Pasquale Cascella
Pasquale Cascella
Politica

Cascella: «Dare per letto il bilancio, non significa non averlo letto»

«C'è stata una netta riduzione del carico complessivo sui cittadini»

«Di cosa si è discusso, se non di bilancio, per circa 12 ore - al netto dei ritardi, delle interruzioni e delle sospensioni - nel Consiglio comunale di martedì? Per quanto sia estate, è possibile che un documento formalmente depositato con il parere dei revisori dei conti l'8 agosto, a un mese di distanza possa non essere stato ancora considerato letto? E chi ha presentato emendamenti, nei confronti dei quali l'Amministrazione ha mostrato la massima apertura, lo ha fatto senza sapere su cosa interveniva, si discuteva e si andava a votare? Dunque, come si fa a dire che "dare per letto il bilancio", come recita la formula del voto procedurale intervenuto dopo l'una di notte al culmine della maratona consiliare, significa "non aver letto il bilancio"?». Così il sindaco Cascella replica alle polemiche seguite al Consiglio comunale di martedì scorso, nel quale si è approvato il bilancio di previsione 2014.

«L'ho detto in Consiglio: la politica impone anche il prezzo dell'esposizione a critiche, a polemiche e a strumentalizzazioni, tanto più quando si deve discutere una manovra fiscale che incide sul corpo vivo della città, anche a causa di una crisi che stenta a trovare sbocchi e con la quale chi ha responsabilità pubbliche deve rispondere. Ma sono certo che nessun consigliere meriti una così scarsa considerazione del proprio dovere di analizzare e confrontare gli atti sottoposti al vaglio dell'assemblea. A maggior ragione, è lecito chiedere che nella contesa non si rimuovano i contenuti oggettivi delle scelte che, insieme al nostro, ogni Comune è stato costretto a compiere sotto le forche caudine dei tagli ai trasferimenti delle risorse. La spending review attuata dallo Stato ha prodotto per la città di Barletta tagli per oltre 11 milioni di euro in soli tre anni, trasferendo ai Comuni l'onere e l'obbligo di applicare imposte e tasse locali, da ultima la TASI (tributo sui servizi indivisibili) che, di fatto, sostituisce la vecchia IMU, attorno alla quale negli anni scorsi si è consumato un inverecondo balletto politico. A seguito del nuovo sistema fiscale previsto dal legislatore, e al fine di garantire le medesime risorse sul bilancio comunale, l'ente avrebbe dovuto attuare una manovra fiscale di 8,4 milioni di euro, che i contribuenti già versavano direttamente allo Stato. Invece, la manovra approvata è di 6,8 milioni di euro, quindi con una riduzione del carico complessivo sui cittadini. A Barletta, insomma, non si è attuata una manovra "ragionieristica" che avrebbe garantito un gettito di 8,4 milioni di euro; si è invece approvata una manovra con una netta riduzione del carico complessivo sui cittadini e contribuenti. E' vero o non è vero?

Se è vero, ed è vero, passiamo a discutere se stiamo operando – sulla base delle linee programmatiche - scelte all'insegna della perequazione e della progressività, tenendo conto sia delle condizioni sociali di tante famiglie dove è venuta meno la possibilità di generare reddito sia della critica situazione di tante attività produttive. I numeri del bilancio appena approvato confermano che la manovra complessiva, tenuto conto dell'introduzione del nuovo tributo, quale è appunto la TASI, e anche di quanto il Comune deve restituire allo Stato (perché c'è anche questo da tenere in conto, a seguito dei complessi meccanismi in base ai quali vengono definiti i tagli), è rimasta invariata. Cosa si voleva con la Tasi a blocco unico, come pure è stato proposto dall'opposizione: colpire tutti allo stesso modo indiscriminatamente, per giunta con l'aggiunta dell'aggravio dell'IMU sempre su tutto, e facendo pagare anche gli affittuari? Noi abbiamo applicato un meccanismo che indubbiamente coincide con l'aliquota più alta, del 3,3 per mille, perché solo così il legislatore consente di intervenire con detrazioni: così abbiamo potuto prevedere l'esenzione di 70 euro per tutti e di 40 euro per ogni figlio a carico, tenendo conto della consistenza di nuclei familiari, tutelando la coesione sociale e cercando di difendere chi non ha la disponibilità di un patrimonio. Non solo: per essere attendibili, le comparazioni dei bilanci debbono fare riferimento a tutte le modifiche legislative che impattano anche sul sistema di contabilizzazione delle partite in entrata e in uscita.

Altrettanto improprio è affermare che le spese sono cresciute, perché si deve pur considerare i numerosi fattori che determinano un bilancio. Vogliamo far finta che non sia aumentata l'IVA e il costo dell'energia elettrica, magari per ritrovarci tra qualche tempo con nuovi debiti fuori bilancio (mentre nel 2014 noi ne copriamo 2,8 milioni di euro)? Vogliamo ignorare che i Comuni devono supplire alla esenzione di servizi essenziali alla collettività come per l'assistenza agli anziani e ai disabili? C'è un modo per verificare obbiettivamente i numeri. Personalmente, l'ho proposto in Consiglio comunale al consigliere Damiani, che fa parte dell'opposizione, ovvero di una forza politica che nella regione esprime il presidente dell'ANCI. Ebbene, chiediamo all'ANCI Puglia di promuovere una comparazione dei bilanci dei nostri Comuni e una analisi degli effetti prodotti da una scelta o dall'altra per dar conto a tutti i cittadini, di Barletta e degli altri Comuni, dove per davvero aumenta la pressione fiscale complessiva e dove si rispetta il principio costituzionale dell'"adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale"».
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