"Eugenio Montale. Il mestiere di vivere, il mestiere di scrivere" (seconda parte)
Dialogo immaginario con un giovane poeta, di Giuseppe Lagrasta, scrittore e saggista
domenica 14 dicembre 2025
"La parola esprime la linfa vitale della poesia, con le sue figure retoriche, le sue metafore e similitudini, le assonanze e i ritmi, la musicalità e la vertigine dei significati. E proprio perché la poesia concede la possibilità di esprimere la grammatica dell'esperienza e la vita interiore dell'uomo – afferma il prof. Giuseppe Lagrasta – sarà opportuno riflettere sui linguaggi poetici, come strumenti di conoscenza e di acquisizione di idee per continuare a scrivere e a raccontare. Il dialogo immaginario tra Eugenio Montale e un giovane poeta, permette al più giovane di indagare il sistema della poesia, con le sue le sue metafore e con messaggi che esprimono una condivisa contemporaneità."
Giovane poeta: E così, la parola nell'uomo definisce le potenzialità e le fragilità dell'umano. Qual' è il futuro della parola dell'uomo poetico?
Montale: La parola dell'umanità poetica incarnerà sempre la poesia, in sé e per sé, e la poesia si alimenterà delle immagini del cuore dell'uomo, che a sua volta, amerà condividere e dialogare, e approfondire la mappa dei significati per formarsi e fare formazione.
Giovane poeta: La parola e l'uso della parola poetica nella realtà quotidiana dovrà trasformarsi in uno strumento di apprendimento continuo per ridurre il male di vivere e il disagio provocato dalla civiltà consumistica?
Montale: Credo di sì. Però non possiamo chiedere al poeta una parola che possieda un significato magico e divinatorio. La parola non è sempre nelle condizioni di donare significati che possano lenire il disagio di vivere, può condividere le fonti del male di vivere, chiedendo di lottare insieme, ma occorre interiorizzare il male che ci cammina dentro e ridurlo, rielaborarlo, annientarlo.
Giovane poeta: E come si potrebbe interiorizzare la poesia che viaggia ancora incompiuta nel mare aperto della vita?
Montale: E' possibile interiorizzare il senso interno alla parola poetica, studiandola, leggendola, indagandone i risvolti d'armonia e i significati metaforici, impliciti e latenti. Infatti, la parola poetica si nutre dell'alfabeto dell'esperienza, della geografia dell'anima e dei corpi, del magma dei pensieri e delle azioni che alimentano la vita quotidiana di chiunque.
Giovane poeta: Lei a Stoccolma dopo aver ricevuto nel 1975 il Premio Nobel per la Letteratura, ha tenuto un discorso in cui si chiedeva: "E' ancora possibile la poesia". E' ancora possibile? E cosa ne pensa a distanza di qualche anno?
Montale: La poesia non è una merce. La poesia non crea disturbo. Essa è un'entità di cui si sa assai poco, non è mai nociva. Anzi, questi sono i motivi che le danno una certa nobiltà. E la poesia sarà sempre possibile farla, perché fa amare, fa sognare, aiuta a sopportare, non cede alle lusinghe di Faust.
Giovane poeta: A me la lettura di poesie ha aperto spazi di apprendimento e di conoscenza. E quando lessi le sue poesie capii molto quanto la natura fosse intrecciata alla vita, e come il poeta sia capace di trasformarsi in un rabdomante, raccogliendo le parole partorite dalla terra scura. Leggendo i suoi versi ho scoperto che la poesia offre le energie per vivere ogni giorno, tutti i giorni, sfidando il moto degli orologi.
Montale: Non temo il tempo e le sue ragioni endemiche, non ho mai temuto gli orologi, ma ho sfidato la realtà con l'energia della mente poetica, per andare oltre la siepe leopardiana.
Giovane poeta: E allora, potrebbe suggerirmi qual è la sfida che un poeta dovrà raccogliere per continuare ad amare la poesia?
Montale: Occorre punteggiare le ore in cui il tempo si fa più veloce e scorgere le isole d'ombre che il tempo dissemina come molliche lasciate da Pollicino. Il poeta deve abitare quelle isole d'ombre, raccogliere le mollichine di pane di Pollicino e trasformarle in versi. Giocando così, con il destino che abita il teatro delle ombre e i suoi fantasmi segreti.
Giovane poeta: E quali sarebbero questi fantasmi segreti?
Montale: Occorre partire dagli enigmi provocati dalla poesia. Individuare le parole trasformative che costruiscono maschere e metafore, figure interne al discorso poetico. Perché la poesia, ogni volta, tra scrittura e lettura, promuove sempre una nuova esperienza, tra immagini e parole.
