(1).jpg)
Calcio
Barletta Calcio, è un calvario senza fine
Contro il Catanzaro il solito film, l'orgoglio è uno sconosciuto fuori dagli spalti
Barletta - lunedì 14 aprile 2014
17 sconfitte in stagione, sei ko consecutivi, penultimo posto con 21 punti, peggior attacco del torneo, 50 gol subiti. I numeri sono pietre, si dice, e quelli del Barletta trascinano a fondo Liverani e compagni, sempre più giù nel campionato di Prima Divisione Lega Pro, girone B. Nella domenica delle Palme sul calendario cristiano, ieri pomeriggio i biancorossi di mister Carrara hanno lasciato il sorriso e la pace al Catanzaro, mettendo in evidenza la solita incapacità di opporre prestazioni degne di tal nome a un avversario apparso, come tanti, superiore e adeguato alla categoria rispetto ai padroni di casa. Nessuna "riconciliazione" con il calcio giocato, l'orgoglio resta uno sconosciuto fuori dagli spalti e la "ricetta" per l'ennesima domenica frustrante in via Vittorio Veneto è tristemente servita.
Dalle 3 C alle tre P...ere
Eppure gli ingredienti per fare bene sono chiari: cuore, testa e....attributi. Peccato che nel Barletta edizione 2013/2014 quest'amalgama sia stata merce davvero rara, esaurita da due mesi a questa parte dopo aver dato fondo alle scorte in inverno, quando si erano visti barlumi di gioco e vittorie. Anche ieri contro il Catanzaro abbiamo assistito alla solita sbiadita pellicola: l'avversario che passa in vantaggio in avvio, gode della superiorità numerica (Liverani, che dormita...) e legittima il successo entro la prima ora di gioco anche grazie a un paio di cortesie arbitrali (vedi rigore generoso concesso su Martignago e un penalty negato al Barletta su Ilari), salvo poi non infierire sui resti biancorossi. Assistere a una partita diventa quasi umiliante, per chi è in campo e chi vi assiste dagli spalti, così il passo dalle "tre C" alle tre pere è quasi tristemente assicurato. E con esso, la costante perdita di mattonelle di dignità e orgoglio sportivo, mai scalfite come in questa maledetta annata: da tanto, troppo tempo, sembra di assistere a un funerale sportivo annunciato in una squadra anestetizzata, che sembra mancare anche della minima voglia di correre e lottare.
Carrara e Tatò, due volti del ko
Come da attese, ieri ad assistere alla sfida del "Puttilli" c'era anche il presidente "ad interim" Roberto Tatò. Il numero uno di via Vittorio Veneto ha assistito alla consueta prestazione ad handicap dei suoi, condita da pochissimi lampi e tanti tuoni. Chissà se non ha pensato all'estate e all'inverno, quando le scellerate scelte gestionali del dg Martino sono state avallate dall'ex allenatore Orlandi e dalla dirigenza stessa. Un manipolo di giovani senza guida diventa una banda spaurita, e questo lo sa anche Carrara: "I numeri dicono che ne abbiamo davvero pochi. Abbiamo giovani con capacità di reazione pari a zero. Se avessimo due o tre giocatori di esperienza al fianco dei nostri giovani, allora me la giocherei" ha spiegato ieri il tecnico biancorosso nel post-partita. Peccato che i calciatori di esperienza, sebbene pochi (Allegretti vi ricorda qualcosa?) c'erano, ma gli sono stati preferiti tanti giovani in nome alle direttrici "crescita" e "valorizzazione", termini che un bagno di realismo ha spazzato via da un paio di settimane a questa parte.
L'orgoglio biancorosso resta nelle parole
Un fitto passaparola, dipanatosi tra bar sport, web e comunicati ufficiali, aveva caratterizzato i giorni che hanno preceduto Barletta-Catanzaro: c'era da onorare il gemellaggio trentennale tra le due tifoserie, bisognava riscattare le prime pagine conquistate su tanti giornali con l'ingigantimento del caso-Di Bella, era necessario far capire a tutti che Barletta è calcisticamente viva ed orgogliosa di esserlo. Al contrario del campo, gli spalti hanno partorito un risultato di parità e un incessante sostegno da parte del pubblico di casa- circa 1700 i paganti, compresa la quota abbonati- per 90' e passa minuti, fino alla ironica richiesta ai calciatori del Catanzaro di presentarsi sotto la curva di casa. Si sognava un'altra domenica, si sognava un'altra stagione, ma il messaggio è arrivato comunque forte e chiaro: Barletta vuole vivere altre domeniche di calcio professionistico, a prescindere dai protagonisti. Chissà se questa volta uno stadio pieno a metà per una squadra che non ha nulla da dire da diverso tempo farà notizia.
