Santini in sacrestia

Nella strategia del proselitismo politico i candidati coinvolgeranno le parrocchie. Fatto disdicevole o consuetudine accettata?. Sin dal prossimo mese le iniziative elettorali a Barletta prenderanno più forma

lunedì 22 novembre 2010
A cura di Michele Sarcinelli
Assomiglieranno, identiche e scientificamente programmate le visite dei candidati politici agli amici parroci. Saranno uguali a quelle delle recenti elezioni provinciali e regionali. Ancor più disinvolte quelle delle imminenti amministrative, dove la conciliazione tra candidato e parrocchia viene rinnovata dall'esigenza di una manutenzione urgente, di un fabbisogno di ampliamento, di una variante più comoda all'accesso della chiesa. E tale accesso risulterà più agevole, oltre che ai fedeli, vera mira politica del candidato, anche ad egli stesso. L'appuntamento è quasi sempre stabilito in un'ora tarda, dopo l'ultima funzione.

E' solitamente con l'affanno della celebrazione dell'ultima Santa Messa che il parroco riceve, liberandosi delle vestizioni liturgiche. Con malcelato senso di profanazione e teatrale doloroso spasmo facciale, partecipa a quell'atto intimo, il candidato questuante di voti. Con sé avrà fresco di stampa elettorale, il paccotto dei santini che lo raffigurano. Apparirà il più bello e accattivante possibile e le stregonerie del computer gli avranno dato quella nobiltà somatica indispensabile allo scopo: la sua elezione o meglio, la sua rielezione. Il colloquio avviene in sacrestia.

Il parroco occupa la sedia arredo della sua scrivania e, almeno tre accompagnatori aspetteranno di poter parlare e spiegare: "Le difficoltà in cui versa la città, le malversazioni perpetrate dal potere in carica, l'insostenibilità della situazione, nella fattispecie quella barlettana". L'elenco è lungo forbito e articolato. IL candidato ha estremo bisogno della collaborazione del parroco e sa di dover superare con una miglior dialettica, racconti di allarme sociale di altri candidati che si avvicenderanno in quella sacrestia. Non è mai cretino o sprovveduto. Il parroco appare sempre sorpreso dagli apocalittici resoconti del questuante dei voti dei suoi fedeli, di donne e uomini della sua Casa. Partecipa con doverosa rassegnazione all'invito di interessamento del candidato. Valuta ed interpreta. Poi il paccotto dei santini cambia mano. Entra nel cassetto della scrivania del sacerdote, quasi scottasse. Un baratto politico, anche il più innocuo ed onesto, comunque è avvenuto. Voti promessi. Un sorriso pieno e incondizionato viene finalmente concesso al candidato. Forse liberatorio. Ma con l'accettazione del pacco c'è la promessa dell'appoggio politico. Ed è non più di un mese fa che Monsignor Odo Fusi Pecci esprime un autorevole pensiero a riguardo: «non si deve rafforzare l'idea di una Chiesa che sconfina nel politico». Ricorda anche (ritenendo inopportuno l'incontro di Bertone con i politici a cena): «Cardinali, Vescovi e preti non devono mai fare politica. Devono astenersi da ogni coinvolgimento e ingerenza politica limitandosi a fare i pastori».

A volte gli incontri non avvengono in sacrestia. Ma, raccolte quattro sedie, parroco e candidato conversano nella penombra, vicini al confessionale. In altre occasioni, a quel determinato candidato, il parroco non concede nulla, neppure che i santini-propaganda elettorale gli vengano consegnati. Ma sapremo che non è rigido rispetto del protocollo ecclesiale, bensì determinate promesse già accordate ad altro partito.

Non ne conosciamo gli sviluppi ma sappiamo che nella campagna elettorale delle regionali, allettanti regali sono stati proposti ai parroci. Un preziosissimo candelabro per l'altare da parte di un candidato alla Regione Puglia. E da altro candidato, un consistente aiuto finanziario per l'allestimento di una Via Crucis vivente. Termino questo articolo con l'aiuto della collega di Gravinalife, Anna Maria Colonna. Un suo articolo di mercoledì 1 settembre così lo annuncia: "Cambio di sacerdoti nella parrocchia di Gravina". Dal corpo della sua cronaca copiamo: ...Il Vescovo mons. Mario Paciello, lo scorso 14 giugno, in una lettera indirizzata ai sacerdoti e ai diaconi della Diocesi, sottolineava «l'urgenza di un ricambio di persone di mansioni e di luoghi di ministero. I sacerdoti ai quali il Signore chiederà di lasciare temporaneamente o definitivamente l'ufficio di parroco - aggiungeva il Vescovo Paciello - non pensino né di essere messi da parte, né di doversi ritirare a vita privata. La prontezza a rinunciare a qualunque ufficio non ci dispensa dal dovere di essere servi di Cristo, della Parola e della Chiesa, fino all'ultimo respiro». Leggerà questo articolo. Mons. Giovanni Battista Pichierri Arcivesco di Barletta, Trani, Bisceglie?