Giovane poeta: Sì, sono d'accordo. La poesia trasformativa produce enigmi, e muove nuove esperienze. Ma lei come ha strutturato il suo pensare poetico?
Montale: Con la mia natura solitaria, è il primo punto, il secondo, riguarda il senso della riflessione che mi abita e che mi sprona a scrivere. Terzo punto: introspezione e meditazione, per indagare, approfondire, scavare nella terra nera dove le parole dormono e farle rinascere. Il quarto punto riguarda il mio teatro che mette in scena il dramma esistenziale dell'uomo moderno, la crisi dei suoi valori, i limiti e la continua disperata ricerca esistenziale.
Giovane poeta: Interessante la logica del mettere in scena sentimenti e oggetti, natura e pensiero filosofico, passioni e ragione.
Montale: Ho tentato nella mia scrittura di coinvolgere anche lo spirito razionale, per ipotizzare una strategia di scavo e scandaglio della visione del mondo, così da poter procedere con l'estetica della poesia e l'etica della responsabilità.
Giovane poeta: Per quanto mi riguarda è un discorso da approfondire. La poesia come teatro degli oggetti ma anche dei sentimenti e del recupero della natura e della natura come cultura. Ciò accende la mia curiosità.
Montale: Ma non soltanto ragione e dolore, ma anche dolore e meditazione, e certo, come ben dici, anche curiosità, perché la scrittura necessita di rielaborare gli stati d'animo per sfuggire all'autoreferenzialità della poesia non poesia.
Giovane poeta: Un gioco che rischia di mettere fuori gioco dai segreti della poesia. Occorre, quindi, una analisi approfondita del rapporto tra poesia e filosofia, un pensiero sistemico utile per approdare alla cura dei frammenti umani.
Montale: Sì, certo. Mi interessa la tua definizione. La poesia getta luce tra i racconti della memoria oscura del mondo. Per questi motivi, ci ritroviamo tra frammenti di luce meridiana e cocci aguzzi di bottiglia.
Giovane poeta: La memoria oscura del mondo, si compone delle emozioni dell'adolescenza e della perduta infanzia, della disperazione per lepossibilità che si infrangono nella giovinezza prima di scontrarsi con la realtà.
Montale: Hai buone ragioni per farmi scorgere il tuo pessimismo. Ma non esserlo fino in fondo. Uno squarcio di luce renderà sempre la vita più dolce e più amabile. Ma ti comprendo perché il mio è un pessimismo che nasce da un dolore personale, da un dettato quasi leopardiano, nella fragilità di ferite inguaribili.
Giovane poeta: So bene e ho letto del male di vivere ma anche del suo sentirsi prigioniero che lo induce, di continuo, alla ricerca di un altrove, che forse ha trovato o non ancora?
Montale: Il mio Altrove, l'ho cercato e forse l'ho trovato, anche, ma è difficile da abitare, per sempre. E' un altrove in cui cerco una condizione di salvezza momentanea, per potermi dare la possibilità di andare oltre la siepe dove si nasconde il male di vivere, perché ho sempre vissuto l'angoscia esistenziale legata alla prigionia dovuta alla condizione umana.
Giovane poeta: La condizione umana legata al male di vivere.
Montale: Sì, con il gioco delle metafore e quindi con la metafora del paesaggio ligure e dei suoi "muri" che limitano lo sguardo che fugge agli orizzonti. Altrove, quindi, per incontrare anche il mare, Dante e Ulisse, un "nuovo Altrove, e nel cuore il desiderio del ritorno a una seconda nascita".
Giovane poeta: La metafora del muro è attualissima, viva e incandescente. Ci saranno altri muri?
Montale: Non so. Ma forse ci sarà sempre qualcuno che avrà l'intenzione di alzare nuovi muri. Spero che le tragiche immagini della Seconda guerra mondiale non vengano ripristinate. La guerra fa bottino di poveri e rende sempre più poveri, i poveri.
Giovane poeta: Sono d'accordo. Ma vorrei chiederle un ultimo punto di vista. Perché quando si vivono situazioni drammatiche la pena di vivere si fa più invisibile e l'angoscia quotidiana non basta più a generare una riflessione esistenziale?
Montale: Sono situazioni che ho vissuto. Certo che il senso di indifferenza aumenta e ha superato i livelli di guardia. Ma ricorda che la poesia, con i suoi linguaggi, aiuta a vivere, a superare gli ostacoli e aiuta, soprattutto a riflettere, maturare, nel bene e nel male della vita.
