parole "crescita" e "miglioramento" come punti cardinali di un cammino che ha perso la luce da tempo. Orbene, magari Cane, Liverani, D'Errico, l'anno prossimo approderanno anche in B come successo già a Molina, Dezi e Dall'Oglio in tempi recenti, ma sarà possibile dimenticare le amarezze di una stagione intera in cambio della soddisfazione per la monetizzazione su 4-5 giovanotti di valore? E' vero, siamo in Lega Pro, la serie agognata per anni, ma se il dazio da pagare per restarci sarebbe stata questa serie di umiliazioni sportive, beh, sarebbe stato bene pensarci prima di imbarcarsi tra marosi insopprimibili.
Dimissioni? No, grazie
A precisa domanda circa la possibiità di dimettersi, ieri pomeriggio mister Nevio Orlandi ha così risposto: "E' una domanda a cui non voglio rispondere per il semplice motivo per cui non rientra nel mio ordine di idee la sua visione" replicando a un collega. Come dire: dimissioni? No, grazie. Dare un giudizio agli attori protagonisti del Barletta Calcio 2013/2014 sarebbe ingeneroso nonchè insufficiente. Certo è che grazie al mostro "amputato" concepito dalla Lega Pro, non avido di risultati per evitare la retrocessione, il duo Orlandi-Martino è ancora al suo posto, tutto un altro film rispetto alla scorsa stagione che vide approdare all'ombra di Eraclio tre allenatori e due direttori sportivi. Cambiare ora avrebbe senso solo per soluzioni interne, vista la volontà societaria di non accollarsi altri stipendi in nome della "spending review" avviata da tempo da patron Tatò. Sta di fatto che nella parte bassa della graduatoria, nonostante l'assenza di retrocessioni, il Barletta è l'unica squadra a non aver cambiato allenatore. Come dire, gli altri ci hanno almeno provato a raddrizzare la nave. E chi la comanda, di lasciarla, non ne ha nemmeno la lontana idea.
L'1-3, ritratto di una partita
Il centro dell'1-3, stigmatizzato in campo davanti all'arbitro Martinelli da buona parte dei calciatori e della panchina biancorossa- in sala stampa Orlandi ha però riconosciuto il poco peso dell'episodio a fronte della gara- appare la border-line sulla quale il Barletta viaggia, una paura della vertigine che ha impedito che l'annata librasse le ali e ha fatto sì che i biancorossi restassero a terra, con ruote e pensieri sgonfi. Punizione battuta da Maccarone, gesto non inteso da Liverani che ferma la sfera con le mani, fischio di Martinelli, battuta rapida di Evacuo e rete a porta sguarnita: pacco e contropaccotto in pochi atti. Esperienza vs immaturità: l'1-6 è stato anche frutto di questo, oltre che di una difesa priva di guida, una mediana surclassata dal punto di vista fisico, una flotta di giovani smarriti e in cerca d'autore (vedi Cane e Cicerelli) e un attacco abulico se non dopo l'ingresso di Ilari (capocannoniere da panchina per una condizione fisica "per la quale rende di più a gara in corso).
Mai più quest'anestesia
Eppure quel 2 giugno, giorno della salvezza contro l'Andria ci si era ripromessi "mai più". Mai più tante sofferenze, tanti patemi: ma i "mai", nel calcio come nella vita, sono fatti per essere smentiti. Così è nata l'annata sportiva 2013/2014, avviata con un'alba luminosa, proseguita attraverso un inverno nuvoloso e ricco di misteriosi addii realizzati (Allegretti, Picci e Prutsch) e annunciati (Tatò), e ora diretta alla mesta chiusura. Peggio di così, però, era difficile pensare che potesse andare: 21 punti all'attivo, 15 sconfitte, 44 reti al passivo. Numeri che inchiodano un lavoro insufficiente, da parte di tutti gli attori: e ieri il pubblico sugli spalti pareva quasi anestetizzato, tristemente abituato ad essere inferiore nella rappresentazione di quelli che un tempo erano i loro beniamini. E l'indifferenza, si sa, è il peggior decreto alla fine di un amore.
-4 alla fine, o all'inizio?
Chi l'avrebbe mai detto che a marzo 2014 avremmo rimpianto la situazione di un anno prima, quando il Barletta era confinato in fondo alla classifica del girone B di Prima Divisione Lega Pro, aveva infilato tre pareggi a reti bianche di fila (Frosinone, Andria e Sorrento) e vedeva la salvezza- poi raggiunta nel playoff contro l'Andria- quasi come un miraggio? Ad oggi, la prova del campo dice questo. A fine campionato mancano 34 giorni, con le sfide interne a Catanzaro e Grosseto intervallate dalla sortita di Pontedera, la trasferta "fantasma" a Nocera Inferiore e un turno di riposo. Dal 4 maggio l'unica realtà degna di interesse sarà il futuro societario, sin qui imbottito di rumors ma povero di interessi sani e concreti. Quattro turni alla fine del torneo, di cui il prossimo da affrontare senza Maccarone e Camilleri, che saranno squalificati. Il fondo è stato toccato, non c'è che da risalire. Con quali attori e quali maschere, sarà il tempo a dirlo. Intanto, la processione cammina e la cera si scioglie.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Via crucis senza fine
Umiliati, derisi, delusi. Questi gli sguardi che assiepavano ieri la tribuna del "Puttili" al fischio finale: a questi facevano il pari gli occhi smunti, rattristiti, impauriti dei calciatori biancorossi che andavano a "salutare" la curva, salvo non essere ricambiati. Un film già visto, una pellicola che ormai è routine: la squadra si impegna anche, ma ha dei limiti oggettivi, noti a tutti tranne a chi l'ha allestita, che cerca di mascherarne i limiti mirando sulle parole "crescita" e "miglioramento" come punti cardinali di un cammino che ha perso la luce da tempo. Orbene, magari Cane, Liverani, D'Errico, l'anno prossimo approderanno anche in B come successo già a Molina, Dezi e Dall'Oglio in tempi recenti, ma sarà possibile dimenticare le amarezze di una stagione intera in cambio della soddisfazione per la monetizzazione su 4-5 giovanotti di valore? E' vero, siamo in Lega Pro, la serie agognata per anni, ma se il dazio da pagare per restarci sarebbe stata questa serie di umiliazioni sportive, beh, sarebbe stato bene pensarci prima di imbarcarsi tra marosi insopprimibili.
