Barletta capoluogo unico, le reazioni dei sindaci di Andria e Trani

Bruno: «Provocazione anacronistica». Bottaro: «Solo stando uniti tra noi possiamo crescere come territorio»

martedì 30 agosto 2022 12.32
A cura di Ida Vinella
Ha destato immediato scalpore negli ambiente politici ed istituzionali la missiva a firma della Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia, nella quale si inoltrava un sollecito indirizzato al sindaco di Barletta Cosimo Cannito, di interessarsi al Ricorso al Consiglio di Stato per ottenere il riconoscimento di Barletta come capoluogo unico di provincia.


Sono giunte le reazioni dei primi cittadini dei comuni attualmente co-capoluogo di provincia, rispettivamente Giovanna Bruno sindaco di Andria e Amedeo Bottaro sindaco di Trani.

Per la Sindaca di Andria si tratta solo di una provocazione anacronistica: «Parlare dopo anni dall'istituzione della sesta provincia, anche in barba al percorso costituzionale e istitutivo della provincia stessa, lo trovo senza un senso fondato. Mi auguro che chi di competenza respinga al mittente questa provocazione, legata ad una difesa di alcuni principi che ormai sono fuori tempo».

Condivide la medesima opinione Bottaro, sindaco di Trani. «Lotte di campanile ridicole - commenta - Non posso che commentare con grande amarezza questa notizia perché fa ancor più comprendere come sarà difficile pensare ad una crescita dei nostri territori se continuiamo a fare una lotta di campanile. Purtroppo prendiamo poco ad esempio quello che accade anche non molto lontano da noi, come nella Città metropolitana, dove l'unione di tantissimi comuni sta portando grandi benefici in termini economici ad un vasto territorio. Noi pur essendo pochi comuni, addirittura con tre capoluoghi e 10 comuni della Bat, non abbiamo ancora compreso che soltanto stando insieme, uniti, e portando avanti politiche di sviluppo integrate tra noi, e quindi praticamente stando uniti tra noi possiamo crescere come territorio. Invece continuiamo con queste lotte di campanile che sono, lasciatemelo dire, sono molto anacronistiche se non quasi ridicole».