Giovane poeta: E quindi, poesia come forza e coraggio, come resistenza e resilienza.
Montale: Sì, liberare la mente prigioniera per liberare le parole per la poesia, che sarà sempre un pungolo e un ostacolo per chi crede nella libertà.
Giovane poeta: Maestro, grazie per la sua disponibilità e spero di incontrarla al più presto.
Montale: Grazie a te e auguri per la tua futura esperienza poetica.
Giovane poeta: E così, la parola nell'uomo definisce le potenzialità e le fragilità dell'umano. Qual' è il futuro della parola dell'uomo poetico?
Montale: La parola dell'umanità poetica incarnerà sempre la poesia, in sé e per sé, e la poesia si alimenterà delle immagini del cuore dell'uomo, che a sua volta, amerà condividere e dialogare, e approfondire la mappa dei significati per formarsi e fare formazione.
Giovane poeta: La parola e l'uso della parola poetica nella realtà quotidiana dovrà trasformarsi in uno strumento di apprendimento continuo per ridurre il male di vivere e il disagio provocato dalla civiltà consumistica?
Montale: Credo di sì. Però non possiamo chiedere al poeta una parola che possieda un significato magico e divinatorio. La parola non è sempre nelle condizioni di donare significati che possano lenire il disagio di vivere, può condividere le fonti del male di vivere, chiedendo di lottare insieme, ma occorre interiorizzare il male che ci cammina dentro e ridurlo, rielaborarlo, annientarlo.
Giovane poeta: E come si potrebbe interiorizzare la poesia che viaggia ancora incompiuta nel mare aperto della vita?
Montale: E' possibile interiorizzare il senso interno alla parola poetica, studiandola, leggendola, indagandone i risvolti d'armonia e i significati metaforici, impliciti e latenti. Infatti, la parola poetica si nutre dell'alfabeto dell'esperienza, della geografia dell'anima e dei corpi, del magma dei pensieri e delle azioni che alimentano la vita quotidiana di chiunque.
Giovane poeta: Lei a Stoccolma dopo aver ricevuto nel 1975 il Premio Nobel per la Letteratura, ha tenuto un discorso in cui si chiedeva: "E' ancora possibile la poesia". E' ancora possibile? E cosa ne pensa a distanza di qualche anno?
Montale: La poesia non è una merce. La poesia non crea disturbo. Essa è un'entità di cui si sa assai poco, non è mai nociva. Anzi, questi sono i motivi che le danno una certa nobiltà. E la poesia sarà sempre possibile farla, perché fa amare, fa sognare, aiuta a sopportare, non cede alle lusinghe di Faust.
Giovane poeta: A me la lettura di poesie ha aperto spazi di apprendimento e di conoscenza. E quando lessi le sue poesie capii molto quanto la natura fosse intrecciata alla vita, e come il poeta sia capace di trasformarsi in un rabdomante, raccogliendo le parole partorite dalla terra scura. Leggendo i suoi versi ho scoperto che la poesia offre le energie per vivere ogni giorno, tutti i giorni, sfidando il moto degli orologi.
Montale: Non temo il tempo e le sue ragioni endemiche, non ho mai temuto gli orologi, ma ho sfidato la realtà con l'energia della mente poetica, per andare oltre la siepe leopardiana.
Giovane poeta: E allora, potrebbe suggerirmi qual è la sfida che un poeta dovrà raccogliere per continuare ad amare la poesia?
Montale: Occorre punteggiare le ore in cui il tempo si fa più veloce e scorgere le isole d'ombre che il tempo dissemina come molliche lasciate da Pollicino. Il poeta deve abitare quelle isole d'ombre, raccogliere le mollichine di pane di Pollicino e trasformarle in versi. Giocando così, con il destino che abita il teatro delle ombre e i suoi fantasmi segreti.
Giovane poeta: E quali sarebbero questi fantasmi segreti?
Montale: Occorre partire dagli enigmi provocati dalla poesia. Individuare le parole trasformative che costruiscono maschere e metafore, figure interne al discorso poetico. Perché la poesia, ogni volta, tra scrittura e lettura, promuove sempre una nuova esperienza, tra immagini e parole.
Giovane poeta: Sì, sono d'accordo. La poesia trasformativa produce enigmi, e muove nuove esperienze. Ma lei come ha strutturato il suo pensare poetico?
