Morto nel freddo della sua solitudine: «Dove erano tutti quei "discepoli" di Cristo?»
La lettera aperta di una lettrice dopo l'episodio di cronaca consumato a Barletta
mercoledì 17 febbraio 2021
iReport
Disperazione e indifferenza. Sono questi i termini più appropriati per definire ciò che accade sempre più spesso attorno a noi, vicino a noi, troppo vicino alle nostre comode esistenze generando l'aberrazione della "assuefazione", rendendo normale ciò che normale non è!
È proprio nella più completa indifferenza di una società sempre troppo distratta e disattenta ai principi morali, che pure dovrebbero essere il fondamento del vivere civile, che ieri un un senza tetto, immigrato, è deceduto non per malattia o evento traumatico, ma assurdamente per il freddo. Un episodio drammatico che dovrebbe scuotere le coscienze di ciascuno di noi e invece sembra una piatta normalità.
Proprio domenica scorsa Papa Francesco, commentando il passo del Vangelo, sottolineava tre termini che indicano lo stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza. Ma Dio dov'è? La risposta è che Dio siamo noi, sono i ministri della Chiesa e che spesso non ci sono né gli uni né gli altri, come nel caso di questa morte ingiusta. Avevo un fratello monaco che, purtroppo, è volato troppo prematuramente in cielo, ma non prima di avermi insegnato cosa significasse essere un vero ministro della Chiesa. L'ho visto di privarsi di tutto ciò che possedeva, poco per la verità, persino dei propri indumenti o beni di primaria necessità per alleviare le sofferenze dei più bisognosi. Ma questo insegnamento che porto dentro, cercando di imitarlo (impresa difficile), mi da anche un senso di angosciante solitudine, fa emergere in me lo sgomento generato dalle tante belle parole pronunciate da tanti uomini di Chiesa seguite dal nulla.
Quando questo povero uomo, avvolto nel freddo della sua solitudine, è deceduto dove erano tutti questi "discepoli" di Cristo? Forse nelle loro comode e calde canoniche, oppure con le confortevoli e a volte lussuose autovetture diretti verso qualche convegno al caldo delle mura opulente di qualche Curia Arcivescovile? Viene da pensare che Papa Francesco parli a qualcun altro o si rivolga ad una Chiesa di un altro pianeta.
Viene alla memoria un episodio avvenuto qualche anno fa in Colombia dove Monsignor Carlos Arturo Quintero Gómez, vescovo della diocesi di Armenia, ha preso così seriamente la sua missione di aiutare i più poveri del paese da essere diventato, almeno per un giorno, uno di loro. Il religioso infatti si è finto un clochard, poi si è infiltrato in un congresso di preti della sua diocesi per controllarne le reazioni: "Ho percepito molta indifferenza" dichiarò.
Naturalmente guai a generalizzare, saremmo ingenerosi con tanti, tantissimi "mio fratello" di cui è fortunatamente pieno il mondo, ma inevitabile la commiserazione degli "inermi", dei "pavidi", dei Don Abbondio di manzoniana memoria.
Vincenza Lombardi
È proprio nella più completa indifferenza di una società sempre troppo distratta e disattenta ai principi morali, che pure dovrebbero essere il fondamento del vivere civile, che ieri un un senza tetto, immigrato, è deceduto non per malattia o evento traumatico, ma assurdamente per il freddo. Un episodio drammatico che dovrebbe scuotere le coscienze di ciascuno di noi e invece sembra una piatta normalità.
Proprio domenica scorsa Papa Francesco, commentando il passo del Vangelo, sottolineava tre termini che indicano lo stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza. Ma Dio dov'è? La risposta è che Dio siamo noi, sono i ministri della Chiesa e che spesso non ci sono né gli uni né gli altri, come nel caso di questa morte ingiusta. Avevo un fratello monaco che, purtroppo, è volato troppo prematuramente in cielo, ma non prima di avermi insegnato cosa significasse essere un vero ministro della Chiesa. L'ho visto di privarsi di tutto ciò che possedeva, poco per la verità, persino dei propri indumenti o beni di primaria necessità per alleviare le sofferenze dei più bisognosi. Ma questo insegnamento che porto dentro, cercando di imitarlo (impresa difficile), mi da anche un senso di angosciante solitudine, fa emergere in me lo sgomento generato dalle tante belle parole pronunciate da tanti uomini di Chiesa seguite dal nulla.
Quando questo povero uomo, avvolto nel freddo della sua solitudine, è deceduto dove erano tutti questi "discepoli" di Cristo? Forse nelle loro comode e calde canoniche, oppure con le confortevoli e a volte lussuose autovetture diretti verso qualche convegno al caldo delle mura opulente di qualche Curia Arcivescovile? Viene da pensare che Papa Francesco parli a qualcun altro o si rivolga ad una Chiesa di un altro pianeta.
Viene alla memoria un episodio avvenuto qualche anno fa in Colombia dove Monsignor Carlos Arturo Quintero Gómez, vescovo della diocesi di Armenia, ha preso così seriamente la sua missione di aiutare i più poveri del paese da essere diventato, almeno per un giorno, uno di loro. Il religioso infatti si è finto un clochard, poi si è infiltrato in un congresso di preti della sua diocesi per controllarne le reazioni: "Ho percepito molta indifferenza" dichiarò.
Naturalmente guai a generalizzare, saremmo ingenerosi con tanti, tantissimi "mio fratello" di cui è fortunatamente pieno il mondo, ma inevitabile la commiserazione degli "inermi", dei "pavidi", dei Don Abbondio di manzoniana memoria.
Vincenza Lombardi