Litoranea di Ponente
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Territorio

Erosione costiera a Ponente, un dossier del geologo Dellisanti

Un prezioso documento in esclusiva per Barlettalife. «Aprire il dibattito può contribuire a rendere la nostra città più vivibile»

Il professore Ruggiero Maria Dellisanti, geologo da sempre attento alle problematiche del territorio e della nostra città, ha realizzato un dossier – inviatoci in esclusiva per Barlettalife - in merito agli interventi che presto si realizzeranno sulla litoranea di ponente per fronteggiare il fenomeno dell'erosione costiera. Alla luce del progetto "Frontemare" fortemente voluto dal sindaco Nicola Maffei, è necessario – prima di qualsiasi intervento – risolvere il problema dell'erosione costiera, perché se questo non accadrà «ogni intervento di valorizzazione del litorale lascerà il tempo che trova e la nostra costa non decollerà mai». Il geologo ribadisce, a postilla del suo dossier: «Credo che aprire un dibattito sulle scelte tecniche, anche sugli errori commessi in passato, possa contribuire a rendere la nostra città più vivibile e a misura d'uomo». Pubblichiamo di seguito il dossier, allegando le immagini relative al fenomeno erosivo lungo la litoranea.

«A seguito dell'approvazione della delibera di Giunta, del Comune di Barletta, del 12/maggio/2011, inerente l'approvazione del progetto preliminare per le opere di protezione della costa, di un importo pari a 350 mila euro, rilevo alcune perplessità di natura tecnica e geologica su quanto deliberato dalla passata Giunta comunale per la protezione della strada litoranea.

La strada comunale di ponente, oggetto dell'intervento deliberativo, è stata già alla fine del secondo millennio (1999) interessata da un discusso intervento di protezione, costato all'epoca circa 850 milioni delle vecchie lire. Con l'ultimo provvedimento di Giunta si autorizzano nuove opere per proteggere la strada litoranea. L'efficacia di questo nuovo intervento mi lascia perplesso sulla reale efficacia di protezione della strada dall'azione del moto ondoso.
Il precedente intervento di protezione, non ha garantito la stabilità della massicciata stradale, così come le iniziali opere in c.a.. La vecchia strada venne chiusa al traffico dopo soli pochi anni di esercizio e le nuove opere realizzate a fine millennio, sono state scalzate al piede in poco tempo rendendo inutile l'intervento. Oggi, il nuovo finanziamento, ripropone opere e lavori che non andranno a risolvere il problema dell'erosione costiera ma contribuiranno a rimandare la soluzione dello stesso, con ulteriore perdita di tempo e denaro. L'inefficacia del precedente intervento è documentato da una mia foto, datata novembre 2003.

Il fenomeno dell'erosione costiera in tutti questi anni non si è fermato, anzi è proseguito a ritmi sostenuti, infatti in corrispondenza della curva a 90° della predetta strada, essa ha registrato, in pochi anni, un arretramento di circa 2 metri anno. Ogni mareggiata, è un pezzo di strada che viene "mangiata dal mare" per usare una terminologia cara agli agricoltori del luogo. Anche in questo caso la situazione è documentata da mie foto, che testimoniano l'avanzare del fenomeno erosivo tra il 2003 e il 2009.

Il problema, a mio parere, non è quello di realizzare interventi finalizzati a tamponare l'azione erosiva del mare, opere che in breve tempo saranno nuovamente demolite, ma cercare di dare una soluzione definitiva all'erosione, allo scopo di salvaguardare un'importante arteria comunale, renderla a scorrimento veloce e evitare il congestionamento dei mesi estivi, nei quale il passaggio di un'autoambulanza nella strada intasata da macchine è un'impresa di non poco conto, .
Nel progetto preliminare non si fa il minimo cenno alla causa che determina il fenomeno erosivo quasi che l'evento naturale sia ineluttabile e che contro le forze della natura l'unica cosa che siamo in grado di fare è quella di cementificare in attesa che un evento definito "eccezionale", demolisca la precedente opera e ci possa permettere di cementificare nuovamente.

Tecnicamente, l'erosione costiera non è un evento eccezionale, e il fenomeno a Barletta non è nuovo, esso risale agli anni settanta, del novecento, e la causa è ascrivibile a due fenomeni:
- la diminuzione di apporto solido del fiume Ofanto;
- innalzamento del livello medio mare a causa dei cambiamenti climatici.
Per la prima, il contributo di detriti, trasportati al mare dal fiume Ofanto, per la presenza delle dighe nel bacino, oggi è circa 1/10 della quantità trasportata fino agli anni cinquanta del novecento e conseguentemente la capacità che ha il mare di ridistribuire i sedimenti sabbiosi, (ripascimento), lungo la costa è fortemente diminuita rispetto al passato e ciò sta determinando il veloce avanzamento del mare e del conseguente fenomeno erosivo. È sufficiente ricordare come alla fine dell'ottocento, e prima della costruzione del nuovo porto il mare arrivava lambiva le mura del Carmine.
Nelle foto allegate si vede qual era l'originario livello della costa nel 1957, essa è mostrato dalla sottile linea celeste. La battigia attuale evidenzia la linea della costa al 2005. L'immagine satellitare evidenza il fenomeno che interessa il villaggio Fiumara, un tempo con un'ampia distesa di sabbia e oggi, destinato a restare sempre più isolato dall'incalzante fenomeno erosivo. La seconda causa è evidenziata da studi recenti. A causa del riscaldamento globale, il golfo di Manfredonia, entro il 2050 sarà interessato da un progressivo innalzamento del livello medio mare, con previsioni ottimistiche tra 50 e 80 cm, e pessimistiche che giungono fino a 200 cm .

