Vigile pestato al mercato di Barletta
Vigile pestato al mercato di Barletta
Cronaca

Vigile “pestato” dalla rabbia sui social

Abbiamo sempre bisogno di odiare qualcuno

"Violenza al mercato, Vigile pestato". Così titolava un comunicato stampa esteso dal dott. Savino Montaruli, presidente di Unimpresa BAT, mal intendendo forse alcune fotografie in cui un vigile, quello "pestato", mostrava segni di una ferita al viso. Seguì in un ragionevole lasso di tempo una rettifica ufficiale che chiariva l'accadimento, sempre a firma del dott. Montaruli.

«E' passata una settimana precisa. Proprio sabato 10 settembre scorso e all'incirca alle ore 12.00 un vigile, mio padre, nell'esercizio delle sue funzioni è stato vittima di un infortunio sul lavoro». Interviene con dispiacere e rassegnazione Davide Gorgoglione, barlettano ma residente in Francia, figlio del maresciallo protagonista dell'incidente. «Non ero presente al mercato durante l'avvenimento ma, a quanto pare, tutti concordano nel dire che a seguito di un inseguimento di un abusivo a piedi, mio padre è caduto tanto da aver bisogno dell'intervento di un'ambulanza del 118 per ricevere i primi soccorsi».

«Mio padre è stato ricoverato fino a ieri per le ferite riportate - precisa Davide Gorgoglione - e quasi subito sono arrivati messaggi di stima e di supporto da tutte le parti, amici, suoi superiori e anche una parte della politica cittadina. Nel pomeriggio, con mia sorpresa, leggo su internet il comunicato stampa di Montaruli sul suo profilo Facebook, poi ripetuto su questa testata che però aggiungeva dopo le parole di Montaruli quelle del sindaco Cascella, nello stesso articolo, che più correttamente parlava di "caduta". Con parole forti "vigile urbano pestato da uno straniero" Montaruli puntava il dito sull'episodio con un accento a mio parere un po' fuori dalle righe sottolineando problemi di sicurezza dell'area del mercato. BarlettaViva temperava le parole dure di Montaruli sottotitolando che "si è però trattato di una semplice caduta".

Dopo una ventina di minuti da questo comunicato, mentre già i commentatori si scatenavano sul profilo dell'andriese presidente di Unimpresa leggo su BarlettaViva un altro comunicato stampa, sempre di Montaruli, di rettifica al primo. Questo ultimo comunicato - invocando non ben precisate "ulteriori informazioni ricevute" - tempera l'impatto che il primo comunicato aveva creato e di fatto si adegua a quello che già su BarlettaViva avevo letto. Lodo la correttezza della testata che ha ospitato tutte le voci che si sono levate in difesa o attacco della questione, con le opportune rettifiche quando i vari estensori hanno ritenuto di volerle fare. E soprattutto lodo che tutte queste voci siano state pubblicate in forma integrale permettendomi di capire la povertà argomentativa di alcuni commentatori. Mi spiego meglio.

La cosa più assurda è stata che il primo comunicato ha risvegliato degli istinti quasi ancestrali, una vera e propria rabbia repressa di alcuni utenti di Facebook che non si sono tirati indietro dal commentare in maniera scomposta e offensiva. Il titolo tagliente del primo comunicato è stata l'unica cosa che ha attratto il lettore mediocre. Infatti su Facebook il link veloce al comunicato conteneva solo titolo e sottotitolo e pochi hanno pensato di aprirlo e leggerne il contenuto. Di conseguenza nessuno si è avventurato nella lettura dei successivi aggiornamenti ma nemmeno dei sottotitoli, delle rettifiche, della corretta informazione che cronologicamente ho letto su BarlettaViva. Ormai i "leoni da tastiera" si autoalimentavano in un turbine di odio, rispondendo ai commenti precedenti senza che la verità ben chiara dal testo fosse minimamente valutata se non da alcuni.

I commentatori mostravano non ben capire chi fosse l'autore del comunicato stampa. Non si commentava più l'accaduto, non si andava più al nocciolo della questione. E sì che la parola "abusivo", che mio padre fosse caduto o colpito, sempre "abusivo" rimaneva. Cosa stava facendo lì, perché era senza licenza, perché è scappato di fronte al più onesto e corretto dei controlli da parte delle forze dell'ordine e perché non ha prestato soccorso?

La rabbia che ne è uscita ormai aveva bisogno di alimentarsi. L'odio è passato dalla testata al direttore della stessa per poi trasferirsi ai vigili che, genericamente, "non fanno nulla" (e quindi se la sono meritata). Ciò ha ucciso più volte la reputazione di un povero vigile urbano che, ricordiamolo, è caduto nell'esercizio delle sue funzioni di repressione di questi atti di abusivismo. Abusivismo e illegalità che, ahimè, oggi sono fortemente integrati ed accettati dalla nostra comunità.

Interessante notare come alcuni utenti siano stati abili nello scalare la grammatica dell'insulto e la dinamica della caduta con teoremi e corollari basati sull'ignoranza, la frustrazione e l'inettitudine. Leggere quei commenti mi ha molto rattristato e ho capito una cosa: la minoranza rumorosa della popolazione di Barletta è quella che, parafrasando, getta la carta per terra e il giorno dopo si prodiga nel fare i sermoni sullo stato di igiene della città. Spero invece che la maggioranza silenziosa di questa città possa un giorno far prevalere con le buone maniere il vero significato della parola rispetto e legalità. Noi siamo gli artefici dello stato di salute della nostra città ed è troppo facile criticare, invece bisogna prodigarsi se si vuole cambiare in meglio il corso della nostra amata città.

Ringrazio infine la testata che con grande professionalità ha raccolto alcune mie richieste e precisazioni, con un contatto umano non comune nell'impersonale arena del web. Il discorso che ne è scaturito con il responsabile di redazione, franco e cordiale, ha mostrato tanti punti di incontro e indignazione per una odiosa tempesta "perfetta" di commenti fuori controllo e mal indirizzati. Forse abbiamo sempre bisogno di odiare qualcuno».
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