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Al Dimiccoli di Barletta il cancro delle 24 ore

Solo day hospital per la più grave delle patologie. Inaudite responsabilità politiche. Tuttora il paziente barlettano deve ricorrere ai trasferimenti

Una gestazione lunga trent'anni, poi finalmente l'inaugurazione nel 2004. Purtroppo l'Ospedale Mons. Dimiccoli di Barletta, nonostante sia una delle poche strutture pugliesi completamente a norma con gli standard nazionali ed internazionali, non riesce ad avviarsi nella sua completezza. Questa volta a suscitare polemiche è la mancata apertura del reparto di oncologia. Situato al settimo piano della struttura, il reparto ha attualmente la sola funzione di day-hospital. Il paziente dunque rimane nella struttura solo il tempo necessario per accertamenti, esami o terapie. Quasi sempre il tutto avviene in giornata.

Già nel 2007 si è criticato aspramente il sottoutilizzo di questo Ospedale dotato di ben cinque sofisticate sale operatorie e con un numero di posti letto elevato: ogni stanza è munita di tre letti più i servizi igienici autonomi. Il problema questa volta non tocca le procedure interventistiche, le professionalità degli operatori o la qualificazione dei raparti. Può sembrare scontato o banale ma il ritardo dell'apertura è dovuto alla mancanza di fondi che non permette di completare la ristrutturazione del reparto e di acquisire nuovo personale. La funzione Day-Hospital (che amministrativamente è considerata a tutti gli effetti un ricovero) risulterebbe inapplicabile in caso di interventi complessi, che comunque non possono essere effettuati proprio perché il reparto risulta inattivo.

Il paziente barlettano che necessita di immediate cure oncologiche non ha la possibilità di essere curato nella struttura ospedaliera cittadina. In attesa dell'apertura del reparto non si può far altro che ricorrere ai trasferimenti.

Una spiegazione dettagliata ci è stata fornita dal Dott. Mario Brandi, primario del reparto di Oncologia di Barletta.

Allora a cosa è dovuto questo ritardo?
Io spero che il deficit economico si sblocchi. O il governo darà un mano o la regione cercherà di trovare nuovi finanziamenti. Cinque o sei anni fa Fitto voleva chiudere alcuni ospedali per accorpare le attività. Ed è quello che oggi sta cercando di fare la sinistra non senza difficoltà. Naturalmente quando si va a chiudere l'ospedale di un paesino insorgono problemi di questo tipo. Succede la stessa cosa quando si accorpano unità in suolo libero che tolgono risorse umane. Io sono dell'opinione che se la Bat, anzi Bt, vuole crescere bisogna lavorare insieme. Questo significa separare le componenti e integrare le competenze. È inutile tenere due o tre unità in ortopedia. Bisogna integrare tutto.

La strumentazione e il personale però ci sono...
Il personale c'è. È questione di giorni o settimane per poter completare. Mi mancano due o tre medici e infermieri che poi ovviamente sono da formare. E poi manca la ristrutturazione del reparto.

E questa ristrutturazione quando dovrebbe iniziare?
Entro la fine del mese. Sarei felice di dirle che il reparto si apre il primo maggio.

Come funziona con i pazienti che hanno necessità di essere ricoverati?
Il dramma è che se c'è un'emergenza o un'urgenza diventa un problema perché dobbiamo appoggiarci ad un altro reparto.

Quale?
Il reparto di Medicina di Bari. E ovviamente anche alle strutture periferiche di Trani ed Andria. Logicamente si creano delle difficoltà.

Pronostici?
Io sono venuto a Barletta per creare un buon reparto di oncologia. Se non ci fosse stato il problema del piano di rientro cha ha creato dei ritardi, ora il reparto sarebbe avviato. Siamo in dirittura d'arrivo. Da parte dei medici, dei dirigenti e del personale c'è tutta la buona volontà.

Giusy Del Salvatore
  • Disagio per i cittadini
  • Ospedale "R. Dimiccoli"
  • Intervista
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