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Politica
Maria Campese: «La delibera di consiglio comunale di Barletta sulla zona B5 è illegittima»
La referente di Sinistra Italiana: «Un provvedimento devastante per la città e per il benessere delle future generazioni»
Barletta - martedì 16 dicembre 2025
17.40 Comunicato Stampa
«Il sindaco Cannito e la sua maggioranza di destra nell'ordine del giorno del consiglio comunale di Barletta del 17/12.2025 hanno calendarizzato l'approvazione della delibera sulla zona B5 del Piano Regolatore Generale. Un provvedimento devastante per la città e per il benessere delle future generazioni. Mi ero già espressa su tale provvedimento. Lo ripropongo qui, affinché gli amministratori della città possano avere elementi di valutazione. Scusate la lunghezza, ma ci sono questioni che non possono essere affrontate con uno spot». Si legge nella nota di Maria Campese, della segreteria nazionale di Sinistra Italiana.
«Il Consiglio Comunale di Barletta lo scorso 10 luglio ha adottato la proposta di delibera n. 70/2025, inerente la cosiddetta zona B5 del Piano Regolatore Generale vigente. L'oggetto della delibera riporta la dicitura: "Rettifica interpretativa ai sensi …".
Con tale delibera l'amministrazione comunale intende rendere edificabili aree ricomprese su tutto il territorio comunale originariamente dedicate a standard e servizi, quindi una vera e propria mega variante urbanistica, facendola passare come rettifica interpretativa della norma, di una norma che però ha carattere di legge nazionale. In sintesi: meno servizi, più cemento.
La legge urbanistica quadro nazionale n. 1150 del 1942 detta le norme, i principi, le prescrizioni a cui tutte le leggi urbanistiche regionali e tutti i provvedimenti in tema urbanistico a tutti i livelli devono attenersi. Tant'è che la legge urbanistica della Regione Puglia n. 56 del 1980 e i piani conseguenti si sono attenuti a quanto stabilito nella legge nazionale.
In riferimento all'oggetto della delibera in questione, l'amministrazione comunale presume di avere la competenza a dare un'interpretazione autentica a un disposto legislativo, la legge quadro nazionale, consolidato da oltre 80 anni; ma così chiaramente non è.
Giusto per fare chiarezza, l'interpretazione autentica della legge nazionale è stata avanzata in Parlamento nei mesi scorsi per sanare lo scempio dell'urbanistica a Milano, la Salva-Milano, senza successo. Va da sé che la rettifica interpretativa a cui fa riferimento la delibera non può essere certo materia di consiglio comunale.
Cosa afferma la legge nazionale? Se su una parte del territorio comunale, secondo il piano regolatore vigente, è stato previsto un piano di lottizzazione, un piano particolareggiato o un piano di zona 167 e questo piano è stato adottato/convenzionato, le previsioni di piano sono valide a tempo indeterminato, quindi gli edifici a costruirsi e quelli a modificarsi devono attenersi agli allineamenti e alle prescrizioni di piano. Decorsi 10 anni gli unici vincoli a venir meno sono la possibilità di poter fare espropri per pubblica utilità. Quindi tutte le aree rimaste libere nei suddetti piani non possono essere edificate se non rispettando gli allineamenti e le prescrizioni del piano stesso.
Per ogni singola maglia, si potrebbero reiterare i vincoli espropriativi riadottando il piano, e in ogni caso, se si volesse modificare il piano, si dovrebbe procedere ad una variante urbanistica vera e propria, dichiarando politicamente di voler cementificare i pochi spazi vuoti rimasti nel tessuto urbano già fortemente compromesso.
Nel 2018 fu approvato il Documento Programmatico Preliminare per la redazione del Piano Urbanistico Generale. Sono decorsi 7 anni dell'amministrazione Cannito e del PUG non si ha notizia. Eppure è quella l'unica sede preposta a mettere a sistema tutti i contesti urbani, provando a recuperare una dimensione di città più vivibile, più salubre, più a misura di cittadino/a. Quindi, di fatto oggi abbiamo ancora il vecchio piano regolatore del 1971 semplicemente adeguato alla legge regionale n. 56/1980.
