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Barletta Pride 2013, la parata e le voci dei protagonisti

Presenti Nichi Vendola e Ivan Scalfarotto. Le parole del presidente Arcigay Bat, Michele Pio Antolini

E' stato il Pride di riferimento per la Puglia, in una giornata nella quale in tutta Italia sono state organizzate manifestazioni a riguardo. Circa 400 persone hanno sfilato ieri pomeriggio per le vie del centro di Barletta, in nome dell'orgoglio omosessuale e dei diritti civili. Una parata che è stata l'atto conclusivo di una settimana di incontri, momenti di riflessione e di festa, che hanno caratterizzato il Barletta Pride 2013. Abbiamo raccolto ieri le voci dei protagonisti, presenti durante la parata.

Nichi Vendola (presidente della regione Puglia)
Questa giornata cosa rappresenta? E a che punto possiamo oggi considerare l'Italia sul piano dei diritti?
«E' una giornata importante, perché la delocalizzazione in periferia delle battaglie per i diritti civili, è un passaggio veramente importante. Il Pride è stato la scena di una rivendicazione di libertà nelle grandi città finora. Il fatto che ci possa essere un coinvolgimento più largo, a me pare importante. Vorrei ricordare che il Pride a Bari ebbe una forza di una semina, poi vedemmo i germogli. Sono esperienze che cambiano anche la cultura di una comunità».

Un passo avanti nei diritti sarà fattibile già in questo Parlamento o non ancora?
«Io spero per me che sia subito. Perché subito è già tardi rispetto all'orologio dei diritti, che è stao bloccato in Italia per vent'anni, dall'ipocrisia dei sepolcri imbiancati che sono stati classe dirigente. E per chi ha la mia età, c'è l'impazienza, la fretta di voler vedere nascere un paese migliore».

Michele Pio Antolini (presidente Arcigay Bat)
Un bilancio complessivo di questa settimana.
«Sono felicissimo, perché non mi interessano i numeri. Io ho vinto quando una signora è venuta da me dopo la conferenza su "famiglia e famiglie", e mi ha detto: sono venuta con un idea contraria alla vostra, e ritorno a casa con un'idea cambiata, perché ero ignorante". Questa è la mia vittoria. Il mio obiettivo è andare tra la gente, non stare nei luoghi radical chic».

Il messaggio conclusivo di questa ultima giornata che si conclude con la parata?
«E' l'orgoglio gay. L'orgoglio gay è festa, divertimento e gioia di vivere - e ancora - Ragazze e ragazzi non abbiate paura, perché la vita è una sola. I diritti non chiedeteli agli altri, ma conquistiamoceli. Se avete qualche timore, Arcigay Bat c'è, vi possiamo sostenere in tutte le maniere».

Qual è stata la risposta dei barlettani?
«Barletta si è dimostrata aperta. Il paese cambia, se cambiano le nuove generazioni. Le nuove generazioni vengono formate a scuola. Il paese per ripartire, deve ripartire dalla scuola. La scuola attuale fa schifo. La scuola, come i genitori, devono tornare ad educare i propri figli. Educare al lavoro, alla vita sociale, all'associativismo, a rispettare tutti».

A chi non vede di buon occhio la parata, cosa rispondete?
«Un ragazzo che ha delle tette finte di plastica non è scandalo. E' inutile che mi vengono a dire che i bambini di 5 anni vengono scandalizzati. Perché ai bambini, basta un click, un secondo, per vedere immagini pornografiche. Bisogna smettere con questo bigottismo, sia nell'ambiente gay cha al di fuori. Il Gay Pride è un momento di gioia, cultura, formazione, e del sesso libero, fatto ovviamente con le dovute precauzioni».

Ivan Scalfarotto (deputato PD e attivista)
A che punto è la classe politica sul piano dei diritti?
«Il Pride è sempre un momento di grande armonia e allegria, una festa che include e che celebra l'amore. Per cui che cosa c'è di meglio. Abbiamo avuto il Presidente della Camera e il ministro delle Pari Opportunità al Pride di Palermo - ha aggiunto - Abbiamo una legge anti omofobia, che dopo poche settimane di attività del Parlamento è già in discussione in commissione e calendarizzata per l'aula. Il Senato ha radicato la discussione sulla legge sulle unioni. Certamente continuiamo ad essere molto indietro, ma qualcosa sembra cambiato. Vediamo che cosa riusciamo a costruire. La storia insegna cautela, però bisogna anche un po' crederci, altrimenti non andiamo da nessuna parte».

Qualcuno dovrebbe aspettarsi di più da un'area politica rispetto ad un'altra?
«Non ne farei una questione ideologica. Questa è una questione di civiltà. Nel centrodestra, persone come gli Onorevoli Galan, Ravetto, Carfagna, Prestigiacomo, hanno depositato una bellissima proposta di legge sulle unioni omo-affettive, le chiamano loro. Io sono per il matrimonio, però apprezzo che il centrodestra cominci a parlare di queste cose. I temi dei diritti delle persone omosessuali sono centrali nelle agende politiche di molti paesi, come la Francia, gli Stati Uniti. Gli omosessuali non sono un corpo a parte, siamo vostri concittadini».

Il PD, il suo partito, quanto è lontano da una sintesi sul piano dei diritti?
«E' lontano da dove dovrebbe essere, come è lontano il PdL, da dove dovrebbe essere la destra. Siamo tutti indietro. Il fatto che in Parlamento ci siano, a me pubblicamente noti, soltanto 3 parlamentari che non hanno difficoltà a dire di essere gay, su 945 (nella scorsa legislatura ce ne era solo una), ci fa capire che siamo indietro, perché le persone omosessuali non sono tre su mille. Ce ne sono forse 5 ogni 100. Siamo tutti molto indietro. Anche il PD, ma non solo il PD».

«Essere qui è importante - dice Antonio, genitore dell'Agedo (Associazione Genitori di Omossesuali) - soprattutto per mio figlio, ma anche per me, per dire agli altri genitori di accogliere i figli così come sono, perché i figli sono un dono. Se ognuno di noi muovesse dei passi, arriveremmo al traguardo. Sono ottimista e credo che dobbiamo muoverci noi genitori, per difendere i nostri figli dall'omofobia. Ad un genitore che non riesce ad accettare di avere un figlio gay, dico che perde una grande occasione, dico che perde una grande occasione, perché i figli vanno accettati a prescindere».

«In Italia le persone omosessuali non hanno nessun riconoscimento, né giuridico, né sociale – afferma una rappresentante dell'Arcilesbica Mediterranea Bari - Vengono messe in discussione anche le nostre stesse esistenze, perché non avendo diritti, siamo invisibili di fronte alla società. Queste manifestazioni sono quindi molto importanti, per aumentare la visibilità e sensibilizzare l'opinione pubblica. Speriamo di avere davanti ancora poca strada da fare, noi continueremo a lottare, a farci vedere, a urlare per rivendicare i nostri diritti. La gente sta cominciando a capire che non c'è niente di strano nell'essere gay o lesbica».

«E' bello vedere una città come Barletta riunire almeno tutte le realtà presenti in Puglia - dice una rappresentante dell'associazione leccese LeA (Liberamente e Apertamente) - Su Lecce c'è ancora da lavorare. La nostra associazione è nata da poco più di due mesi, proprio perché abbiamo capito e ci è stato richiesto che ci fosse su Lecce un punto di riferimento per tutti quei ragazzi e ragazze che magari hanno bisogno di qualcuno con cui parlare, con cui potersi confrontare».
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