Macerie in via Roma
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La città

Barletta è la città con più crolli tragici e con più morti da crollo in Italia

L'approfondita riflessione del prof. Ruggiero Quarto. «Il patrimonio edilizio è vetusto, mal costuito e mal mantenuto»

«Foggia: 11 Novembre 1999, 67 morti. Castellaneta: 7 Febbraio 1985, 34 morti. Barletta: 8 Dicembre 1952, 17 morti; 16 Settembre 1959, 58 morti; 3 Ottobre 2011, 5 morti. Più i feriti e l'immenso incolmabile dolore dei sopravvissuti. Dal dopoguerra, i tre più gravi crolli italiani sono avvenuti in Puglia e Barletta è la città con più crolli tragici e con più morti da crollo in Italia! È un tragico caso? E quanti altri crolli cittadini non si sono trasformati in tragedia per puro miracolo? E quante vecchie costruzioni sono pericolanti e hanno bisogno di importanti manutenzioni? Dopo il disastro fioccano ordinanze di sgombero. Ci voleva la tragedia per accorgersi del problema?». E' l'incipit dell'interessante commento che il docente universitario di Geofisica presso l'Università di Bari, Ruggiero Quarto, propone ai lettori di Barlettalife, dopo che già tante parole sono state spese sul crollo, ponendo nuovi e più approfonditi spunti di riflessione.

«Il tragico record di crolli cittadini e il relativo pericolo può dipendere da un mix micidiale: sottovalutazione dei fenomeni premonitori, spiccata vulnerabilità degli edifici e sottosuolo problematico. Infatti, Barletta ha un centro urbano con un patrimonio edilizio alquanto vetusto, mal costruito e mal mantenuto e il sottosuolo è geologicamente fragile. Ha una falesia instabile che corre dal centro storico fin oltre il cimitero. Prova ne sia il recente fenomeno di crollo in Via Mura del Carmine. Il sottosuolo è spesso geotecnicamente scadente, soprattutto nel centro storico, dove è anche permeato da una falda idrica che scorre tra le fondazioni dei palazzi o poco sotto. L'oscillazione del suo livello freatico può provocare rigonfiamenti e sgonfiamenti dei sedimenti, con gravi conseguenze per le costruzioni. Anche le "normali" perdite acquedottistiche aggravano tale ultimo problema. Proprio nel centro storico, sono spesso presenti insidiosi vuoti sotterranei (antiche fosse granarie, carbonaie, cantine, condotte e passaggi sotterranei, ecc..) che più volte hanno generato pericolosi cedimenti a ridosso di edifici. Barletta ha un rilevante rischio sismico. È stata colpita da almeno 4 seri terremoti compresi tra VII e VIII grado MCS (1560, 1689, 1731 e 1743). A tal proposito, sono stati adeguati alle nuove norme gli edifici pubblici? Sono sicure le scuole se colpite da un sisma probabile?

Ci si può rilassare in un ambiente urbano sì fatto? In un territorio fragile è indispensabile grande attenzione. È assurdo che con la tecnologia odierna, capace di opere molto ardite, dobbiamo assistere allo sbriciolamento di palazzi. Ed è incredibile che, nell'epoca in cui riusciamo a misurare spostamenti millimetrici tra i continenti, non si fanno monitoraggi laser, termografici o vibrazionali, laddove necessario. Basta un po' di diligenza. Ma la diligenza costa! E il "partito" trasversale del mattone fa tutto in economia!

Prendere coscienza che i palazzi vecchi potrebbero essere vulnerabili ai crolli dovrebbe indurci ad una loro salvaguardia e recupero, a beneficio della sicurezza e della conservazione del patrimonio edilizio storico. Una politica attenta dovrebbe privilegiare piani di recupero del centro storico rispetto a nuovi piani di lottizzazione. Il degrado del centro storico è anche frutto delle spropositate colate di cemento che coagulano quegli interessi intrecciati tra imprenditoria, politica e professionalità così ben denunciati dall'Ing. Carpagnano.

Record casuale di crolli a Barletta o tragedie annunciate? Dice il noto geologo Mario Tozzi: "Chi avrà il coraggio di guardare negli occhi i sopravvissuti al crollo di Barletta e i parenti delle vittime? Con quale faccia qualcuno si permetterà ancora di parlare di fatalità o di destino? Mentre si sta ancora scavando a mano, e le cause non sono state messe in luce, una cosa è certa, crolli e cedimenti degli edifici sono una tragica regola sul territorio italiano e non si fa nulla per prevenirli. Ma questo è proprio il momento di insistere, tanto per cominciare perché si vada fino in fondo a quanto testimoniato in quel ventre molle e fatiscente della città della disfida. Cioè che il crollo era annunciato da segnali premonitori pesanti come scricchiolii e allargamento di crepe e fratture. Ma questi crolli sono sempre annunciati, perché spesso causati da interventi mal congegnati o in malafede, figli della bulimia costruttiva del nostro Paese e della speculazione".

Penso sia giunto il momento di distruggere il malefico "partito" del mattone, facendogli mancare il consenso popolare e le connivenze politiche, senza demandare tale compito alla Magistratura. Penso sia giunto il momento di far funzionare al meglio gli uffici tecnici pubblici, di ben utilizzare i numerosi ed efficaci mezzi che abbiamo a disposizione e di varare norme chiare e severe per le costruzioni. Penso sia utile vincolare e recuperare l'intero centro storico (S. Maria–7 Rue, S. Giacomo, vie Roma–Imbriani), inibendo nuove costruzioni.

Onore alle vittime e siano esse un monito estremo per scongiurare altre simili tragedie, evitabili!».
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