La Puglia riscopre le sagre, e Barletta sta a guardare

Bisognerebbe riscoprire le tradizioni chiuse nel cassetto dei ricordi. Origini all'ombra dei grandi eventi di movida

giovedì 19 agosto 2010
Condividere un momento della quotidianità, riscoprire antichi sapori della nostra tradizione e scoprirne dei nuovi, o perché no, trascorrere un po' di tempo improvvisandosi cuochi o rock star. Una sagra cittadina è anche questo. Si rivela straordinaria fonte di attrattiva turistica, forse indispensabile per le casse del comune.

Non si tratta di ospitare un cantante che necessita solo di un'area pubblica dove posizionare il suo palco, né tanto meno di offrire a cittadini e turisti un piatto di qualche pietanza tradizionale cucinata dai migliori cuochi della città; organizzare una sagra significa innanzitutto garantire una gestione impeccabile che vada incontro alle aspettative dei partecipanti.

Quando ben organizzate, le sagre riescono a diventare "calamite" con i partecipanti disposti a tornarci per tutte le edizioni successive, come dimostrato nelle sagre tradizionali che si svolgono d'estate nella città di Trani, come in numerosi comuni della nostra Puglia e dell'intera Italia. Con appena qualche migliaio di euro, a Trani si riuscì ad organizzare la Manifestazione "Montegrosso in Festa – 1^ Sagra del Tartufo", dando inizio al processo di valorizzazione del prestigioso "nuovo" prodotto della nostra terra. A quell'esperienza ne seguirono tante altre, tutte molto ben riuscite come la "Sagra dei frutti di mare" appena conclusa.

Riscoprire la nostra tradizione ormai chiusa nel cassetto dei ricordi, far conoscere alle nuove generazioni come eravamo, trasmettere loro valori dimenticati al giorno d'oggi come la dedizione al lavoro, alla famiglia: è questo il desiderio che si vorrebbe realizzare.

Ma la nostra città ha compiuto una scelta diversa: preferisce investire su grandi (e dispendiosi) eventi che vedono protagonisti soprattutto i giovani, i giovani della notte, sempre più impegnati tra una discoteca e l'altra. Quegli stessi giovani che passano i pomeriggi tra una chiacchiera e un cocktail pagato rigorosamente dal portafogli del papà che si spacca la schiena dodici ore al giorno per mantenere la sua famiglia.

Sì, Barletta è rinomata per essere città della movida, ma sembra stia dimenticando le proprie origini.