Quarto Dellisanti Tarsitano
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Territorio

Barletta riflette sulle trivelle, intervengono Quarto, Dellisanti e Tarsitano

Presso il punto Einaudi i punti di vista dei tre docenti in attesa del referendum

Non solo l'impatto geo-economico nella questione ''trivelle'', turismo e pesca nostrani sono in gioco nel referendum che si terrà il prossimo 17 aprile. A trattare l'argomento, durante l'incontro promosso da "Giovani Democratici", "La Buona Politica" e "La Rete", presso il Punto Einaudi di Barletta, Ruggiero Maria Dellisanti , geologo e Professore di Geografia economica, Ruggiero Quarto, geologo e Docente di Scienze della Terra e Geo-ambientali presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro", ed Elvira Tarsitano, biologa, Docente di Medicina Veterinaria e responsabile PD all'Ambiente in Puglia.

«Non esiste petrolio a chilometro 0. Non può essere prelevato petrolio dal sottosuolo italiano che non appartenga allo Stato, come sancito dalla stessa Costituzione». Esordisce così il Prof. Ruggiero Maria Dellisanti, sottolineando quanto sia fondamentale sensibilizzare la popolazione per fugare eventuali convinzioni all'indomani del referendum. «E' di prioritaria importanza comprendere che il petrolio estratto in Italia, sarebbe eventualmente venduto sui mercati esteri», nessun vantaggio per l'economia del Paese dunque, che anzi si ritroverebbe ad affrontare una duplice problematica : una di carattere economico, l'altra di stampo geofisico. Infatti come sostenuto dallo stesso geologo, gli svantaggi minerebbero alla base i settori del turismo e della pesca, fortemente sviluppati nel Mezzogiorno.

Di natura tecnica, invece, l'intervento di Ruggiero Quarto che si è soffermato sui progressi della geofisica nel campo dell'estrazione petrolifera, soprattutto nei fondali marini: «Uno dei punti dolenti riguarda le sorgenti utilizzate per la ricerca del petrolio, tra cui gli air guns, cannoni ad aria compressa, capaci di emettere onde d'urto capaci di penetrare nei fondali fino a 10 chilometri dalla superficie».

Incalcolabile dunque il danno che la corsa all'oro nero causerebbe ai fragili equilibri dell'ecosistema, in primis alla fauna marina che risentirebbe profondamente di questi improvvisi mutamenti. «I frequenti spiaggiamenti, soprattutto nella zona Antartica, sono causati proprio da queste onde che disorientano la popolazione marina» continua il prof. Quarto. Ancor più disastrosa la tecnica del fracking capace di individuare in tempi brevissimi la presenza di tracce petrolifere nel sottosuolo terrestre, con l'uso di additivi chimici nocivi per l'ambiente: «Negli USA, questo metodo ha causato diversi terremoti pari a 5.2 gradi della scala Richter».

A conclusione del dibattito, Elvira Tarsitano ha voluto rafforzare la questione delle piattaforme di estrazione, le quali rappresenterebbero una "cicatrice" sul panorama turistico, nonché un pericolo per le acque del Mar Mediterraneo: «La ricerca di punti di estrazione del greggio causa cambiamenti climatici forti ed evidenti». La biologa poi, prendendo come esempio il disastro ambientale del Golfo del Messico, ha sostenuto che gli stessi danni nel Mediterraneo sarebbero maggiormente amplificati dal fatto che si tratti di un mare ''chiuso'', con basso ricambio idrico e superficie limitata, «una catastrofe che potrebbe abbattere definitivamente il concetto stesso di ecosistema. E' necessario rinunciare alle alternative energetiche fossili». Parole forti quelle della Tarsitano in attesa del prossimo referendum. Parole in grado di attivare riflessioni e consapevolezze.
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