
Politica
Regolamenti in Consiglio comunale: la lista civica è favorevole
Corsini: «Incivile non riconoscere una famiglia o l’appartenenza a una comunità»
Barletta - martedì 4 novembre 2014
11.20
«Questo mondo, questa città, questa società sono e devono essere di tutti». Così inizia l'intervento di Annabella Corsini, già candidata della lista civica di Cascella, riguardo la discussione prevista nel prossimo Consiglio comunale sui regolamenti su ius soli e unioni civili, di cui ci siamo più volte occupati. La posizione favorevole della Corsini corrisponde, fanno sapere, a quella dei consiglieri di tale Lista, Mazzarisi e Calabrese.
«É ingiusto ed incivile – prosegue - da parte di qualcuno giocare con la necessità di raggiungere il traguardo di vedere riconosciuta la propria famiglia o la propria appartenenza ad una comunità. Sebbene la potestà legislativa in materia di unioni civili e di ius soli rimanga di competenza del governo nazionale, l'istituzione dei registri comunali rappresenta sicuramente uno strumento capace di portare sul tavolo della discussione parlamentare delicate ed attuali questioni, tanto da essere state persino al centro dell'ultimo sinodo indetto da Papa Francesco.
C'é famiglia dove c'è amore, lealtà e sostegno reciproco. Se sia composta da un uomo e una donna, da due donne o da due uomini, poco importa. Miope sarebbe sostenere che il valore della famiglia sia dato solo dalla componente eterosessuale, unitamente all'istituto del matrimonio. É proprio per dare peso, dignità e significato giuridico alle unioni di fatto, che si dovrebbe volere strenuamente da parte di tutti una forma di tutela di queste famiglie giuridicamente precarie. L'istituzione del registro delle unioni civili non é un mero slogan da campagna elettorale, ma é quel sacrosanto riconoscimento che consente di assistere in ospedale la compagna, il compagno di una vita, che ti consente di garantire un domani all'altro/a senza dover ricorrere ad un testamento. Insomma, é il diritto a tutelare famiglie giuridicamente inesistenti.
C'è comunità dove c'è accoglienza, senso di appartenenza. Riconoscere "l'italianità" ad un bambino, ad una bambina nati e cresciuti nel nostro Paese è l'espressione più alta dell'ospitalità che contraddistingue noi italiani, popolo di migranti della prima ora. Lo ius soli (diritto del suolo) riconosce il diritto alla cittadinanza per il solo fatto di nascere su "suolo" nazionale. L'utilità di istituire un registro comunale in cui iscrivere i nati da genitori stranieri, consentirebbe loro di partecipare ed essere coinvolti più attivamente alla vita della comunità cittadina. Si riconoscerebbe così, il diritto a sentirsi parte di un tutto. Sarà che mi sia capitato di incrociare nella vita la disperazione di chi si è ritrovato estraneo, da un giorno all'altro, della vita della persona della vita; sarà che abbia conosciuto il disagio di giovanissimi nati e cresciuti in Italia, che non vedono riconosciuta la loro appartenenza ad un Paese, ad una cultura che sentono proprie; che pur non vivendo nessuna di queste condizioni sento intimamente il dovere, da cittadina, di fare appello ai consiglieri comunali, affinché, prima di decidere di non votare a favore dell'approvazione dei regolamenti del registro delle unioni civili e dello ius soli, riflettano attentamente, tenendo bene a mente che in quella assise si è chiamati ad amministrate laicamente nell'interesse generale e non in quello di una parte».
«É ingiusto ed incivile – prosegue - da parte di qualcuno giocare con la necessità di raggiungere il traguardo di vedere riconosciuta la propria famiglia o la propria appartenenza ad una comunità. Sebbene la potestà legislativa in materia di unioni civili e di ius soli rimanga di competenza del governo nazionale, l'istituzione dei registri comunali rappresenta sicuramente uno strumento capace di portare sul tavolo della discussione parlamentare delicate ed attuali questioni, tanto da essere state persino al centro dell'ultimo sinodo indetto da Papa Francesco.
C'é famiglia dove c'è amore, lealtà e sostegno reciproco. Se sia composta da un uomo e una donna, da due donne o da due uomini, poco importa. Miope sarebbe sostenere che il valore della famiglia sia dato solo dalla componente eterosessuale, unitamente all'istituto del matrimonio. É proprio per dare peso, dignità e significato giuridico alle unioni di fatto, che si dovrebbe volere strenuamente da parte di tutti una forma di tutela di queste famiglie giuridicamente precarie. L'istituzione del registro delle unioni civili non é un mero slogan da campagna elettorale, ma é quel sacrosanto riconoscimento che consente di assistere in ospedale la compagna, il compagno di una vita, che ti consente di garantire un domani all'altro/a senza dover ricorrere ad un testamento. Insomma, é il diritto a tutelare famiglie giuridicamente inesistenti.
C'è comunità dove c'è accoglienza, senso di appartenenza. Riconoscere "l'italianità" ad un bambino, ad una bambina nati e cresciuti nel nostro Paese è l'espressione più alta dell'ospitalità che contraddistingue noi italiani, popolo di migranti della prima ora. Lo ius soli (diritto del suolo) riconosce il diritto alla cittadinanza per il solo fatto di nascere su "suolo" nazionale. L'utilità di istituire un registro comunale in cui iscrivere i nati da genitori stranieri, consentirebbe loro di partecipare ed essere coinvolti più attivamente alla vita della comunità cittadina. Si riconoscerebbe così, il diritto a sentirsi parte di un tutto. Sarà che mi sia capitato di incrociare nella vita la disperazione di chi si è ritrovato estraneo, da un giorno all'altro, della vita della persona della vita; sarà che abbia conosciuto il disagio di giovanissimi nati e cresciuti in Italia, che non vedono riconosciuta la loro appartenenza ad un Paese, ad una cultura che sentono proprie; che pur non vivendo nessuna di queste condizioni sento intimamente il dovere, da cittadina, di fare appello ai consiglieri comunali, affinché, prima di decidere di non votare a favore dell'approvazione dei regolamenti del registro delle unioni civili e dello ius soli, riflettano attentamente, tenendo bene a mente che in quella assise si è chiamati ad amministrate laicamente nell'interesse generale e non in quello di una parte».
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