14 marzo 1956
14 marzo 1956
La città

14 marzo 1956, un giorno terribile per Barletta

La tragedia di via Manfredi per mancanza di viveri

La storia della nostra città ci insegna che ogni luogo, ogni contesto, ogni spazio abbia una propria vita. Via Manfredi non è solo una comune fermata di Bus, come non è stato un semplice luogo di sviluppo di vita comunitaria nella zona che molti chiamerebbero 'Madonna delle Grazie'.

Ma torniamo alla storia: nel 1956 si scatenò non solo sulla Puglia ma in tutta Italia 40 giorni di nevicate con temperature sotto lo zero che provocarono quindi una vera e propria carestia. Le povere famiglie erano completamente senza alcun alimento per potersi sfamare in virtù anche di una mancanza di lavoro dovuto dal freddo. Arrivarono viveri di prima necessità da Stati Uniti e Germania e il sindaco barlettano dell'epoca Giovanni Paparella consegnò la distribuzione di questi viveri al clero locale attraverso la P.O.A. (Pontificia Opera di Assistenza) che aveva a disposizione personale ed era maggiormente inserita nel territorio.

I pacchi furono portati all'ex Caserma Stennio a don Ciccio Francia che ne avrebbe curato la distribuzione la quale non sarebbe stata in maniera equa da quello che poi sarebbe diventato il Prevosto di San Giacomo. Di conseguenza la CGIL ne organizzò uno sciopero che da Piazza Roma (ad oggi piazza Aldo Moro) sarebbe arrivata a Palazzo di Città ma sfociò in una vera e propria marcia di protesta da parte di migliaia di cittadini costretti alla fame. All'ex caserma la situazione sfuggì di mano davanti al rifiuto di consegnare i pacchi la folla esercitò la pressione presso il portone dell'ex caserma invadendo il cortile.

Già Michele Grimaldi direttore dell'Archivio di Stato di Barletta aveva raccontato questa storia alla nostra redazione e con le sue parole proseguiamo il racconto di ciò che accadde: ''Gli agenti di polizia dopo un iniziale fase di contenimento che non ottenne i risultati sperati, cercò di respingere i dimostranti che nel frattempo erano penetrati in gran numero nei locali. Un agente, colpito ripetutamente da sassi che gli avevano fatto cadere il casco e procurato lesioni al capo, si inginocchiò ed iniziò a sparare verso la folla. Si rivelò quello un segnale per gli altri poliziotti i quali, a loro volta, aprirono il fuoco ad altezza d'uomo.

Secondo il rapporto dettagliatissimo dei Carabinieri, furono esplosi ben 467 colpi di mitra e 374 di pistola. I braccianti furono inseguiti in tutti i vicoli intorno a piazza Plebiscito. Sul selciato antistante l'ex convento rimasero 2 morti: Giuseppe Spadaro, 49 anni e sette figli, dei quali il più grande 16 anni e il più piccolo 14 mesi e Giuseppe Dicorato di 28 anni. Un terzo manifestante, Giuseppe Loiodice di 21 anni, ferito negli scontri, morirà in ospedale dopo 15 giorni di sofferenze.

I fatti ebbero una eco nazionale. Tra i tanti che presero posizione ci fu soprattutto Giuseppe Di Vittorio, padre del sindacato, il quale commentò sull'Unità "Basta! Ancora una volta sangue umano. Sangue di povera gente sparso per il diritto alla sopravvivenza, questa volta nella civilissima Barletta".

Alle esequie delle vittime partecipò un interminabile e silenzioso corteo che vide tra gli altri ben cinquanta parlamentari.''

Oggi 14 marzo 2023 tanti si sono dimenticati questa pagina nera della nostra città. Seguendo un filo con il passato ancor oggi a Barletta la disoccupazione dilaga, aumentano sempre più le richieste di viveri alimentari alle Caritas di ogni zona.

Giorno dopo giorno 'tirare a campare' resta una delle priorità per una parte di Barletta che ha ereditato nel tempo la precarietà.
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