Francesco Spina
Francesco Spina
Politica

Anche Spina cade dal notaio come Maffei

Le due colonne della democrazia: le regole e la parola. Contro i politici faccendieri e silenziosi

Ci sono riusciti. Ce l'hanno fatta anche a Bisceglie. Al secondo tentativo è riuscito il golpe notarile dei consiglieri comunali di Bisceglie contro il Sindaco Spina. 13 consiglieri si dimettono e mandano a casa l'amministrazione. Anche questa volta destra e sinistra unite nell'azione corsara. La storia si ripete. Ma tragedia e farsa non si alternano, si mescolano in una palude torbida in cui la politica è scomparsa. Ed è rimasto solo il potere nella sua versione più volgare, truce, spregiudicata.

Ancora una volta il punto non è il giudizio sull'azione politica del Sindaco. Spina ha scelto di aderire a un nuovo progetto dell'arena politica, Scelta civica per Monti. Essendo stato, a suo tempo, eletto con il centrodestra. Legittimo quindi che una parte della sua maggioranza volesse affondare l'amministrazione da lui guidata. Ma il luogo deputato a questo tipo di azione politica è (ormai bisogna dire: dovrebbe essere) il Consiglio comunale. Perché la democrazia è un sistema fragile. Se non si tutela la sacralità dei suoi luoghi e dei suoi tempi, crolla l'intero edificio. Quell'edificio, la democrazia, ha due colonne portanti. La prima è rappresentata dalle regole, dalle procedure. La volgarità di questi ultimi vent'anni ha invece lasciato penetrare un messaggio pericoloso per le nostre comunità: "tutto ciò che non è penalmente rilevante, è permesso". È un messaggio devastante.

La seconda colonna su cui regge l'edificio democratico è la parola. Non discutere, non dibattere, non sottoporsi alla regola del migliore argomento, da parte di un Consiglio comunale, significa abdicare alla propria funzione politica, ma anche sociale. Oserei dire: pedagogica. Se questi politici non hanno coraggio di esporre le proprie ragioni, significa che sono, sempre, ragioni inconfessabili. Motivazioni di cui vergognarsi. Decisioni prese in sedi inadeguate in difesa di interessi particolari. Negare il dibattito pubblico equivale a tradire l'interesse pubblico.

Dopo la caduta di Maffei, dopo la caduta di Spina, di questo c'è da aver paura: dei politici faccendieri e silenziosi. Con più forza bisogna continuare a difendere, per il bene della democrazia, le regole e il dibattito aperto, pubblico, critico.
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