Dopo 54 anni non è tempo di dotarsi di uno strumento urbanistico adeguato? In questo l'amministrazione comunale Cannito dovrebbe impegnarsi, anziché inventarsi alchimie e provare scorciatoie illegittime, vanificando tutto ciò che fino ad oggi si è fatto per dotare la città di Barletta di un PUG.
La città appartiene a chi la vive, non agli imprenditori dell'edilizia o agli amministratori attenti ai desiderata del partito del mattone che ha fatto scempio per decenni e decenni della città. E' tempo di dire basta!».
«Il Consiglio Comunale di Barletta lo scorso 10 luglio ha adottato la proposta di delibera n. 70/2025, inerente la cosiddetta zona B5 del Piano Regolatore Generale vigente. L'oggetto della delibera riporta la dicitura: "Rettifica interpretativa ai sensi …".
Con tale delibera l'amministrazione comunale intende rendere edificabili aree ricomprese su tutto il territorio comunale originariamente dedicate a standard e servizi, quindi una vera e propria mega variante urbanistica, facendola passare come rettifica interpretativa della norma, di una norma che però ha carattere di legge nazionale. In sintesi: meno servizi, più cemento.
La legge urbanistica quadro nazionale n. 1150 del 1942 detta le norme, i principi, le prescrizioni a cui tutte le leggi urbanistiche regionali e tutti i provvedimenti in tema urbanistico a tutti i livelli devono attenersi. Tant'è che la legge urbanistica della Regione Puglia n. 56 del 1980 e i piani conseguenti si sono attenuti a quanto stabilito nella legge nazionale.
In riferimento all'oggetto della delibera in questione, l'amministrazione comunale presume di avere la competenza a dare un'interpretazione autentica a un disposto legislativo, la legge quadro nazionale, consolidato da oltre 80 anni; ma così chiaramente non è.
Giusto per fare chiarezza, l'interpretazione autentica della legge nazionale è stata avanzata in Parlamento nei mesi scorsi per sanare lo scempio dell'urbanistica a Milano, la Salva-Milano, senza successo. Va da sé che la rettifica interpretativa a cui fa riferimento la delibera non può essere certo materia di consiglio comunale.
Cosa afferma la legge nazionale? Se su una parte del territorio comunale, secondo il piano regolatore vigente, è stato previsto un piano di lottizzazione, un piano particolareggiato o un piano di zona 167 e questo piano è stato adottato/convenzionato, le previsioni di piano sono valide a tempo indeterminato, quindi gli edifici a costruirsi e quelli a modificarsi devono attenersi agli allineamenti e alle prescrizioni di piano. Decorsi 10 anni gli unici vincoli a venir meno sono la possibilità di poter fare espropri per pubblica utilità. Quindi tutte le aree rimaste libere nei suddetti piani non possono essere edificate se non rispettando gli allineamenti e le prescrizioni del piano stesso.
Per ogni singola maglia, si potrebbero reiterare i vincoli espropriativi riadottando il piano, e in ogni caso, se si volesse modificare il piano, si dovrebbe procedere ad una variante urbanistica vera e propria, dichiarando politicamente di voler cementificare i pochi spazi vuoti rimasti nel tessuto urbano già fortemente compromesso.
Nel 2018 fu approvato il Documento Programmatico Preliminare per la redazione del Piano Urbanistico Generale. Sono decorsi 7 anni dell'amministrazione Cannito e del PUG non si ha notizia. Eppure è quella l'unica sede preposta a mettere a sistema tutti i contesti urbani, provando a recuperare una dimensione di città più vivibile, più salubre, più a misura di cittadino/a. Quindi, di fatto oggi abbiamo ancora il vecchio piano regolatore del 1971 semplicemente adeguato alla legge regionale n. 56/1980.
Dopo 54 anni non è tempo di dotarsi di uno strumento urbanistico adeguato? In questo l'amministrazione comunale Cannito dovrebbe impegnarsi, anziché inventarsi alchimie e provare scorciatoie illegittime, vanificando tutto ciò che fino ad oggi si è fatto per dotare la città di Barletta di un PUG.
La città appartiene a chi la vive, non agli imprenditori dell'edilizia o agli amministratori attenti ai desiderata del partito del mattone che ha fatto scempio per decenni e decenni della città. E' tempo di dire basta!».
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