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Politica

Maggioranza spaccata in due, vediamoci chiaro. Intervista al consigliere Stella Mele

«Presunti accordi “pre o post elettorali” rischiano di diventare la mortificazione della Politica»

La città di Barletta sta seguendo con estrema attenzione le ultime vicende politiche. Il sindaco Mino Cannito ha rassegnato domenica scorsa le sue dimissioni ed entro 15 giorni dovrà comunicare se intende ritirarle o meno. Alla base di tale crisi, vi è il mancato appoggio di una parte della sua maggioranza (8 consiglieri comunali) e nomina del Presidente del consiglio. Abbiamo chiesto più volte a questi ultimi di rilasciare una dichiarazione, in quanto la città ha il diritto di vederci chiaro; soprattutto i loro elettori. Ma nulla di fatto. Tra le risposte ottenute: "si tratta di un momento parecchio delicato per tanto preferisco rimandare il nostro confronto". Più propensa al confronto la parte che continua a sostenere il sindaco Mino Cannito.

Quest'oggi presentiamo l'intervista rilasciata dal consigliere di maggioranza Stella Mele.

Perché ha deciso di appoggiare l'elezione del sindaco Cosimo Cannito?
«Da tempo abbiamo assistito a spettacoli poco edificanti per la Città di Barletta, ad opera di una certa politica locale o, più precisamente, di chi la Politica la intende secondo una logica affaristica.
Ecco perché abbiamo ritenuto che la scelta di sostenere Mino Cannito a Sindaco, ci avrebbe fornito la grande opportunità di poter contare su una figura all'altezza del ruolo (relativamente alla sua indiscussa esperienza e capacità politica) e di poter per questo relegare a ruoli di marginalità chi negli anni è stato protagonista di quegli spettacoli. Personalmente ho sempre creduto che la Politica dovesse servire a risolvere e ad affrontare le problematiche di noi cittadini e che le differenze valoriali fra le diverse forze politiche dovessero portare ad un serrato confronto progettuale dal quale poter maturare una sintesi utile ad amministrare la Città con un più grande senso di responsabilità. Per queste ragioni il centrodestra ha sentito il dovere di esserci e di provarci ad amministrare questa Comunità, al di là delle diverse appartenenze politiche. Ha sentito il dovere di farlo perché sappiamo di essere persone per bene, libere, oneste, e se negli anni queste virtù non sono state sufficientemente premiate è stato perché quella frangia della politica barlettana che vorremmo combattere si è impadronita della Città, rendendola di "molti" e non di "tutti". Preferendo l'interesse particolare a quello generale. Ha prevalso la volontà, la necessità e la possibilità che ci veniva data - e che ancora ci viene offerta - di poter apportare un contributo concreto, propositivo, fattivo, atto ad affermare nella nostra Città una politica realmente sociale, in modo da poter garantire in consiglio comunale la presenza del pensiero e dell'azione tipici del nostro substrato culturale e della nostra visione della Città. Avevamo il dovere di esserci per provare a cambiare Barletta, perché credevamo e crediamo fermamente che i nostri elettori abbiano il diritto di vederci operare e di vederci operare bene. Prima ancora di aderire al progetto civico, ho riflettuto abbondantemente sulla strada da intraprendere, con il consueto senso di appartenenza e di responsabilità che ha sempre contraddistinto il mio percorso politico ed insieme agli amici di coalizione abbiamo maturato la conclusione che l'ottenimento di questo risultato, per la Comunità cittadina, potesse ben valere la rinuncia a qualche simbolo, i cui valori, ovviamente e notoriamente, continueranno a forgiare la nostra identità. Volevamo, insomma, provare ad essere alfieri di una nuova storia, ma questo poteva essere possibile solo se la storia ci avesse visto protagonisti e non spettatori e perché convinti del fatto che quando si è forti della propria identità e della propria capacità di proposta, non si deve aver paura di navigare in mare aperto. E noi, paura, abbiamo dimostrato di non averne avuta, pur consapevoli che la scelta "civica" ci avrebbe esposti a non poche polemiche. Sono queste le ragioni che hanno prevalso su tutto il resto, facendoci optare per Mino Cannito».

