"La mia libertà finisce dove comincia la vostra"

I forconi, le forze dell'ordine e quel labile confine tra legittimità della protesta e sopruso

mercoledì 11 dicembre 2013 0.31
"La mia libertà finisce dove comincia la vostra", questa frase pronunciata dallo storico leader del movimento degli afroamericani Martin Luther King sarà balzata in mente a molti in questi due giorni di rivolta dei forconi. La libertà sacrosanta di protestare da parte di persone che hanno tutto il diritto di esprimere il proprio malcontento dinanzi ad una situazione politico-economica che ogni giorno si fa sempre più drammatica, è andata spesso e volentieri a sconfinare e a ledere la libertà di coloro i quali invece, magari anche condividendo le ragioni della protesta, avevano ritenuto di svolgere regolarmente la propria giornata di lavoro.

A riempire le cronache di questi due giorni nelle città di Barletta, Andria, Trani, Bisceglie e dell'intera nostra provincia vi sono state le denunce più o meno velate e documentate di commercianti costretti a non svolgere le proprie attività perchè "invitati" da alcuni "manifestanti" ad unirsi forzatamente alla protesta. Bene, in questo caso il confine tra la libertà di un individuo e quello dell'altro è stato varcato, e quando ciò accade, è lo Stato a dover intervenire affinchè gli equilibri vengano ristabiliti.

Sempre scorrendo le cronache di questi due giorni però, scorgiamo un vuoto, uno strano vuoto, ed è quello lasciato dalla forze dell'ordine, che non sono intervenute a fermare questi soprusi. Colpisce e non poco, apprendere che solo alle 15.15 di ieri, dopo oltre 24 ore dall'inizio delle proteste, il prefetto della provincia Barletta-Andria-Trani Carlo Sessa abbia rilasciato il primo commento su quanto sta accadendo: «Monitoriamo con particolare attenzione la situazione della Città di Andria e della BAT in generale anche se la manifestazione ha al suo interno tantissime differenti anime ognuna in protesta per qualcosa di differente».

Monitoriamo la situazione- afferma il Prefetto -ma nel frattempo le serrande continuano ad abbassarsi e i diritti di molti vengono lesi: viene dunque da chiedersi, perchè questa prudenza da parte dello Stato e delle forze dell'ordine? Tralasciando (e scongiurando) ipotesi drammatiche e lugubri di colpi di Stato in stile America Latina, viene da pensare che l'atteggiamento prudente sia dovuto alla volontà di non soffiare sul fuoco della protesta scatenando disordini maggiori. È indubbiamente l'ipotesi più plausibile, ma c'è da chiedersi, quali frutti ha realmente prodotto?

Sicuramente le situazioni sono rimaste nei limiti e la violenza non ha toccato alte vette, ma di sicuro è anche violenza costringere i commercianti a non esercitare le proprie attività, ed allora, perchè temporeggiare, perchè non intervenire? Questo dubbio continua a serpeggiare nelle nostre teste, ancor di più apprendendo che nella città di Barletta dopo un incontro durato ore tra tra rappresentanti dei manifestanti, dei commercianti, il sindaco Pasquale Cascella, il dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Barletta Santa Mennea, il vice-comandante della Polizia Municipale Cuocci e gli assessori Divincenzo e Rizzi. si è arrivati al compromesso che vedrà oggi i negozi aperti con serrande leggermente abbassate in segno di adesione alla protesta, per sostenere la quale, in tutte le attività commerciali saranno inoltre affissi manifesti di adesione alla manifestazione. Una soluzione di compromesso dunque, che vedrà ristabilita sí la libertà di svolgere il proprio lavoro, ma non quella di pensiero perchè è lecito domandarsi, quanti commercianti in realtà condivideranno le ragioni contenute nei volantini che andranno ad esporre? Insomma, il confine tra la libertà di protestare e quella di non essere concordi rimane varcato ed i dubbi sul comportamento di chi dovrebbe ristabilirlo rimane.