Bronzi monumento piazza Caduti
Bronzi monumento piazza Caduti
La città

Il monumento nudo: storia “oscena” dell’amor patrio dimenticato

Nell'anniversario del 3 novembre, Michele Grimaldi ripercorre la storia del monumento ai Caduti

«Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo discorso pronunciato in occasione della Festa delle Forze Armate, ha ammonito tutti a non dimenticare che l'Italia è una ed indivisibile e che le spinte federalistiche non possono minare la sua unità conquistata con il sangue dei militari italiani caduti in tutte le guerre. Con questo monito il nostro Presidente ha voluto dare una sorta di scossa a tutti gli italiani che stanno pericolosamente lasciando cadere nell'oblio i sacrifici di tutti quei soldati che hanno donato la propria vita per l'unità nazionale. Le parole forti pronunciate da Napolitano possono benissimo essere dirette alla nostra Città che, in un certo senso, ha trascurato quello che rappresenta il più importante ricordo di tutti quei nostri concittadini che hanno donato la vita per la propria terra. Naturalmente stiamo parlando del Monumento ai Caduti sito nell'omonima piazza». Così comincia la sua riflessione, Michele Grimaldi, funzionario dell'Archivio di Stato di Barletta, nella giornata di oggi, in cui ricorre il 95° anniversario della firma dell'armistizio dell'Austria-Ungheria con gli Alleati (tra cui l'Italia), uno degli atti che sancì la fine della Prima Guerra Mondiale.

«Le prime iniziative, documentate dagli atti dell'archivio storico del Comune di Barletta conservati presso la Sezione di Archivio di Stato di Barletta, risalgono nientemeno che al 16 agosto 1915 cioè all'inizio della Grande Guerra allorquando Luigi Vista, rappresentante, scriveva al Sindaco Cav. Uff. Luigi Cafiero comunicandogli " …di aver lanciato ai nostri concittadini una sottoscrizione popolare a 20 centesimi per una Colonna Commemorativa ai Nostri Caduti sul Campo della Gloria perché è dovere nostro provvedere acchè i Caduti sul Campo abbiano la riconoscenza della Città e l'eterno ricordo fra i vivi: null'altro mi spinse". La risposta del Sindaco non si fece attendere e il 21 agosto, dopo soli cinque giorni, Cafiero scriveva al Vista e ringraziando "… per la premura che si è data nel farmi la comunicazione, plaudisco con vivo e sincero entusiasmo al delicato pensiero di perpetuare con una Colonna Commemorativa la memoria dei Nostri Cittadini che hanno fatto olocausto della loro vita per la grandezza e la gloria della Patria. Questa Amministrazione, la quale vedrà concorrere nella maggior possibile misura col suo tributo finanziario, offre tutto il suo morale appoggio perché la nobile e patriottica iniziativa abbia al più presto la sua solenne consacrazione"».

«Purtroppo le vicende belliche non permisero che il progetto potesse avere la sua realizzazione, ma il discorso riprese subito dopo il termine del primo conflitto mondiale. Il 29 giugno 1920 il Regio Commissario Prefettizio Cav. Dott. Alfredo Mandarini inviava una lettera circolare ai rappresentanti delle associazioni e a privati cittadini che così recitava "…E' mio intendimento costituire un Comitato per la raccolta delle offerte necessarie per erigere qui un degno monumento che ricordi ai posteri il nobile sacrificio di tanti prodi che immolarono la loro vita per la Gloria e la Grandezza della Patria. La S.V. Ill.ma voglia compiacersi intervenire all'adunanza da me indetta per l'oggetto che avrà luogo su questo Palazzo di Città la sera di venerdì 2 luglio prossimo alle ore 19. Questa nobile e patriottica Città non deve essere seconda alle altre sorelle d'Italia e perciò sono certo che tutte le classi cittadine daranno, ben volentieri, il maggior contributo". Un invito più esplicito di così non poteva esserci! E in quella data subito si istituì il "Comitato per il monumento ai figli di Barletta Caduti in Guerra" con Presidente il Comm. Francesco Torre Brigadiere Generale in pensione. Tra i componenti da segnalare il dott. Alfredo Reichlin, il Grand'Ufficiale Arcangelo Cafiero, il notaio Tommaso Severini, l'Ing. Arturo Boccassini e il Dott. Michele De Pascale. Il Comitato, appena eletto, non perse tempo e programmò iniziative per la raccolta di fondi. Da segnalare una pesca di beneficenza fissata per le feste natalizie del 1920. Tra coloro che aderirono all'iniziativa, naturalmente, vi fu il Comune che, per tramite del Regio Commissario Prefettizio, inviò "… per la pesca di beneficenza un servizio in argentone per gelati per dodici" battuto per la cifra di lire 367,95».

