Barletta 1922-Martina
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Calcio

Amarcord biancorosso. 1980-1984: gli anni dell’inviolabile Stadio Comunale

Nel giorno più buio del calcio italiano nasce il Barletta delle “furie rosse”

Barletta, 23 marzo 1980, Stadio Comunale di Via Vittorio Veneto. Si gioca l'ottava giornata di ritorno del campionato di Serie C/2 Girone D. Un goffo autogol del difensore Blasio, e un micidiale contropiede finalizzato da Luciano Mordocco, il terzino goleador del Brindisi primo in classifica, condannano il Barletta allenato dal duo Margiotta-Di Paola ad una rovinosa sconfitta casalinga.

I giocatori biancorossi escono dal campo subissati dai fischi del pubblico di casa. Sugli spalti del Comunale, infatti, aleggia minaccioso lo spettro della seconda retrocessione consecutiva dopo l'atroce beffa di Cava de' Tirreni dell'anno precedente. Come se tutto ciò non bastasse, a rendere ancora più cupa la domenica calcistica degli sportivi barlettani e non solo, contribuirono qualche ora più tardi, le devastanti immagini RAI di "Novantesimo Minuto", in cui un inebetito Paolo Valenti commentava praticamente in diretta l'arresto dei giocatori di mezza Serie A, coinvolti nel grande scandalo del calcio-scommesse.

Sono trascorsi quarant'anni da quell'infausto pomeriggio di marzo. Un pomeriggio in cui nessuno tra gli sportivi barlettani avrebbe mai immaginato che di li a poco sarebbe fiorita la leggenda delle "furie rosse". Un appellativo che commentatori e critici sportivi locali e nazionali attribuirono al Barletta dei primi anni Ottanta. Una squadra che fu capace di mantenere inviolato il proprio terreno di gioco per ben 71 partite. Quattro lunghi anni vissuti dal popolo biancorosso con grande intensità emotiva e densi di sentimenti forti, a volte contrastanti. Dal 4-2 alla Juve Stabia del giugno 1980 che permise all'ultimo Barletta della gestione Francavilla di scongiurare in extremis la retrocessione in Serie D, al Barletta edizione 1980/81, il primo della presidenza Roggio, che gettava sistematicamente al vento in trasferta (11 sconfitte su 17 gare) quanto di ottimo fatto in casa (29 punti su 34). Dalla trionfale cavalcata del Barletta di capitan Paolo Cariati e del bomber Marcello Prima, che nel 1982 ritrova la Serie C/1 al termine di un campionato stradominato, di cui tra le tante si ricorda un roboante 6-1 all'Akragas; fino all'apoteosi del 16 ottobre 1983, quando sotto i colpi di un irresistibile ed incontenibile Andrea Telesio (memorabile la sua cavalcata nell'azione del 2-0), cadde il super-Bari di mister Bruno Bolchi, dei fratelli Loseto, di Totò Lopez, dei bomber Messina e De Tommasi e del portierone Paolo Conti, ex-Roma e soprattutto ex riserva di Zoff in Nazionale. Una squadra che l'anno dopo sarebbe trionfalmente approdata in Serie A, e che quell'anno si era permessa il lusso di eliminare dalla Coppa Italia nientemeno che la grandissima Juventus di Platini, di Boniek, e dei campioni del mondo dell' '82.

La leggenda delle "furie rosse" ebbe fine il 20 maggio 1984, quando la Salernitana del futuro mister biancorosso Mario Facco vinse di misura al Comunale su di un Barletta ormai demotivato e privo di stimoli, tagliato ormai fuori dalla lotta per entrare nei gironi della Coppa Italia Professionisti. E con un'altra sconfitta interna (0-2 contro il Catanzaro) si aprirà la sofferta stagione 1984/85, l'ultima della presidenza Roggio, che si concluderà con una sofferta salvezza agguantata solo all'ultima giornata, grazie ad uno splendido 2-0 al Messina del professor Franco Scoglio e di un giovanissimo Salvatore "Totò" Schillaci.

Di lì a poco, per i colori biancorossi sarebbe iniziata la straordinaria epopea della presidenza Di Cosola e della Serie B.
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