Ospedale Dimiccoli
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Covid, ma non solo: «Pretendo rispetto per tutti i malati»

Lo sfogo di un cittadino: «La salute non ha nulla a che fare con la politica»

«Sono solo un cittadino che pretende rispetto per tutti i malati e per tutti gli operatori sanitari che ogni giorno si assumono enormi responsabilità per tutelare il nostro diritto, costituzionalmente garantito, alla salute». C'è sgomento nelle parole di un cittadino barlettano che si rivolge alla nostra redazione con una lettera dopo la conversione quasi totale dell'ospedale Dimiccoli di Barletta in presidio Covid.

«Al presidio ospedaliero di Barletta, diventato "Covid" – scrive – hanno bloccato varie operazioni chirurgiche dato che le sale operatorie non sarebbero più utilizzabili. L'unico presidio ospedaliero nella nostra provincia che non è ancora "Covid" è quello di Andria che non ha determinati reparti. Ciò significa, per esempio, che se ho un tumore alla laringe (reparto di otorinolaringoiatria) non posso operarmi perché ad Andria non c'è il reparto di otorinolaringoiatria».

Da qui l'amara osservazione: «Ciò significa che i medici che non hanno le competenze scientifiche per poter curare i malati di Covid e che lavorano presso l'ospedale di Barletta o non stanno lavorando o vengono mandati allo sbaraglio a curare una malattia che non conoscono».

«In un paese normale – aggiunge – ci si dovrebbe attivare per far curare anche persone affette da altri mali che, al contrario del Covid (per il quale prima o poi ci sarà il vaccino) continueranno ad esistere e mieteranno sempre vittime.

In un paese normale dovrebbero attivarsi per fare in modo che i medici in servizio presso Ospedali "Covid" e che non sono in grado di curare i pazienti Covid (ortopedici, pediatri, ginecologi e chi più ne ha più ne metta) effettuino trasferte per aiutare altri colleghi che si trovano in palese difficoltà presso altri nosocomi sino ad ora non "Covid".

In un paese normale una donna gravida che ha necessità di far nascere il proprio figlio con parto cesareo non deve andare in un altro ospedale e sperare che non ci siano altre donne gravide che aspettano il taglio cesareo, solo perché l'ospedale della propria città è "Covid"».

In un paese normale – conclude – la salute non ha nulla a che fare con la politica».
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