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Calcio
Barletta Calcio, A.A.A punti e reti cercansi
Il ko di Frosinone mette a nudo limiti numerici e tecnici della squadra
Barletta - lunedì 23 settembre 2013
10.45
Zero in classifica, sotto zero nel morale
Un film già visto, quello andato in onda ieri al "Matusa" di Frosinone sulle frequenze biancorosse: Barletta volenteroso e nulla più, con pochi ricambi e tante lacune, a fronte di un avversario più solido e più tecnico come i ciociari, abili a passare in vantaggio sfruttando la solita libertà di scambio concessa al limite dell'area (contro il Prato era toccato a Tiboni, ieri ad Altobelli). Svantaggio di un gol che è restato tale, più grazie alle parate di Liverani che all'abilità di Zappino, decisivo nel finale su Ilari. L'eredità al rientro dalla trasferta laziale, terra dove il Barletta ha rimediato tre sconfitte negli ultimi tre anni, è quella che era già in dote alla partenza da Barletta: un punticino in classifica, ancora nessuna vittoria e zero gol fatti. Nel mezzo, un unico schema a disposizione- vien da chiedersi la necessità del lavoro a porte chiuse di fine settimana- e poche varianti all'orizzonte.
Il gol e la "maledizione del 2 giugno"
E' da quel "famoso" 2 giugno, return-match di Andria nei playout-salvezza, da quel centro di Carretta che il Barletta non va a segno in campionato. I fatalisti parlerebbero di "maledizione del 2 giugno" o di sfortuna, i duri realisti di imprecisione e scarsa propensione alla fase offensiva: sta di fatto che dal "Matusa" di Frosinone oltre che una sconfitta il Barletta esce con il triste record stagionale di unica squadra dei campionati professionistici, dalla serie A alla Seconda Divisione a non aver ancora regalato un urlo di gioia ai propri tifosi. Il limite evidenziato a parole nel pre-campionato si è confermato tale sin qui sul campo: il ko di La Mantia lascia in dote due sole punte, Picci e Cicerelli, oltre ai "Berretti" Mastroberti e Morsillo. Davvero troppo poco per far male, come il match del "Matusa" ha confermato.
Coperta troppo corta, largo agli svincolati?
La coperta, insomma, è davvero troppo corta, un peccato mortale con l'inverno da affrontare. La Mantia, per il quale è in programma un intervento al crociato nelle prossime ore, ne avrà per mesi, almeno 5, così resta impensabile credere di poter affrontare le partite che separano dal mercato di gennaio con i soli Picci e Cicerelli: anche un raffreddore manderebbe in emergenza il reparto. Che allora l'intervento sul mercato degli svincolati, allontanato a inizio settembre quando era fallito l'arrivo della quarta punta (vedi alla voce Alessio Viola), diventi obbligato? La logica direbbe di sì, resta da fare i conti con programma e portafoglio del duo Martino-Tatò. Anche da questo passaggio si capirà cosa il Barletta potrà e vorrà chiedere a questo torneo, che oggi va verso i binari dell'anonimato. Cattiveria e aggressività sono le parole che mancano al verbo del rettangolo di gioco. Ambizione e voglia di crescere sono gli strumenti che non sono stati del tutto perseguiti in sede di mercato. Ora va bene assumersi colpe, ma ancor più importante è trovare giusti rimedi.
Orlandi: cambio di rotta?
«Non posso rimproverare nulla ai miei ragazzi che hanno dato tutto. Il nostro obiettivo stagionale è quello di arrivare più in alto possibile». Le parole rilasciate nel dopo-gara da mister Nevio Orlandi sembrano un netto passo indietro rispetto ai proclami estivi della dirigenza, intonanti al nono posto come obiettivo minimo stagionale. Una resa anticipata o una constatazione che con l'organico attuale il Barletta non può tracciare programmi? Comunque la si veda, resta sullo sfondo l'impressione che il Barletta in questo momento assomigli a un salmone costretto a nuotare contro la corrente degli avversari, del destino e dell'errata programmazione di questa estate nei torrenti in piena del campionato di Prima Divisione. Senza dimenticare che "il più in alto possibile" rappresenta il trionfo del relativismo in un torneo nel quale, per quanto in basso si possa arrivare, non si retrocede. Il tifoso lo sa, e ben presto potrebbe stancarsi, preferendo per l'inverno il caldo del divano ai gradoni del "Puttilli" se lo spettacolo non dovesse migliorare.
