Pietro de Silva
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L'attore Pietro de Silva si racconta a Barlettalife

Un'intervista fra racconti del passato e progetti futuri. Nel suo curriculum anche tanti lavori teatrali

Una personalità eclettica, una carriera ultra-trentennale alle spalle, suddivisa tra palcoscenico teatrale, fiction televisive e tantissime apparizioni sul grande schermo: parliamo dell'attore Pietro de Silva, che molti ricordano nel ruolo di Bartolomeo ne "La vita è bella", amico fidato di Roberto Benigni nell'immane tragedia che coinvolgeva il protagonista del film nei lager nazisti. L'attore, commediografo e regista napoletano, ma romano d'adozione, si è rivelato ai nostri microfoni, raccontando i progetti per il futuro, spiegando la sua idea sul cinema italiano e dispensando consigli ai giovani attori. Buona lettura.


1)Nella sua lunga carriera ha partecipato a 30 pellicole cinematografiche e 29 fiction televisive, oltre a svariati lavori in ambito teatrale, numeri di tutto rispetto. partiamo dall'ultima fatica: è nel cast di "Nessuno mi può giudicare", nelle sale dal 16 marzo. che parte ha in questo film?
«Ricopro il ruolo dell'avvocato di Paola Cortellesi, una sorta di amico che cerca di aiutarla in un momento di difficolta' economica. Il film attualmente e' campione d'incassi a Roma e ha riscosso un grande successo di pubblico; decisamente un esordio con i fiocchi per il regista Massimiliano Bruno».

2) Ha interpretato vari film di diversi generi (da "La vita è bella" a "Feisbum" ad "Amore 14"). Quale ruolo preferisce? Drammatico o comico?
«Decisamente il ruolo di Bartolomeo ne "La vita e' bella" e quello del commissario Boris Giuliano nel "Capo dei capi", serie tv per Canale 5».

3) E' consuetudine del mestiere dire che per diventare un grande attore bisogna fare tanta gavetta. Quali sono stati gli esordi di Pietro de Silva?
«Beh....gavetta ce ne e' stata veramente a tonnellate...si può dire che ho esordito nel Medioevo (sorride, ndr). Cominciai nel 1974 con un opera teatrale stupenda dal titolo "Marat sade" di Peter Weiss,un esperienza che mi e' rimasta nel cuore e nell'anima. Quando si hanno 19 anni l'emozione che si prova sul palcoscenico e' qualcosa che non si ripete mai più nella vita».

4) Ci sono state delle figure di riferimento tra i colleghi o i registi con cui ha lavorato a inizio carriera che le hanno dato consigli o indicazioni importanti per il suo futuro?
«Grandi maestri come Marco Bellocchio ne "L'ora di religione", Roberto Benigni ne "La vita e' bella", Sergio Castellitto in "Non ti muovere". Fra gli attori i miei miti in assoluto sono Gian Maria Volonte' e Salvo Randone, due giganti inarrivabili».

5) Ha qualche consiglio per i giovani attori che aspirano a seguire le sue orme?

«Quello di pensarci 76 volte prima di cominciare a fare questa professione. E' straordinario quando ti trovi coinvolto in spettacoli o film di rilievo,ma al contempo può essere terribilmente deprimente quando tuo malgrado ti rivedi in pellicole o prodotti televisivi di largo consumo e infima qualità. Il consiglio in assoluto che mi sentirei di dare alle nuove generazioni e' quello di perseguire ,con una coerenza quasi maniacale,la qualità,esclusivamente la qualità, anche se purtroppo non ce ne è granchè in circolazione...».

