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Guerra Russia-Ucraina, in Puglia sono pronti 100mila ettari per coltivare grano

Sono anche stati destinati 1,5 miliardi di euro per fotovoltaico per i tetti delle imprese agricole

La guerra Russia Ucraina sta portando numerosi cambiamenti alla nostra economia, che deve adattarsi e trovare rimedio sia alla mancanza di materie prime come il grano sia al caro energia, trovando nuove fonti alternative, possibilmente green.

Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue può essere garantita anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100mila ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l'acqua per aumentare la produzione aggiuntiva di grano duro per la pasta, di tenero per fare il pane e di mais per gli allevamenti. È quanto afferma Coldiretti Puglia, con il ritorno anche dei grani antichi dal Senatore Cappelli al Gentil Rosso con cui si fanno pane e pasta, presentanti al mercato dei contadini di Lecce dagli agricoltori di Campagna Amica che per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano in Puglia dove è vietato l'uso del glifosate in preraccolta.

Intanto, quest'anno produrre grano costa agli agricoltori pugliesi fino a 600 euro in più ad ettaro a causa dell'impennata dei costi energetici causata dall'effetto a valanga della guerra in Ucraina dopo la crisi generata dalla pandemia Covid, che si riflette a cascata dalle sementi al gasolio fino ai fertilizzanti, secondo l'analisi della Coldiretti Puglia, dalla quale si evidenzia il salasso a carico del Granaio d'Italia con la necessità di interventi per aiutare le imprese rispetto a rincari ormai insostenibili, a partire dal settore cerealicolo che rappresenta uno dei simboli della situazione di difficoltà in cui versa l'agricoltura regionale.

L'Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende in media addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un'analisi Coldiretti su dati Ismea.

Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali di costi correnti – continua la Coldiretti Puglia - sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell'esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l'incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.

Il taglio dei raccolti causato dall'incremento dei costi – sottolinea Coldiretti Puglia – rischia di aumentare la dipendenza dall'estero per gli approvvigionamenti agroalimentari con l'Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale, senza dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia, fondamentali per l'alimentazione degli animali, si copre rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l'analisi del Centro Studi Divulga.

Le migliori varietà di grano duro selezionate, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano. Le superfici seminate – aggiunge Coldiretti Puglia - potrebbero ulteriormente raddoppiare già a partire dalla prossima stagione, con la produzione di grano che deve puntare sull'aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale.Altra novità è rappresentata dall'approvvigionamento energetico. Il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli (M5S), ha firmato il decreto sul parco Agrisolare previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Saranno così stanziati a imprenditori agricoli, singoli e associati, alle cooperative e alle imprese agroindustriali 1,5 miliardi di euro per installare sui tetti dei fabbricati strumentali all'attività agricola impianti fotovoltaici.

"Si tratta di una occasione importante per le imprese agricole e zootecniche della Puglia che permetterà loro non solo di abbattere il costo dell'energia delle singole imprese ma anche di riqualificare le strutture – dichiara il deputato Giuseppe L'Abbate, esponente M5S in commissione Agricoltura a Montecitorio – Sarà possibile, infatti, anche rimuovere e smaltire l'amianto, laddove presente, sia isolare termicamente i tetti nonché realizzare sistemi di aerazione che contribuiranno al benessere animale. Il provvedimento, atteso dal comparto primario, risponde alle esigenze delle imprese in un'ottica di economia circolare e preserva il suolo che deve essere destinato alla produzione agricola e, solo in ultimissima istanza, ad altro".

Il 40 per cento delle risorse complessive, pari a 600 milioni di euro, è riservato al finanziamento di progetti da realizzare nelle regioni del Mezzogiorno come previsto dal PNRR. "L'agevolazione massima in Puglia sarà pari al 50 per cento – spiega L'Abbate – ma potrà essere maggiorata di 20 punti percentuali per i giovani agricoltori o per gli agricoltori insediati nei cinque anni precedenti; per gli investimenti collettivi, come impianti di magazzinaggio utilizzati da un gruppo di agricoltori o impianti di condizionamento dei prodotti agricoli per la vendita; per gli investimenti in zone soggette a vincoli naturali. Sarà possibile ottenere l'erogazione di un anticipo del 30 per cento della domanda di contributo".

Entro il 30 giugno 2026 deve essere garantita la realizzazione, il collaudo e la rendicontazione degli interventi del Parco Agrisolare, con cui l'Italia punta a raggiungere una potenza totale di almeno 375.000 kW.
  • Coldiretti
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