Campionato finito, occhi e cuori al futuro
Nel calendario biancorosso restano 90 minuti di campo, preceduti da ben due domeniche di riposo forzato: a Pasqua il girone B non sarà di scena, mentre domenica 27 aprile al Barletta toccherebbe la trasferta "fantasma" di Nocera Inferiore, contro un avversario da tempo escluso dal campionato per i noti fatti di Salerno. Il 4 maggio al "Puttilli" arriverà il Grosseto per cercare di archiviare senza macchia una stagione da cancellare, e in fretta. Qualche tassello c'è: ne sono esempio la voglia di tanti barlettani di dare una piccola ma significativa mano al futuro del club (vedi il progetto di azionariato popolare promosso da "I Biancorossi") e i lumi di passione rimasti vivi nella tifoseria organizzata, i tanti rumors- che dovranno presto acquisire concretezza per non rimanere tali- circa gruppi imprenditoriali interessati alla piazza. Molti protagonisti sul campo dell'annata in corso sono destinati a restare un brutto ricordo tra 21 giorni: ai migliori la capacità di costruirsi un possibile avvenire a Barletta, in attesa di capire il futuro del Barletta.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Dalle 3 C alle tre P...ere
Eppure gli ingredienti per fare bene sono chiari: cuore, testa e....attributi. Peccato che nel Barletta edizione 2013/2014 quest'amalgama sia stata merce davvero rara, esaurita da due mesi a questa parte dopo aver dato fondo alle scorte in inverno, quando si erano visti barlumi di gioco e vittorie. Anche ieri contro il Catanzaro abbiamo assistito alla solita sbiadita pellicola: l'avversario che passa in vantaggio in avvio, gode della superiorità numerica (Liverani, che dormita...) e legittima il successo entro la prima ora di gioco anche grazie a un paio di cortesie arbitrali (vedi rigore generoso concesso su Martignago e un penalty negato al Barletta su Ilari), salvo poi non infierire sui resti biancorossi. Assistere a una partita diventa quasi umiliante, per chi è in campo e chi vi assiste dagli spalti, così il passo dalle "tre C" alle tre pere è quasi tristemente assicurato. E con esso, la costante perdita di mattonelle di dignità e orgoglio sportivo, mai scalfite come in questa maledetta annata: da tanto, troppo tempo, sembra di assistere a un funerale sportivo annunciato in una squadra anestetizzata, che sembra mancare anche della minima voglia di correre e lottare.
Carrara e Tatò, due volti del ko
Come da attese, ieri ad assistere alla sfida del "Puttilli" c'era anche il presidente "ad interim" Roberto Tatò. Il numero uno di via Vittorio Veneto ha assistito alla consueta prestazione ad handicap dei suoi, condita da pochissimi lampi e tanti tuoni. Chissà se non ha pensato all'estate e all'inverno, quando le scellerate scelte gestionali del dg Martino sono state avallate dall'ex allenatore Orlandi e dalla dirigenza stessa. Un manipolo di giovani senza guida diventa una banda spaurita, e questo lo sa anche Carrara: "I numeri dicono che ne abbiamo davvero pochi. Abbiamo giovani con capacità di reazione pari a zero. Se avessimo due o tre giocatori di esperienza al fianco dei nostri giovani, allora me la giocherei" ha spiegato ieri il tecnico biancorosso nel post-partita. Peccato che i calciatori di esperienza, sebbene pochi (Allegretti vi ricorda qualcosa?) c'erano, ma gli sono stati preferiti tanti giovani in nome alle direttrici "crescita" e "valorizzazione", termini che un bagno di realismo ha spazzato via da un paio di settimane a questa parte.
L'orgoglio biancorosso resta nelle parole
Un fitto passaparola, dipanatosi tra bar sport, web e comunicati ufficiali, aveva caratterizzato i giorni che hanno preceduto Barletta-Catanzaro: c'era da onorare il gemellaggio trentennale tra le due tifoserie, bisognava riscattare le prime pagine conquistate su tanti giornali con l'ingigantimento del caso-Di Bella, era necessario far capire a tutti che Barletta è calcisticamente viva ed orgogliosa di esserlo. Al contrario del campo, gli spalti hanno partorito un risultato di parità e un incessante sostegno da parte del pubblico di casa- circa 1700 i paganti, compresa la quota abbonati- per 90' e passa minuti, fino alla ironica richiesta ai calciatori del Catanzaro di presentarsi sotto la curva di casa. Si sognava un'altra domenica, si sognava un'altra stagione, ma il messaggio è arrivato comunque forte e chiaro: Barletta vuole vivere altre domeniche di calcio professionistico, a prescindere dai protagonisti. Chissà se questa volta uno stadio pieno a metà per una squadra che non ha nulla da dire da diverso tempo farà notizia.
Campionato finito, occhi e cuori al futuro
Nel calendario biancorosso restano 90 minuti di campo, preceduti da ben due domeniche di riposo forzato: a Pasqua il girone B non sarà di scena, mentre domenica 27 aprile al Barletta toccherebbe la trasferta "fantasma" di Nocera Inferiore, contro un avversario da tempo escluso dal campionato per i noti fatti di Salerno. Il 4 maggio al "Puttilli" arriverà il Grosseto per cercare di archiviare senza macchia una stagione da cancellare, e in fretta. Qualche tassello c'è: ne sono esempio la voglia di tanti barlettani di dare una piccola ma significativa mano al futuro del club (vedi il progetto di azionariato popolare promosso da "I Biancorossi") e i lumi di passione rimasti vivi nella tifoseria organizzata, i tanti rumors- che dovranno presto acquisire concretezza per non rimanere tali- circa gruppi imprenditoriali interessati alla piazza. Molti protagonisti sul campo dell'annata in corso sono destinati a restare un brutto ricordo tra 21 giorni: ai migliori la capacità di costruirsi un possibile avvenire a Barletta, in attesa di capire il futuro del Barletta.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Ricevi aggiornamenti e contenuti da Barletta 







.jpg)