È evidente che la salvaguardia della litoranea di Barletta, da ponente a levante, non può essere liquidata con interventi tampone che anziché risolvere i problemi li accentuano. I precedenti massi e le precedenti opere in c.a., utilizzati nei lavori di protezione, in poco tempo sono stati divelti dall'azione del mare, rimanendo lungo la costa e rendendola poco fruibile a fini turistici. Un successivo e analogo intervento vedrebbe uno sperpero di risorse economiche senza alcun beneficio. Le stesse potrebbero, invece, essere utilizzate in interventi tecnicamente più compatibili con la tipologia del nostro litorale, formato da coste basse sabbiose, mediante la creazione di interventi che tengano in debito conto la protezione, la conservazione della spiaggia e l'intero ambiente dunale.

Anche il progetto di realizzare barriere frangiflutti, già approvate dalla precedente Giunta Comunale, per un importo di circa cinque milioni di euro, presto si dimostrerà tecnicamente poco compatibile con le caratteristiche nostro litorale, basso e sabbioso e credo che anziché risolvere i problemi dello sviluppo costiero, sarà fonte di ulteriori e nuovi problemi che condizioneranno molto lo sviluppo turistico della costa.

Le barriere frangiflutti, oltre che essere brutte visivamente poiché limitano la visione dell'orizzonte, appartengono all'archeologia geologica. Quando esse vengono realizzate, in prossimità delle coste basse e sabbiose, determinano nella parte protetta ristagno delle acque. In queste acque poco profonde e stagnanti, ricche di sostanze nutrienti, quali fosforo (provenienti dai detersivi) e azoto (provenienti dalle urine), veicolati dalle acque provenienti del fiume Ofanto, dal depuratore di Barletta e dal canale Ciappetta – Camaggio con le acque reflue di Andria, determinerà una rilevante proliferazione algale a cui seguirà una successiva putrefazione e conseguentemente presenza di miasmi.
In un recente convegno svoltosi a Lecce è stato evidenziato come una delle soluzioni tecnicamente compatibili per ridare fruibilità alla costa, senza creare ulteriori danni ambientali, è proprio l'azione di ripascimento attraverso il prelievo delle sabbie dai fondali poco profondi presenti a poca distanza dalla costa. La sabbia, prelevata al largo, viene poi distribuita in prossimità della battigia, compiendo in questo modo ciò che il mare da sempre svolge lungo il nostro litorale.
Credo che aprire un serio dibattito tecnico e scientifico, sulla salvaguardia e sviluppo del nostro litorale, facendo tesoro degli errori commessi in passato, dovrebbe essere uno dei primi temi che la nuova Amministrazione Comunale dovrà affrontare. Al tavolo tecnico non potrà non mancare la Provincia, poiché anche il litorale di Margherita di Savoia ha le stesse identiche problematiche, e ha già sperimentato gli effetti negativi delle barriere frangiflutti, disposte sia parallelamente e sia perpendicolarmente alla costa, senza che si sia registrato alcun concreto risultato di protezione, così come documentano le foto satellitari.

Le argomentazioni precedentemente presentate, sono dettagliatamente esposte in un mio saggio dal titolo "Le risorse del fiume Ofanto ", ed. 2009, Stilo Editrice, Bari. Un manuale sulla conoscenza del nostro territorio».

geol. Ruggiero Maria Dellisanti
Ruggiero Maria Dellisanti è nato a Barletta nel 1954; si è laureato nel 1978 in Scienze geologiche presso l'Università degli Studi di Bari. Da oltre trent'anni esercita la professione di geologo con particolare attitudine alla conoscenza e tutela del territorio in cui vive. Associa all'attività professionale un'intensa attività didattica come docente di Geografia in un Istituto Tecnico Statale, riuscendo a trasmettere ai suoi discenti la passione per l'ambiente e la difesa del territorio. Per le sue competenze professionali ha ricoperto, presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Trani, diversi incarichi di consulente del magistrato inquirente. Profondo sostenitore della salvaguardia del paesaggio, quale elemento di sviluppo per le future generazioni, ha contribuito alla sua diffusione attraverso saggi, articoli e partecipazione a convegni. Come geologo, ha affidato alla storia, con il proprio nome, un gruppo di sei cavità carsiche recentemente scoperte nel territorio di Minervino Murge, sottratte in tal modo al degrado. Per l'azione di tutela svolta ha ricevuto dall'assessore regionale all'ambiente della Regione Puglia un encomio solenne.
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