«Le iniziative continuarono negli anni e tantissimi, da ogni parte del mondo, inviarono somme e prodotti per la realizzazione del monumento ai caduti. Fra le tante vogliamo segnalare la somma di £.20 offerte dalla Società Anonima Fratelli Branca "…nell'impossibilità per il momento di inviare oggetti della nostra Ditta (il famoso "amaro") e £.6.180 (dollari 225,50) inviati dalla Società "Mutuo Soccorso Barletta" di New York il 9 luglio 1926. Allorquando fu raccolta la somma necessaria per la realizzazione del progetto, il presidente del Comitato Torre inviò alla redazione del Bollettino del Sindacato Fascista degli Ingegneri di terra di Bari il bando di concorso per un "Monumento ai Figli di Barletta Caduti in Guerra" che recitava così " E' bandito un concorso fra gli artisti italiani per la erezione nella Città di Barletta di un monumento dedicato alla glorificazione dei barlettani caduti nell'ultima Guerra 1915-18. La somma posta a disposizione del vincitore per la esecuzione di detto monumento è di £.150.000. Il concorso è aperto fino al 30 novembre 1926 ". Il concorso venne vinto dallo scultore napoletano Raffaele Ferrara il quale fu incaricato della realizzazione del Monumento, mentre i lavori per la costruzione delle fondamenta, per un importo di £.21.269,27, furono eseguiti dalla Cooperativa "Produzione e Lavoro" presidente Michele Prascina e composta da ex combattenti».
Monumento di piazza Caduti nel 1929
«L'attesa inaugurazione avvenne il 18 marzo del 1929 alla presenza del Regio Commissario Prefettizio Vito Lattanzio e di autorità civili, religiose e militari. Nel suo discorso il Commissario spiegava che il monumento ai caduti di tutte le guerre era stato costruito "…per non dimenticare il sacrificio silenzioso dei tanti nostri morti delle guerre e per salvare la memoria della tragicità di quegli eventi. Centinaia di barlettani: questo il tributo enorme che una Città gloriosa ha offerto sull'empio altare del dio della guerra. Tante vite spezzate, tante famiglie distrutte o mai nate per difendere i confini dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale. Se la nostra nazione esiste è anche perché tantissimi uomini sono morti su tanti fronti. Uomini con ideali diversi, con storie diverse, con motivazioni diverse ma con in comune un destino tragico e glorioso: la loro morte in guerra per preservare la propria Patria. I barlettani di tutto il mondo hanno prodotto uno sforzo comune per ricordare i tanti fratelli morti chissà come e in quale posto sconosciuto. La nostra comunità cittadina non ha voluto perdere il ricordo di un ramo reciso della sua famiglia anzi, ha voluto serbare il diritto e la dignità di commuoversi ricordando i il nome di un familiare che ha donato la propria vita per la Patria"».

«Purtroppo dopo una decina di anni quel monumento, sorto per ricordare valorosi barlettani, fu profanato privandolo delle figure di bronzo che lo componeva e la motivazione fu quella di fornire metallo alla Patria per costruire cannoni utili ad affrontare un'altra guerra che vedrà ancora vite di barlettani sacrificate per la propria terra. Da allora sono passati ottanta anni e tantissime amministrazioni comunali ma nessuna, fino ad oggi, ha fatto proprio lo spirito di quel gruppo di saggi barlettani che nel 1920 ebbe la "gloriosa" idea di ricordare i fratelli che non avevano avuto nessuna esitazione a donare la vita per la propria Terra. E proprio a questo proposito in più di un'occasione mi sono sorpreso a pensare che spesso si sente dire in giro "Che bei tempi quelli!". E no Signori, non erano i tempi belli ma le persone che con le loro azioni li rendevano speciali».
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