Dimissioni? No, grazie
A precisa domanda circa la possibiità di dimettersi, ieri pomeriggio mister Nevio Orlandi ha così risposto: "E' una domanda a cui non voglio rispondere per il semplice motivo per cui non rientra nel mio ordine di idee la sua visione" replicando a un collega. Come dire: dimissioni? No, grazie. Dare un giudizio agli attori protagonisti del Barletta Calcio 2013/2014 sarebbe ingeneroso nonchè insufficiente. Certo è che grazie al mostro "amputato" concepito dalla Lega Pro, non avido di risultati per evitare la retrocessione, il duo Orlandi-Martino è ancora al suo posto, tutto un altro film rispetto alla scorsa stagione che vide approdare all'ombra di Eraclio tre allenatori e due direttori sportivi. Cambiare ora avrebbe senso solo per soluzioni interne, vista la volontà societaria di non accollarsi altri stipendi in nome della "spending review" avviata da tempo da patron Tatò. Sta di fatto che nella parte bassa della graduatoria, nonostante l'assenza di retrocessioni, il Barletta è l'unica squadra a non aver cambiato allenatore. Come dire, gli altri ci hanno almeno provato a raddrizzare la nave. E chi la comanda, di lasciarla, non ne ha nemmeno la lontana idea.
L'1-3, ritratto di una partita
Il centro dell'1-3, stigmatizzato in campo davanti all'arbitro Martinelli da buona parte dei calciatori e della panchina biancorossa- in sala stampa Orlandi ha però riconosciuto il poco peso dell'episodio a fronte della gara- appare la border-line sulla quale il Barletta viaggia, una paura della vertigine che ha impedito che l'annata librasse le ali e ha fatto sì che i biancorossi restassero a terra, con ruote e pensieri sgonfi. Punizione battuta da Maccarone, gesto non inteso da Liverani che ferma la sfera con le mani, fischio di Martinelli, battuta rapida di Evacuo e rete a porta sguarnita: pacco e contropaccotto in pochi atti. Esperienza vs immaturità: l'1-6 è stato anche frutto di questo, oltre che di una difesa priva di guida, una mediana surclassata dal punto di vista fisico, una flotta di giovani smarriti e in cerca d'autore (vedi Cane e Cicerelli) e un attacco abulico se non dopo l'ingresso di Ilari (capocannoniere da panchina per una condizione fisica "per la quale rende di più a gara in corso).
Mai più quest'anestesia
Eppure quel 2 giugno, giorno della salvezza contro l'Andria ci si era ripromessi "mai più". Mai più tante sofferenze, tanti patemi: ma i "mai", nel calcio come nella vita, sono fatti per essere smentiti. Così è nata l'annata sportiva 2013/2014, avviata con un'alba luminosa, proseguita attraverso un inverno nuvoloso e ricco di misteriosi addii realizzati (Allegretti, Picci e Prutsch) e annunciati (Tatò), e ora diretta alla mesta chiusura. Peggio di così, però, era difficile pensare che potesse andare: 21 punti all'attivo, 15 sconfitte, 44 reti al passivo. Numeri che inchiodano un lavoro insufficiente, da parte di tutti gli attori: e ieri il pubblico sugli spalti pareva quasi anestetizzato, tristemente abituato ad essere inferiore nella rappresentazione di quelli che un tempo erano i loro beniamini. E l'indifferenza, si sa, è il peggior decreto alla fine di un amore.
-4 alla fine, o all'inizio?
Chi l'avrebbe mai detto che a marzo 2014 avremmo rimpianto la situazione di un anno prima, quando il Barletta era confinato in fondo alla classifica del girone B di Prima Divisione Lega Pro, aveva infilato tre pareggi a reti bianche di fila (Frosinone, Andria e Sorrento) e vedeva la salvezza- poi raggiunta nel playoff contro l'Andria- quasi come un miraggio? Ad oggi, la prova del campo dice questo. A fine campionato mancano 34 giorni, con le sfide interne a Catanzaro e Grosseto intervallate dalla sortita di Pontedera, la trasferta "fantasma" a Nocera Inferiore e un turno di riposo. Dal 4 maggio l'unica realtà degna di interesse sarà il futuro societario, sin qui imbottito di rumors ma povero di interessi sani e concreti. Quattro turni alla fine del torneo, di cui il prossimo da affrontare senza Maccarone e Camilleri, che saranno squalificati. Il fondo è stato toccato, non c'è che da risalire. Con quali attori e quali maschere, sarà il tempo a dirlo. Intanto, la processione cammina e la cera si scioglie.
(Twitter: @GuerraLuca88)
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