Le coste pugliesi, a rischio inquinamento?

Estrazioni di petrolio in mare dalle conseguenze rovinose. Idea di progresso distorta

giovedì 1 dicembre 2011
A cura di Emanuele Porcelluzzi
Leonardo Sciascia, scrittore divenuto famoso per i suoi interventi sulle più scottanti questioni civili della vita del Sud e non solo, in un saggio del 1968, intitolato "Rapporto sulle coste siciliane", scrive che le industrie sorte, in quegli anni, sul litorale siciliano di Augusta-Priolo, Gela e Porto Empedocle, per il fatto di aver offerto come contropartita l'impiego di una mano d'opera bracciantile, sono riuscite a privare dell'acqua vaste zone agricole che stavano per essere altamente valorizzate da opere di investimento e di canalizzazione, predisposte dal governo siciliano, aggiungendo che un'industrializzazione che prescinda dal valore delle terre o, peggio, che provochi una forte diminuzione del valore delle stesse è un'illusione pericolosa di demagoghi incompetenti che, già nei primi tentativi di realizzazione, palesa gravissimi effetti e, forse, danni irreparabili. All'epoca, purtroppo, erano in pochi a manifestare e a condividere le preoccupazioni espresse dallo scrittore siciliano e, per di più, la presa di coscienza ambientalista era ancora lontana. Tanto è vero che quel processo di industrializzazione era stato accolto come una grande occasione di sviluppo economico, che portò, indubbiamente, dei vantaggi ai comuni e a settori della popolazione, che, solo molto tempo dopo e sulla propria pelle, si resero conto dei costi altissimi pagati per quelle scelte. Nella zona di Augusta, risale, al 1949, il primo stabilimento ovvero la Rasiom, oggi Esso, e le industrie petrolifere che seguirono, potettero contare su consistenti agevolazioni fiscali regionali e nazionali, sul basso costo della mano d'opera e sui fondali della Baia di Augusta.

La concentrazione abnorme di raffinerie in questo angolo della Sicilia è stato il frutto di una distorta idea di progresso, che ha causato più danni di quelli prospettati da Leonardo Sciascia, quarantadue anni fa, in termini di inquinamento dell'aria, del suolo e del mare, di gravi malattie diffusesi tra gli abitanti dell'area, di degrado urbanistico, di offese al paesaggio e a importanti siti archeologici, di danneggiamento dell'agricoltura e della pesca. Alessio di Modica, siciliano di Augusta, un giovane autore, regista e attore teatrale anche di talento, il cui ultimo suo lavoro, "Zio Ciano Dream", è uno spettacolo imperniato sull'impegno civile e che si propone di sottrarre al rischio dell'oblio quel mondo che non esiste più, salvandone la memoria con l'intento di consegnarla alle nuove generazioni, compresi i figli dei pescatori, diventati operai, impiegati, ingegneri e tecnici informatici. E lo fa intrecciando fatti reali, raccolti in anni di puntigliosa ricerca, a leggende della tradizione orale del territorio. In Puglia, circa un mese fa, una levata di scudi da parte delle comunità cittadine, a partire dal Gargano sino al basso Adriatico, per scongiurare le trivellazioni del mare, anteprima delle rovinose, per l'ambiente, estrazioni di petrolio e della conseguente raffinazione.