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La moda punta sul "Made in Puglia": ieri a Barletta stilisti e imprenditori a confronto per Hey Sud

Nascerà il marchio per i prodotti creati in Puglia, lo ha annunciato l'assessore regionale Delli Noci

"Made in Puglia è sempre stato associato al tema del settore agroalimentare. A breve lanceremo un marchio che consentirà di riconoscere i prodotti fatti in Puglia non solo nel campo agroalimentare ma in altre settori, fra cui la moda". E' l'annuncio fatto dall'assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci, nel corso del quinto appuntamento di Hey Sud, un ciclo di talk ideato da Fabio Mazzocca, Sales Responsible South Area Consulting di EY, per generare un confronto sull'economia pugliese fra imprenditori, professionisti e rappresentanti delle istituzioni. Delli Noci ha anche anticipato che la Regione intende finanziare la nascita di academy all'interno delle aziende, "perché la formazione deve essere un pezzo del fare impresa"."Gli Its non possono essere la soluzione al grande fabbisogno di figure specializzate, la formazione deve entrare nelle aziende, deve essere un pezzo del fare impresa", ha sottolineato ancora l'assessore allo sviluppo economico, rispondendo anche al bisogno manifestato dallo stilista Ettore Capasa. "Abbiamo sarti bravissimi", ha detto il creativo salentino, "ma pochissimi modellisti 3D, che oggi è un'esigenza delle aziende". E' uno dei pochi nei del settore secondo Capasa, che invece ha sottolineato le "politiche illuminate che hanno permesso all'imprenditoria del territorio un collegamento con il mondo, "ma dobbiamo essere pronti e rispondere alle esigenze richieste dal mercato", ha aggiunto ancora.

Quello del trapasso di nozioni e della formazione è un nodo fondamentale affrontato durante l'incontro. Il presidente nazionale di Confindustria Moda, Ercole Botto Poala, ha invitato le aziende a curare il modo in cui si avvicinano al mondo dell'offerta del lavoro: "Spesso si dà per scontato che i giovani professionisti debbano scegliere di lavorare per noi, il mercato del lavoro è oggi così complesso che serve vestire la domanda in maniera tale da essere attrattivi".
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La forza della nostra regione nel settore moda risiede nel gusto e nell'italian style di cui imprenditori come Domenico Vacca, stilista di origine andriese da oltre 30 anni in America con diversi negozi sartoriali, si sono fatti portavoce. "Vent'anni fa l'americano voleva costruire un suo guardaroba, siamo arrivati noi e abbiamo spiegato cosa fosse un guardaroba. L'americano tornava dalle vacanze romane, dai weekend a Firenze e chiedeva dell'italian style. Noi glielo abbiamo portato".

Al dibattito ha partecipato anche Anna Matteo, Digital Transformation & Digital Transformation Director & Chief Information Officer OVS, che ha annunciato nei prossimi anni un investimento del gruppo che porterà all'assunzione di 125 persone per un progetto che punta su innovazione ed economia circolare.

Il futuro del settore, da quanto emerso, si giocherà sulla capacità delle imprese di fare formazione e sugli investimenti di grandi fondi che non vadano però a snaturare o ad estirpare dal territorio le produzioni. "La nostra esperienza ci ha portato all'acquisto di un brand marchigiano al quale abbiamo dato una forma mentis imprenditoriale da grande gruppo per poi portarlo qui in questo territorio crendo l'incontro con l'artigianato locale, un punto di svolta per il brand", ha detto Vitantonio Fanelli, presidente di Brio Group, sottolineando la forza del made in Puglia.

"Il comparto ha una tensione internazionale fortissima", ha detto ancora l'assessore Delli Noci, "i big brand del settore stanno acquisendo aziende pugliesi perché apprezzano il valore delle competenze che custodiscono, ma questo non è un risvolto negativo se la governance aziendale resta nelle mani del territorio". Gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da eventi che hanno chiesto alle aziende del territorio di stravolgere i propri asset, come spiegato da Roberta Carrozzo di Fashion Academy: "Durante il periodo Covid abbiamo perso un cliente che per noi rappresentava il 90% del fatturato, Dolce&Gabbana. Siamo riusciti a rafforzare ed implementare i rapporti con altri partner e grazie alla qualità che ha sempre contraddistinto il nostro lavoro siamo riusciti a modificare il modo di fare impresa e ad attrarre altri grandi brand. L'esigenza attuale è quella di difendere e trasmettere alle nuove generazioni le competenze dei nostri sarti".

Ma quale sarà quindi il gradino da superare per il salto di qualità? La tutela del marchio e la produzione del prodotto nel sistema pugliese. È quanto sostenuto da Claudio Meucci, EY Consulting Market Leader, che ha spiegato quanto la moda, il made in Italy, sia un settore importante per EY: "È stato uno dei primi settori studiati in Puglia, quando siamo arrivati qui, il trend dell'artigianalità è importantissimo e per difendere il made in Italy o il made in Puglia le aziende devono essere capaci di gestire le possibili problematiche relative a problemi di logistica ad esempio, che potrebbero essere capaci di mettere in ginocchio un'azienda. Servono investimenti sì ma serve proteggere anche le competenze acquisite, le competenze sono sempre di moda e possono permettere il salto di qualità".
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