"Cerco Claudio", la zia del 24enne: «La famiglia diffonderà un messaggio alla città»

Le parole di Annamaria Lasala in vista della manifestazione del 18 dicembre

giovedì 9 dicembre 2021 9.24
A cura di Cosimo Giuseppe Pastore
Unirsi nel nome di Claudio per far rifiorire Barletta. La città riparte dal suo centro storico, dagli ultimi luoghi che il 24enne Claudio Lasala ha visto, prima di morire a causa di una coltellata all'addome. «Non sarà una manifestazione commemorativa», precisa Annamaria Lasala. La zia del giovane Claudio è la promotrice del movimento di cittadini Cerco Barletta che per sabato 18 dicembre, dalle ore 19 alle 23, ha indetto la manifestazione Cerco Claudio.


«Sarà una manifestazione per Claudio e a partire da Claudio – spiega Annamaria – affinché mio nipote non diventi il povero ragazzo che è stato ucciso, ma sia un simbolo per la rinascita di questa città». Mentre distribuisce in giro i volantini dell'evento, Annamaria ci spiega che tutto è nato dalle parole pronunciate dall'arcivescovo mons. Leonardo D'Ascenzo durante i funerali:

Barletta è bella, perché bella è la comunità che l'ha edificata, se ne è presa cura e la abita

«Ho creduto a quelle parole – dice Annamaria – Per questo ho sentito l'esigenza di provare a fare qualcosa che non fosse fine a se stessa». Lo farà con il sostegno di associazioni, studenti e cittadini che sabato 18 si riuniranno nel centro storico per mostrare non solo il lato migliore della città, ma anche che esistono delle alternative a cui possono dedicarsi i più giovani. Al termine della serata, alle ore 23, sarà trasmesso in filodiffusione un messaggio della famiglia di Claudio.

Girarsi dall'altra parte non serve a niente

«Questa tragedia ha provocato tanto dolore, che resterà mio e della mia famiglia, ma mi ha anche un po' svegliata dal torpore, perché non avrei mai potuto immaginare che si potesse sfociare in simili atti di violenza». Nelle parole della zia di Claudio c'è una lucidità tale da trasformare la fine di una vita nel nuovo inizio per un'intera comunità. «È capitato a Claudio, ma poteva capitare a chiunque», riflette Annamaria: «Vorrei che la gente capisse questo e che acquisisse la consapevolezza che girarsi dall'altra parte serve davvero a poco».

Il ricordo non può che andare a quella notte quando, nel pieno della movida, non si è stati in grado di evitare l'irreparabile. «Il sentimento più diffuso è la paura ed è questo sentimento che dobbiamo cercare di smantellare nei ragazzi», spiega Annamaria che, nelle ultime settimane, ha girato le scuole e parlato a centinaia di ragazzi. «Se loro mi hanno detto che basta anche un'occhiata per far scaturire una rissa, allora servono più controlli, così come servirebbe che i gestori dei locali siano informati e formati a reagire a queste situazioni».

«Adesso, quello che mi interessa è che i ragazzi abbiano la consapevolezza che non si può restare indifferenti né difronte ad una carta gettata per terra, né ad ragazzo che viene pestato». E per farlo, serve una battaglia culturale che parta dal basso perché: «Questi comportamenti non possono diventare normali – aggiunge Annamaria –. Altrimenti significa che siamo entrati in un vortice dal quale non si esce. Io voglio vivere a Barletta, non voglio che Barletta diventi una città pericolosa».