Il Canto del mare e la Voce del cielo

Nota critica di Giuseppe Lagrasta, scrittore e saggista sull’opera, “Mare azzurro” di Giuseppe De Nittis

domenica 17 agosto 2025 15.43
Il 21 agosto 2025, ricorre il 141 anniversario della morte di Giuseppe De Nittis, e per l'occasione pubblichiamo una nota critica del Prof, Giuseppe Lagrasta sull'opera, "Mare Azzurro", (Collezione privata, in DE NITTIS, a cura di P. Dini., G. L. Marini, R. Mascolo, De Nittis, la vita, i documenti, le opere dipinte, Vol. II, Tav. n. 83, Allemandi, 1990).

Il quadro "Mare azzurro", affascina per l'atmosfera di calma naturale, delicata e sospesache effonde nell'ambiente, creando una limpida dissolvenza tra le ombre del giorno e il mare, che appare, leggermente inquieto e che invita, comunque, a fendere i suoi flutti. Il mare di De Nittis, in questo quadro, è un mare accogliente, denso di frange di luce e coinvolgente, né ha timore di non riuscire a tenere viva la felicità dei suoi ospiti. Anzi, sollecita a seguire, tra i colori della pennellata, una bussola che permette di viaggiare nel suo vortice materico.

Così, il mare e la sua voce, stimolano la scoperta di un nuovo alfabeto, un nuovo linguaggio fatto di colori che solo gli appassionati marini, sanno riconoscere: è un alfabeto fatto di immagini e visioni, di meraviglie e suoni consolidati dall'energia marinara e celeste.E in "Mare azzurro", ritroviamo il fascino delle figure, le sfumature dei colori che mutano tra le ore del giorno, mentre i fantasmi della notte si sono appena addormentati.

E il cuore intimo dei sogni denittisiani, ricorda, in compagnia dello spettatore, i protagonisti e le emozioni significative della sua vita, caratterizzati dall'avventura e dal desiderio di libertà e facendo assurgere, in primo piano, i molteplici livelli di senso e di significato presenti nel quadro che, peraltro, sono così illuminanti, e volitivi che avvinghiano l'osservatore alla loro mutevole parvenza.
Il canto del mare è suadente, è un canto diffuso dalle Sirene marine, e dalle Muse della poesia e da Apollo, dio della musica.
Quale fiato di teatro della meraviglia vive nella tela memoriosa denittisiana: e poi, giunge, leggero, il canto del cielo, accompagnato dalle note azzurre che ci parlano di tranquillità e di serenità, alimentando le storie con la forza del cuore e con la gioia dell'anima. Così, il canto azzurro del mare e la voce celeste del cielo dominano lo spazio. L'orizzonte, il cielo, il pescatore, i riccioli d'oro delle nuvole, la musica delle onde, e il fluido magico della luce, rendono quest'opera un vero capolavoro d'armonia e d'esprit de geometrie.

Nell'aria del giorno si diffonde il ritmo del tempo, la tonalità dei colori, il suono delle onde e il canto del cielo che si tramutano in musica celestiale, geometria dell'estasi, esprit de finesse. Ecco che il teatro marino si empie di oggetti, soggetti, personaggi visibili e invisibili; tale tensione spirituale giova all'animadell'osservatore, perché gli accade di nuotare in quel colore azzurro che, con pregevole cautela, è stato inventato per lui e si riflette nei suoi occhi, inondati dallo splendere della luce improvvisa. Così, l'immagine prima della barca e l'immagine potenziale del mare, con il pescatore che gioca con l'acqua, s'impadroniscono del primo pianodel quadro, mentre in secondo piano, il linguaggio spirituale dell'opera, racconta la vita marina e la profondità lirica che De Nittis, sente per il mare, per il cielo, per l'umanità e per la natura.

Ascoltando la voce del cielo, si osserva, en plein air, il teatro azzurro dell'acqua, la segnatura delle vene delle onde, e le venature del cielo, scolpite dalla luce radiosa, che, a tratti, frastornail pescatore. L'anima del mare splende d'azzurro-sole, un colore nuovo che soltanto Giuseppe DeNittis riesce a reinventare, che collima, a sua volta, con la magia di un assolato deserto di sabbia e pietre, intridendosi di una venatura di giallo- sole-oro meridionale: e da questi colori, il Nostro, riesce a trasformare il giallo-deserto, in giallo-sole meridionale con una luce di pietra quasi rosata che sfuma in giallo-rosato e che racconta la costa marina pugliese, oppure rammemora quella, tanto amata, la napoletana, in particolare, la costa di Posillipo.

Mentre lingue di sabbia bruna arse dal sole, golose, si dissetano lambendo le lingue fresche delle onde, le stesse accarezzano i fianchi di una barca in cui sosta un pescatore, adagiato nella calma marina. Nell'opera "Mare azzurro" di Giuseppe De Nittis, il teatro marino e il teatro terrestre sono accomunati da storie e azioni simbiotiche, sempre intrecciate. Gli attori marini – fa notare l'artista- sono simili agli attori di terra; i primi si muovono su un terreno d'acqua e passeggiano da una zolla – onda all'altra; mentre i secondi, attraversano la terra ferma, tra fango e melma, ma non hanno timore di perdere equilibrio. Si intravede un gioco lirico, in cui ombre di fantasmi, trattasi di funamboli, inerpicati tra gli azzurri del cielo e gli azzurri del mare, sospesi su un filo fatto di colori, attraversano le nuvole disegnate dal grande artista barlettano.

Così la metafora dell'acqua e la sua luce, con tutte le variegate nature e sfumature, si afferma quale protagonista generativa e creativa delle opere del pittore barlettano. Ma ciò che ritroviamo in "Mare azzurro" del De Nittis, è rappresentato dal cuore del teatro esperito en plein air, composto da figuranti d'acqua, pescatori e osservatori.

​Il pittore barlettano, in quest'opera, ricrea una fusione enigmatica tra la voce e i colori dell'acqua, rendendo i colori, messaggi di emozioni che, in seguito, si muteranno in immagini seconde, potenziate dalla cura che mantiene l'artista nel tradurre gli emblemi d'enigmi in fulgide figurazioni. In quest'operadel De Nittis, l'ecologia figurativa e la pittura narrativa si fondono, creando una palette dalle molteplici cifre simboliche, combinando, così, tra allegorie e metafore, il canto del mare azzurro, le voci del cielo, il dolce sussurrio delle nuvole con il mutevole sorriso delle onde. Come si può notare, l'arte consente di narrare tante emozioni, e in questa atmosfera matura l'istante caduco della visione e l'indifferenza del Tempo carico d'entropia, che, inesorabile, pur nella calma del cielo, della terra e del mare, fuggitivo, s'adombra di mille pensieri.
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