Marco Di Pinto
Marco Di Pinto
Calcio

Barlettani nel mondo: Marco Di Pinto, a Londra tra pallone e taralli

Intervista al 24enne nato all'ombra di Eraclio, da 15 mesi nel Regno Unito

La Gran Bretagna, e Londra in particolare, sono luoghi fortunati da un anno a questa parte per i barlettani nello sport. Dopo l'exploit, con relativo raggiungimento dei Quarti di Finale nelle Olimpiadi 2012, di Pia Lionetti, ora è tempo di un altro nostro concittadino di imporsi in una disciplina sportiva: questa volta si parla di calcio e protagonista è il 24enne Marco Di Pinto. Dopo anni di militanza nel Barletta Calcio a 5, Di Pinto ha deciso di salutare Eraclio 15 mesi fa e ha ora avviato un'esperienza nelle fila del West Futsal London, formazione della FA National Futsal League - South Division, per poi spostarsi ora al calcio a 11. L'abbiamo incontrato durante un breve periodo di ritorno a Barletta, per raccogliere un bilancio dei suoi primi 15 mesi nel Regno Unito.

Marco, qualcosa è cambiato rispetto all'intervista di ottobre scorso.
«Sì, ora mi sto allenando con una squadra di calcio a 11, lo Sheperds bush United, squadra di un quartiere di Londra (sorseggia un buon caffè italiano, ndr). Mi alleno con loro da circa un mese. Siamo partiti in 64, e siamo rimasti in 18: io sono nel gruppo, gioco come centravanti anche se nel calcio a 11 ho sempre giocato come terzino e mediano. Lo faccio come puro divertimento. Ci alleniamo in un parco, abbiamo uno stadio piccolo ma con una buona cornice di pubblico. Ovviamente è tutto a livello amatoriale, senza alcun contributo: si gioca solo per divertirsi».

Come è andata a finire la stagione con il West Futsal London?
«Ci siamo salvati all'ultima giornata, personalmente ho vissuto una bella annata, con 11 gol, ma non è stata una bella esperienza lavorativa».

Hai mai pensato a un provino con un club "pro"?
«Sì, in Inghilterra ci sono agenzie per questo: si paga una cifra all'agenzia, intorno alle 200 sterline, e ci si propone a delle squadre, anche grandi. E' tutto legalizzato e regolarizzato: io ho un mio amico che possiede un'agenzia del genere, è un ruolo lavorativo nuovo, lavora con squadre di Prima e Seconda Divisione, l'equivalente della nostra cadetteria e della Lega Pro. Io non mi arrendo, e il calcio resterà sempre il mio sogno. Non si sa mai nella vita come va, ad esempio a Barletta ho conosciuto tanti calciatori locali bravi che hanno avuto meno di quanto meritano».

Stai seguendo a distanza il Barletta Beach Soccer?
«Certo, mi avevano anche proposto di giocare ma non mi sembrava corretto entrare in un gruppo che suda insieme da mesi. Quello di Antonio Dazzaro è un progetto serio, corretto, chiaro: è ammirevole cosa siano riusciti a realizzare, erano in lista di attesa da 10 anni per il Barletta Beach Soccer, ma alla fine hanno portato a termine il loro obiettivo, basato solo su ragazzi barlettani».

Nel futuro ti vedi a Londra?
«Assolutamente sì, lì ognuno ha un'opportunità. Fuori dal calcio, ho aperto una società con un ragazzo di Senigallia: lui esporta cibo italiano a Londra, dallo stracchino al prosciutto, tutti prodotti che mancano a Londra. Inizierò anch'io a esportare taralli, l'unico prodotto che con la mozzarella non conoscono, ma per il quale vanno matti. Tra qualche mese ho intenzione di occuparmi solo di esportazione di taralli e aprire una società mia. In Inghilterra è sufficiente avere 25 pounds per aprire una società, al contrario del capitale sociale di cui hai bisogno in Italia. Le banche ti danno grandissimi contributi se sei giovane, e in questo sono aiutate dal Governo. Purtroppo anche in questo c'è differenza con l'Italia».

I tuoi come stanno vivendo la tua esperienza?
«All'inizio mia madre era logicamente disperata, ma dopo tre mesi mi ha visto contento e ha capito che è stata una scelta giusta. Ovviamente i miei mi danno una grossa mano economicamente. Poi l'aria di crisi che c'è in Italia certo non li spinge a invitarmi a tornare».

Ti è mai passato in mente di provare a proporti al Barletta Calcio?
«Sì, ci ho provato, ho fatto anche un paio di allenamenti ai tempi di Mangiapane, ma non ho mai avuto opportunità e contatti. Secondo me dovrebbero puntare di più sui barlettani, penso a Ruggiero De Lorenzo che gioca nel Barletta Beach Soccer. Ma anche gli stessi Di Tacchio, Zingrillo avrebbero meritato una chance».

Hai una squadra del cuore in Inghilterra?
«L'Everton, ogni anno spende zero e arriva in alto, vedi il sesto posto di quest'anno. Hanno lo stesso gruppo da 10 anni, è un ambiente pulitissimo, hanno uno stadio pazzesco, un tifo splendido: pensa che nel derby con il Liverpool i tifosi vivono insieme il derby. Non tifo più Milan, il calcio italiano non mi piace più».

In chiusura, perchè un barlettano dovrebbe venire a Londra?
«Perchè è una realtà stimolante, perchè qui i miei amici, pur laureati e titolati, mi dicono che c'è poco lavoro, pochi spazi, poco coraggio di investire. Londra ti offre opportunità a ogni livello, basta adeguarsi: sei incentivato ad aprire società, avviare attività. C'è rispetto a tutti i livelli, nel lavoro e nella vita: nei primi mesi non ti metti certo soldi da parte, ma ti fai le ossa, impari un'altra lingua, ti apri mentalmente. Anche dopo il diploma, un anno fuori a scoprire il mondo lo consiglierei a tutti. Fate le valigie e "sc'tavinn"».

Non è londinese, ma rende l'idea.
(Twitter: @GuerraLuca88)
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