Salernitana, Paganese e Lecce, le partite della verità
Domenica prossima il Barletta ospiterà al "Puttilli" la Salernitana, sconfitta ieri in casa dal sorprendente Pontedera. Una formazione, quella granata, partita con le migliori aspettative ma oggi ferma a quota 4 punti, sebbene con una partita in meno: avversario che si presenterà all'ombra di Eraclio con la bava alla bocca, ansioso di punti per inseguire le zone alte di classifica, ma al tempo stesso falcidiato da squalifiche e infortuni. Occorrerà tirare fuori gli "artigli", così come una settimana dopo a Lecce, piazza surriscaldata dall'avvio shock del team giallorosso, unica formazione a far peggio del Barletta sin qui. Nel mezzo la Coppa Italia Lega Pro, con la sfida alla Paganese, competizione in passato sottovalutata ma oggi da parificare alle altre prima di tutto per ritrovare fame, stimoli e compattezza: tre partite per la verità, per dare un'identità alla squadra prima del turno di riposo, per evitare un encefalogramma piatto che rischia di accompagnare i biancorossi fino a fine stagione.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Un film già visto, quello andato in onda ieri al "Matusa" di Frosinone sulle frequenze biancorosse: Barletta volenteroso e nulla più, con pochi ricambi e tante lacune, a fronte di un avversario più solido e più tecnico come i ciociari, abili a passare in vantaggio sfruttando la solita libertà di scambio concessa al limite dell'area (contro il Prato era toccato a Tiboni, ieri ad Altobelli). Svantaggio di un gol che è restato tale, più grazie alle parate di Liverani che all'abilità di Zappino, decisivo nel finale su Ilari. L'eredità al rientro dalla trasferta laziale, terra dove il Barletta ha rimediato tre sconfitte negli ultimi tre anni, è quella che era già in dote alla partenza da Barletta: un punticino in classifica, ancora nessuna vittoria e zero gol fatti. Nel mezzo, un unico schema a disposizione- vien da chiedersi la necessità del lavoro a porte chiuse di fine settimana- e poche varianti all'orizzonte.
Il gol e la "maledizione del 2 giugno"
E' da quel "famoso" 2 giugno, return-match di Andria nei playout-salvezza, da quel centro di Carretta che il Barletta non va a segno in campionato. I fatalisti parlerebbero di "maledizione del 2 giugno" o di sfortuna, i duri realisti di imprecisione e scarsa propensione alla fase offensiva: sta di fatto che dal "Matusa" di Frosinone oltre che una sconfitta il Barletta esce con il triste record stagionale di unica squadra dei campionati professionistici, dalla serie A alla Seconda Divisione a non aver ancora regalato un urlo di gioia ai propri tifosi. Il limite evidenziato a parole nel pre-campionato si è confermato tale sin qui sul campo: il ko di La Mantia lascia in dote due sole punte, Picci e Cicerelli, oltre ai "Berretti" Mastroberti e Morsillo. Davvero troppo poco per far male, come il match del "Matusa" ha confermato.
Coperta troppo corta, largo agli svincolati?
La coperta, insomma, è davvero troppo corta, un peccato mortale con l'inverno da affrontare. La Mantia, per il quale è in programma un intervento al crociato nelle prossime ore, ne avrà per mesi, almeno 5, così resta impensabile credere di poter affrontare le partite che separano dal mercato di gennaio con i soli Picci e Cicerelli: anche un raffreddore manderebbe in emergenza il reparto. Che allora l'intervento sul mercato degli svincolati, allontanato a inizio settembre quando era fallito l'arrivo della quarta punta (vedi alla voce Alessio Viola), diventi obbligato? La logica direbbe di sì, resta da fare i conti con programma e portafoglio del duo Martino-Tatò. Anche da questo passaggio si capirà cosa il Barletta potrà e vorrà chiedere a questo torneo, che oggi va verso i binari dell'anonimato. Cattiveria e aggressività sono le parole che mancano al verbo del rettangolo di gioco. Ambizione e voglia di crescere sono gli strumenti che non sono stati del tutto perseguiti in sede di mercato. Ora va bene assumersi colpe, ma ancor più importante è trovare giusti rimedi.
Orlandi: cambio di rotta?
«Non posso rimproverare nulla ai miei ragazzi che hanno dato tutto. Il nostro obiettivo stagionale è quello di arrivare più in alto possibile». Le parole rilasciate nel dopo-gara da mister Nevio Orlandi sembrano un netto passo indietro rispetto ai proclami estivi della dirigenza, intonanti al nono posto come obiettivo minimo stagionale. Una resa anticipata o una constatazione che con l'organico attuale il Barletta non può tracciare programmi? Comunque la si veda, resta sullo sfondo l'impressione che il Barletta in questo momento assomigli a un salmone costretto a nuotare contro la corrente degli avversari, del destino e dell'errata programmazione di questa estate nei torrenti in piena del campionato di Prima Divisione. Senza dimenticare che "il più in alto possibile" rappresenta il trionfo del relativismo in un torneo nel quale, per quanto in basso si possa arrivare, non si retrocede. Il tifoso lo sa, e ben presto potrebbe stancarsi, preferendo per l'inverno il caldo del divano ai gradoni del "Puttilli" se lo spettacolo non dovesse migliorare.
Salernitana, Paganese e Lecce, le partite della verità
Domenica prossima il Barletta ospiterà al "Puttilli" la Salernitana, sconfitta ieri in casa dal sorprendente Pontedera. Una formazione, quella granata, partita con le migliori aspettative ma oggi ferma a quota 4 punti, sebbene con una partita in meno: avversario che si presenterà all'ombra di Eraclio con la bava alla bocca, ansioso di punti per inseguire le zone alte di classifica, ma al tempo stesso falcidiato da squalifiche e infortuni. Occorrerà tirare fuori gli "artigli", così come una settimana dopo a Lecce, piazza surriscaldata dall'avvio shock del team giallorosso, unica formazione a far peggio del Barletta sin qui. Nel mezzo la Coppa Italia Lega Pro, con la sfida alla Paganese, competizione in passato sottovalutata ma oggi da parificare alle altre prima di tutto per ritrovare fame, stimoli e compattezza: tre partite per la verità, per dare un'identità alla squadra prima del turno di riposo, per evitare un encefalogramma piatto che rischia di accompagnare i biancorossi fino a fine stagione.
(Twitter: @GuerraLuca88)
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