Montale: Con la mia natura solitaria, è il primo punto, il secondo, riguarda il senso della riflessione che mi abita e che mi sprona a scrivere. Terzo punto: introspezione e meditazione, per indagare, approfondire, scavare nella terra nera dove le parole dormono e farle rinascere. Il quarto punto riguarda il mio teatro che mette in scena il dramma esistenziale dell'uomo moderno, la crisi dei suoi valori, i limiti e la continua disperata ricerca esistenziale.
Giovane poeta: Interessante la logica del mettere in scena sentimenti e oggetti, natura e pensiero filosofico, passioni e ragione.
Montale: Ho tentato nella mia scrittura di coinvolgere anche lo spirito razionale, per ipotizzare una strategia di scavo e scandaglio della visione del mondo, così da poter procedere con l'estetica della poesia e l'etica della responsabilità.
Giovane poeta: Per quanto mi riguarda è un discorso da approfondire. La poesia come teatro degli oggetti ma anche dei sentimenti e del recupero della natura e della natura come cultura. Ciò accende la mia curiosità.
Montale: Ma non soltanto ragione e dolore, ma anche dolore e meditazione, e certo, come ben dici, anche curiosità, perché la scrittura necessita di rielaborare gli stati d'animo per sfuggire all'autoreferenzialità della poesia non poesia.
Giovane poeta: Un gioco che rischia di mettere fuori gioco dai segreti della poesia. Occorre, quindi, una analisi approfondita del rapporto tra poesia e filosofia, un pensiero sistemico utile per approdare alla cura dei frammenti umani.
Montale: Sì, certo. Mi interessa la tua definizione. La poesia getta luce tra i racconti della memoria oscura del mondo. Per questi motivi, ci ritroviamo tra frammenti di luce meridiana e cocci aguzzi di bottiglia.
Giovane poeta: La memoria oscura del mondo, si compone delle emozioni dell'adolescenza e della perduta infanzia, della disperazione per lepossibilità che si infrangono nella giovinezza prima di scontrarsi con la realtà.
Montale: Hai buone ragioni per farmi scorgere il tuo pessimismo. Ma non esserlo fino in fondo. Uno squarcio di luce renderà sempre la vita più dolce e più amabile. Ma ti comprendo perché il mio è un pessimismo che nasce da un dolore personale, da un dettato quasi leopardiano, nella fragilità di ferite inguaribili.
Giovane poeta: So bene e ho letto del male di vivere ma anche del suo sentirsi prigioniero che lo induce, di continuo, alla ricerca di un altrove, che forse ha trovato o non ancora?
Montale: Il mio Altrove, l'ho cercato e forse l'ho trovato, anche, ma è difficile da abitare, per sempre. E' un altrove in cui cerco una condizione di salvezza momentanea, per potermi dare la possibilità di andare oltre la siepe dove si nasconde il male di vivere, perché ho sempre vissuto l'angoscia esistenziale legata alla prigionia dovuta alla condizione umana.
Giovane poeta: La condizione umana legata al male di vivere.
Montale: Sì, con il gioco delle metafore e quindi con la metafora del paesaggio ligure e dei suoi "muri" che limitano lo sguardo che fugge agli orizzonti. Altrove, quindi, per incontrare anche il mare, Dante e Ulisse, un "nuovo Altrove, e nel cuore il desiderio del ritorno a una seconda nascita".
Giovane poeta: La metafora del muro è attualissima, viva e incandescente. Ci saranno altri muri?
Montale: Non so. Ma forse ci sarà sempre qualcuno che avrà l'intenzione di alzare nuovi muri. Spero che le tragiche immagini della Seconda guerra mondiale non vengano ripristinate. La guerra fa bottino di poveri e rende sempre più poveri, i poveri.
Giovane poeta: Sono d'accordo. Ma vorrei chiederle un ultimo punto di vista. Perché quando si vivono situazioni drammatiche la pena di vivere si fa più invisibile e l'angoscia quotidiana non basta più a generare una riflessione esistenziale?
Montale: Sono situazioni che ho vissuto. Certo che il senso di indifferenza aumenta e ha superato i livelli di guardia. Ma ricorda che la poesia, con i suoi linguaggi, aiuta a vivere, a superare gli ostacoli e aiuta, soprattutto a riflettere, maturare, nel bene e nel male della vita.
Giovane poeta: E quindi, poesia come forza e coraggio, come resistenza e resilienza.
Montale: Sì, liberare la mente prigioniera per liberare le parole per la poesia, che sarà sempre un pungolo e un ostacolo per chi crede nella libertà.
Giovane poeta: Maestro, grazie per la sua disponibilità e spero di incontrarla al più presto.
Montale: Grazie a te e auguri per la tua futura esperienza poetica.