Questione Timac, richieste di chiarimenti alle autorità

Legambiente cerca di far luce sulle leggi in materia. «Gli episodi hanno sempre la stessa causa»

venerdì 1 marzo 2013
La questione Timac non si placa, lasciando dubbi e preoccupazioni ai cittadini barlettani, che subiscono, comunque sia, un danno da parte dell'industria di concimi. La stessa, infatti, è sita in via Andria, completamente inglobata nel tessuto abitativo della città. L'episodio in questione, ultimo di una lunga serie, è avvenuto nel pomeriggio di venerdì 22 Febbraio, infestando la città di un odore nauseante.

Ce ne siamo già occupati con un intervento del prof. Ruggiero Quarto, e oggi pubblichiamo l'intervento del gruppo barlettano di Legambiente, a firma del presidente Giuseppe Cilli.

«Siamo andati a informarci al comando di polizia municipale – racconta Cilli - venerdì pomeriggio, e abbiamo ricevuto le rassicurazioni sull'intervento tempestivo del comando di polizia municipale ma tali dichiarazioni ci sembrano alquanto vaghe. Per questo, il circolo Legambiente Barletta ha presentato una lettera di chiarimenti e approfondimenti al commissario prefettizio nel richiedere analisi e controlli da parte dell'Arpa Puglia, in quanto ente pubblico preposto a campionare e spiegare eventuali danni ambientali e alla salute pubblica. Già in precedenza nei controlli effettuati nello stabilimento di produzione di fertilizzanti, sono state riscontrate incongruenze riguardo all'emissione di acido solforico, e ricordiamo che l'azienda è in fase di rilascio V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale). La normativa sulla qualità dell'aria e sulle emissioni in atmosfera, individua per alcuni inquinanti valori limite di concentrazione in atmosfera delle emissioni ma le esalazioni che causano i cattivi odori, non sono sottoposte a valori limite. Sebbene presenti nei principi, le alterazioni dell'aria provocate da emissioni odorigene, mancano completamente, a livello nazionale, di riferimenti normativi sui livelli di accettabilità degli odori e del disagio olfattivo.

Tuttavia – conclude la nota di Legambiente, chiedendo chiarimenti alle autorità competenti - è previsto un monitoraggio delle emissioni di odore attraverso una caratterizzazione chimica qualitativa e quantitativa delle stesse, e la verifica di concentrazione di odore mediante analisi inolfattometria dinamica (UNI EN 13725)».