Secondo lei quale è la ragione per la quale parte della maggioranza ha deciso di coalizzarsi "contro" la linea del primo cittadino Cannito?
«Le ragioni, purtroppo, credo siano poco politiche e lasciano presagire concezioni "opinabili" sul modo di intendere la Politica oltre a rivelare una certa continuità con il passato, relativamente al metodo che si vorrebbe imporre. Abbiamo o no assistito alle medesime scene anche con il precedente Sindaco Cascella, quotidianamente ostaggio di membri della sua stessa maggioranza? Ecco, nulla insomma che abbia a che fare con una visione della Città. O forse, più semplicemente, si tratta esattamente di due visioni diverse».

Durante la campagna elettorale, avete collaborato insieme alla parte "scissionista" alla stesura di un programma. Avete avuto la possibilità di confrontarvi per fare squadra, dunque, cosa è cambiato dal periodo pre-elezioni?
«L'ho detto prendendo la parola in consiglio comunale: presunti accordi "pre o post elettorali" (quand'anche ci fossero stati) possono essere anche politicamente legittimi, ma se dal giorno dopo non incontrano il favore di tutti, della maggioranza o - peggio ancora - quando e se minano la serenità di un'amministrazione o provengono da una precisa regia, estranea all'obiettivo che si dava questa coalizione, rischiano di diventare la mortificazione della Politica, che non serve ad altro se non ad indebolire la nostra Città, il nostro Sindaco e quindi noi stessi».

Tra i punti in discussione vi è la nomina del Presidente del consiglio. Perché pare sia cosi importante?
«È notorio quanto la figura del Presidente del Consiglio sia quella chiamata più di tutte a rappresentare l'intero Consiglio Comunale, dovendone essere garante del rispetto delle norme e del funzionamento dello stesso. Importanza che deriva anche dai delicati compiti ai quali il Presidente assolve. Penso alla cura della programmazione dei lavori, alla formazione dell'ordine del giorno o al coordinamento delle commissioni consiliari. È evidente che l'importanza della figura in oggetto esige che la scelta sul Presidente debba essere esclusivamente frutto di una riflessione ponderata, serena e non di altro. Inizialmente l'intesa c'era, poi è naufragata ad opera degli stessi dissidenti, per poi riapparire sotto forma di giochetto, per di più pilotato da soggetti estranei».

In molti sostengono che ci siano "spettri" che si aggirano all'interno del Palazzo di città e sono proprio tali figure a manovrare i consiglieri in questione. Anche lei lo crede?
«Quando non si ha un'autentica appartenenza ideologica (qualunque essa sia) o un personale e libero percorso politico a forgiare la propria identità, diventa facile non dare ascolto al proprio intelletto».

Ha la possibilità di rivolgersi direttamente ai cittadini di Barletta. Cosa vuole dir loro?
«Alla cittadinanza, che merita gli elogi più belli per la partecipazione e la vicinanza che sta mostrando al Sindaco in questo delicato momento e che ha palesemente scelto da che parte stare, dico che si saprà scegliere il migliore percorso nell'esclusivo interesse della Città, cercando di avere sempre a mente che la libertà è un Valore e che in politica un successo non è mai un traguardo, ma un punto di partenza. Mino Cannito ha lanciato il suo appello e il suo richiamo al senso di responsabilità, distinguendosi per coraggio nel rassegnare le dimissioni e per non aver nascosto alla cittadinanza il momento di difficoltà politico-amministrativa. Non sappiamo se e chi mostrerà buon senso nel raccoglierlo. Sappiamo, però, che se qualcuno pensa che è iniziata una nuova fase di arrembaggio, si sbaglia e spero possa vigorosamente essere emarginato dall'agone politico».

La città di Barletta pretende chiarezza e ne ha tutti i diritti. Nei prossimi giorni saranno pubblicate le altre interviste rilasciate dai consiglieri della maggioranza. Speriamo vogliano rispondere all'appello anche la parte "scissionista".
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