6) La fresca conferma dei nuovi tagli al FUS sta gettando nel panico migliaia di operatori nel mondo dello spettacolo. Qual è l'idea di Pietro de Silva, tanto come artista che come cittadino, circa questa situazione?
«L'attuale governo ha spregio della cultura,non la considera affatto e la relega agli ultimi posti fra le priorità del paese. Trovo che tutto ciò sia di una volgarità e di un arroganza senza fine. La cultura e' un bene preziosissimo che va preservato e aiutato costantemente; sono molto desolato dal degrado e dal disinteresse che provano per ogni forma d'arte. Siamo nel baratro, in un tunnel senza sbocchi. Speriamo in qualche mente illuminata che dica basta a questa vergogna che ci colloca fra gli ultimi posti in Europa per la tutela della cultura».

7) Ritiene che il cinema italiano sia malato? Come si spiegano i diversi flop al botteghino negli ultimi anni di film differenti dai "soliti" cinepanettoni o film comici?
«Temo sia un andazzo piuttosto irreversibile: i film di qualità sono relegati ai festival e hanno pochissima tenitura sugli schermi, in sostanza non li vede nessuno. Non c'e' il coraggio per una sana inversione di tendenza,viene prodotto esclusivamente ciò che rende al botteghino, sono rari i produttori che rischiano per proporre opere fuori dai clichè del mercato. Che nostalgia per Bunuel, Fellini, Kurosawa, Bergman, Kubrick e tutto il neorealismo italiano. Speriamo in tempi migliori....».

8) Parlando di cinema, lei ha avuto modo di lavorare con uno dei maestri di quest'arte (e non solo) in Italia, Roberto Benigni, in un meraviglioso film come "La vita è bella". Che ricordo ha di quella collaborazione
«Un ricordo indelebile, un'emozione irripetibile. Ogni volta che risento le magiche note di Piovani, rivivo magicamente le sensazioni provate sul set. Che dire? Aver fatto parte di un capolavoro del genere mi ha lasciato un arricchimento interiore che mi ha ridato speranza sulle sorti del nostro cinema in Italia. E poi Benigni e' un "alieno", un bene prezioso, una persona buona e rara in tutti i sensi».

9) A ormai 12 anni dalla Notte degli Oscar del 21 marzo 1999, quale pensi sia stato il merito più grande dell'opera di Roberto Benigni e Vincenzo Cerami?
«Quella di aver lasciato negli animi di chi lo ha visto, un distillato di poesia e purezza che non si riscontravano dai tempi del miglior Chaplin».

10) Se Pietro de Silva non avesse fatto l'attore, sarebbe diventato….?
«Scrittore... ! Ho scritto numerosissime commedie e monologhi, l'unica amarezza e' che avrei dovuto coltivare molto di più questa mia seconda grandissima passione».

11) Lei è impegnato contemporaneamente in lavori cinematografici, televisivi e teatrali. Dovendo scegliere tra piccolo schermo, grande schermo e palcoscenico, quale dei tre le appartiene di più?

«Non si puo' generalizzare dando una sola preferenza:l'emozione del teatro e' qualcosa di indescrivibile, il cinema altrettanto perché lascia una traccia e una testimonianza che il pubblico potrà apprezzare anche fra cento anni....se ci fosse una miscellanea fra le sue cose....sarebbe l'ideale. Una sola cosa e' certa: non si finisce mai d'imparare, ed e' bene che sia cosi', guai se ci si accontenta dei risultati raggiunti, bisogna sempre mirare al meglio».

12) Questa intervista è nata e si è sviluppata attraverso Facebook. Che idea ha dei social networks?

«Straordinariamente comodi ,efficaci e immediati, ma al contempo dispersivi e con pochi margini di approfondimento. Se ci si perde nel mondo virtuale si entra in un gorgo dal quale non se ne esce più. Sono strumenti che vanno usati con parsimonia, ricordandosi sempre che un libro e' centomila volte meglio di trecentomila social networks».

13) Quali sono i progetti per il futuro di Pietro De Silva nella triplice veste di attore, commediografo e regista?

«Un'altra fiction a breve per la tv e una stupenda passeggiata ai castelli romani».

E noi di Barlettalife le auguriamo di godersi questa passeggiata entusiasta dei successi trascorsi e futuri.

Domande a cura di Luca Guerra e Enrico Gorgoglione
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