Il tonfo dei partiti politici

Alla ricerca di una nuova identità per la sinistra. Fra Nichi Vendola, primarie e politica-spettacolo

domenica 8 gennaio 2012
A cura di Emanuele Porcelluzzi
Veri e propri capolavori dell'arte politica novecentesca, i partiti hanno infatti visto indebolirsi la propria capacità di essere vettori delle domande sociali contestualmente con l'indebolirsi della macchina statale, e, perfino, la domanda di rinnovamento dal basso, espressa con l'invocazione delle primarie, ha conseguito l'effetto opposto, perché scomparsi i partiti di massa, su cui gravavano i costi delle campagne elettorali, rimaste ora a carico dei candidati, inibendo, in tal modo, la partecipazione a coloro che non hanno la capacità creditizia, necessaria per affrontare le spese elettorali. Il che spiega l'emersione dei monarchi repubblicani ossia i leader senza un corpo politico, come ha scritto Mauro Calise in "Il partito personale", chiamati a identificarsi non in un partito che guidi la loro azione e la proietti oltre il tempo della loro vita. Accade che questi nuovi leader spingono le democrazie contemporanee sull'orlo di un abisso, di cui sono ancora inconsapevoli, generando, a causa della perdita del corpo politico come luogo impersonale dell'identità collettiva e dell'autorità legittima, la restaurazione di un cortocircuito tra il potere del capo e il suo destino. In questo quadro è collocabile la vicenda tutta italiana del partito personale, creato, a sua immagine e somiglianza, da Silvio Berlusconi, e, in merito, Calise è dell'opinione che la sindrome del berlusconismo abbia catturato la fantasia dei suoi oppositori, dal momento che quasi tutti manifestano analoghe tendenze personalistiche. Al Pd, invece, si contesta l'assenza di un "vero" leader, non tenendo in debito conto che è un partito niente affatto unitario, essendo frutto della giustapposizione di tante correnti, l'una contro l'altra armata, tanto da ricordare com'era fatta la vecchia Dc.

Ci si interroga se c'è ancora un sinistra oppure il consenso è destinato ormai a oscillare fra due destre: una tecnocratica e liberale e l'altra populista e fascistoide. Il pensiero, allora, corre all'ultima formazione di un certo peso elettorale vale a dire "Sinistra Ecologia Libertà" di Nichi Vendola. Subito qualche dubbio sorge perché è visibile che il consenso è anzitutto fiduciario al suo leader ossia a Vendola che si avvale della smisurata potenza di fuoco dei media, fino a dare il suo nome alla creatura collettiva che si è creata attorno a lui, appellata "le fabbriche di nichi". Bisogna prendere atto che, nell'era dell'esplosione narcisistica dell'io e del trionfo della politica-spettacolo non c'è modo di costruire altro se non il "nuovo".