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Spending review, Bar.S.A. al 173° posto per redditività nel 2012

I numeri dei primi dati del commissario Cottarelli sulle società partecipate

Nei primi dati elaborati dallo staff tecnico del commissario straordinario del Governo per la spending review, Carlo Cottarelli, riguardanti le società partecipate dagli Enti locali, compare anche la Bar.S.A. La società, che prossimamente sarà al 100% nella mani del Comune di Barletta, è stata inserita, come tutte le circa 8mila partecipate sparse in ogni angolo d'Italia, in una delle classifiche per indice di redditività del capitale proprio (viene indicato con l'acronimo ROE, che sta per "Return on Equity", ed esprime il rapporto tra reddito netto e capitale netto), realizzate per fasce dimensionali del patrimonio netto delle società in questione.

I dati presi in considerazione dal gruppo di lavoro (pubblicati sul sito del governo sulla revisione della spesa) sono relativi al 2012 e sono tratti dalla banca dati del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'Economia. Bar.S.A, con un patrimonio netto di 1.884.188 euro e un reddito netto di 385.136 euro, presenta un indice ROE del 20,44%, risultando al 173° posto tra le 2290 società partecipate con patrimonio netto superiore a 1 milione di euro, per le quali è stato possibile ricavare il suddetto indice.

Questi dati sono stati anticipati il 7 agosto scorso dalla pubblicazione del Programma di razionalizzazione per le partecipate locali. Nelle considerazioni relative alla tipologia di società, nella quale, per dimensione e settore di attività, rientra la Bar.S.A., si ribadisce ancora una volta lo status quo non è più prorogabile. "Le dimensioni troppo ridotte per poter sfruttare adeguatamente i rendimenti di scala sono una fonte di inefficienza per le partecipate che appartengono a quasi tutti i settori e aree geografiche - si legge nella relazione - la strategia di efficientamento proposta per questo settore utilizza come leva fondamentale la spinta all'aggregazione di aziende e alla crescita dimensionale. (..) Una leva strategica efficace per favorire l'aggregazione in questi tre settori sta nell'organizzare l'affidamento del servizio su aree territoriali di estensione abbastanza ampie da renderne non accessibile l'offerta a microaziende - e ancora - Per favorire e accelerare il raggiungimento di dimensioni ottimali (..) gli interventi sopra illustrati andrebbero accompagnati da un sistema di incentivi economici per le amministrazioni, il cui accesso sia condizionato alla realizzazione di dismissioni o fusioni delle società partecipate".

Per quanto riguarda gli incarichi nelle società, la relazione ricorda quanto è stato previsto dalla legge sulla spending review, che ha fissato il limite di 3 membri per il cda di un'azienda (limite che sale a 5 membri, per le società con capitale sociale superiore a 2 milioni di euro e per quelle miste con partecipazione pubblica-privata) e la facoltà di prevedere la figura di un amministratore unico, e pone come proposte uniformanti della materia, ulteriori riduzioni dei membri nei cda e dei loro compensi, e la "valorizzazione degli elementi di competenza e indipendenza nella scelta degli amministratori". A queste si aggiunge anche la proposta di limitare a 3 il numero massimo dei membri del collegio sindacale delle società.

Al momento, la Bar.S.A. ha un cda e un collegio sindacale (2 sindaci effettivi e 2 supplenti, più il presidente) composti da 5 membri, incarichi tutti in scadenza alla fine di quest'anno. Sullo sfondo resta ancora inattuata la delibera di marzo 2013 del Commissario prefettizio che ha posto l'indirizzo per modificare dello statuto Bar.S.A. e prevedere il limite dei 3 membri per il cda e la possibilità alternativa di individuare un amministratore unico. A tale delibera, l'amministrazione comunale ha comunicato il 31 luglio scorso di voler dare seguito, appena si concluderà (il contratto è stato già firmato proprio il 31 luglio) l'operazione di acquisizione della quota di minoranza di Manutencoop (che vale 510mila euro), cioè dopo l'approvazione del bilancio di previsione 2014, che dovrebbe avvenire (salvo ulteriori proroghe nazionali e scontri locali) entro il 30 settembre.

Si andrà quindi verso la trasformazione di Bar.S.A. in società in house. Sarà l'ultimo passo? Vedremo. Su questo punto, la relazione dello staff tecnico guidato dal commissario Cottarelli si è espressa però negativamente: "Si dovrebbe eliminare la possibilità di affidamento in house o la sua ulteriore limitazione, anche al di là della disciplina comunitaria. Questo costituirebbe un passo importante per valutare in modo non soggettivo ma oggettivo la possibilità da parte del mercato di fornire i servizi richiesti. Inoltre, l'affidamento in house richiede l'esistenza di un "controllo analogo". Tale controllo dovrebbe, in linea di principio, vincolare a tal punto l'operatività di una partecipata da vanificare i vantaggi da una esternalizzazione dell'attività rispetto all'ente partecipante". Ogni tanto però occorre ricordare che la maggioranza assoluta degli elettori italiani nel 2011 ha detto sì al rederendum abrogativo, che prevedeva la cancellazione di quelle norme che privilegiavano l'affidamento sul mercato tramite gara ad evidenza pubblica dei servizi pubblici locali e limitavano la gestione in house solo a casi eccezionali; volontà ribadita anche nel 2012 da una sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato le iniziative dei governi Berlusconi e Monti. Piccoli grandi dettagli di cui è doveroso tener conto.
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