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Alternativa Comunista dice no alle trivelle e sì al referendum

Rizzi: «Servono comitati popolari contro le trivellazioni e contro il governo»

«Domenica prossima, 17 Aprile, si terrà il referendum sulle trivellazioni con l'unico quesito ammesso al voto, dopo vari passaggi tra Cassazione e Corte Costituzionale. Il quesito in questione riguarda la durata delle autorizzazioni per le esplorazioni e le trivellazioni dei giacimenti in mare già rilasciate, e nella fattispecie riguarda la parte in cui si prevede che le trivellazioni possano proseguire fino a quando il giacimento lo consenta. Il comma di cui si chiede l'abrogazione prevede sostanzialmente che le trivellazioni per cui sono già state rilasciate delle concessioni non abbiano una scadenza. Il referendum vuole invece limitare la durata delle concessioni alla loro scadenza naturale, chiudere dunque definitivamente i procedimenti in corso ed evitare proroghe». Scrive il barlettano Michele Rizzi, coordinatore regionale di Alternativa comunista.

La strada del referendum era stata tracciata esclusivamente per via istituzionale con la richiesta da parte di 10 Consigli regionali, di Abruzzo (poi ritiratosi), Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise sotto la spinta di centinaia di associazioni e comitati locali. Infatti l'indizione di un referendum per abrogare totalmente o parzialmente una legge può avvenire o tramite la raccolta di 500 mila firme o attraverso la richiesta di almeno 5 Consigli regionali. I quesiti erano inizialmente 6, poi le manovre di Renzi e del suo governo (attraverso la modifica alla Legge di stabilità), con la complicità di Consulta e Corte Costituzionale, hanno portato alla cancellazione di 5 quesiti, lasciandone in piedi solo uno che agisce solo sulla limitazione della durata delle concessioni già in essere. In questi anni ci sono state varie mobilitazioni regionali che hanno portato in piazza migliaia di persone, molti Comitati sono nati con l'obiettivo di arrivare al blocco di tutte le concessioni che i governi nazionali e ultimo il governo Renzi hanno assegnato alle multinazionali petrolifere.

Di fatto però è mancata una vera vertenza nazionale, a difesa del mare come a difesa del territorio intero contro i profitti delle multinazionali legate ai governi nazionali, contro le leggi del governo Renzi che, anche dall'ultimo scandalo che riguarda la famiglia della sua ex ministra Guidi, dimostra di essere legato agli interessi dei petrolieri. Una mobilitazione che portasse in piazza migliaia di persone, andando oltre il "regionalismo" della lotta contro le trivellazioni per costruire un fronte di lotta a difesa dell'ambiente unendolo alle vertenze sul lavoro e sulla scuola.

A fronte di tutto questo e non avendo di certo fiducia che consultazioni elettorali o referendarie possano cambiare la natura di classe e la stessa azione politica dei governi antipopolari come il governo Renzi, crediamo comunque che il 17 Aprile bisogna esprime un "Si" contro le trivellazioni, trasformandolo in un "SI" contro il governo Renzi e che questa consultazione referendaria, quorum raggiunto o no, debba poi diventare successivamente un momento di mobilitazione popolare per rafforzare e costruire nuovi Comitati popolari contro le trivellazioni e contro il governo chiamando in causa non soltanto la sua politica disastrosa contro l'ambiente a tutto vantaggio delle multinazionali petrolifere, ma anche la sua politica antipopolare dal punto di vista lavorativo, sanitario, scolastico, per una vera vertenza unificante che mandi a casa questo governo amico delle banche e dei padroni».
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