Caso Timac, Collettivo Exit: «Ancora nessuna indagine ambientale per Barletta»

«La vicenda merita un intervento chiarificatore da parte del Sindaco Cannito»

venerdì 7 dicembre 2018
«Sta diventando una saga infinita la vicenda che riguarda la costruzione di un edificio a destinazione residenziale e commerciale sui terreni adiacenti lo stabilimento della Timac. Vogliamo ricordare che la vicenda del permesso a costruire è strettamente collegata con il piano di monitoraggio ambientale che da tempo si sta portando avanti nell'area industriale di Barletta» scrive in una nota Emma Cafiero del Collettivo Exit.

«Ultimo film in ordine di tempo - proseguono - riguarda il posizionamento del piezometro originariamente previsto all'interno del residence l'Approdo e poi, in accordo con la Regione Puglia, spostato di 10 metri sul terreno dove è prevista la costruzione di un nuovo edificio. Proprio il posizionamento del piezometro è stato il motivo che ha permesso al Dirigente del settore Ambiente Lamacchia di sospendere il permesso a costruire che lui stesso aveva rilasciato l'1 ottobre (nella veste di Dirigente del settore Edilizia pubblica e privata ) dopo la nostra denuncia. Oggi scopriamo che di quel piezometro si dovrà fare a meno per le attività di campionamento programmate dalla Timac nell'ambito del Piano di messa in sicurezza della falda. Ma non è finita qui: poche settimane fa lo stesso dirigente Lamacchia, in Consiglio Comunale, in risposta ad un intervento su questa questione, affermava di aver sporto denuncia contro ignoti per la scomparsa di alcuni documenti (dimenticando però di informarci su quali documenti fossero scomparsi).

Adesso non vogliamo fare della dietrologia ma tutta questa vicenda incomincia a puzzare parecchio e forse merita un intervento chiarificatore da parte del Sindaco Cannito. Perché sia il Sindaco Cannito che il Dirigente Lamacchia ci devono spiegare come mai il piezometro è venuto meno; per una "disattenzione" di chi si sta occupando del monitoraggio (in questo caso dello stesso dirigente) oppure di una mancata collaborazione da parte dei proprietari del terreno per ubicare lì il piezometro? In entrambi i casi sarebbe un fatto grave perché non permetterebbe di avere un quadro d'insieme del campionamento previsto dal piano di monitoraggio e soprattutto non ci darebbe la possibilità di sapere se l'inquinamento riscontrato a monte sia effettivamente presente anche a valle e quindi su un terreno dove dovrebbero andare a vivere delle famiglie. Non crediamo ci sia una mancata collaborazione da parte dei proprietari del terreno nell'installazione del piezometro perché sarebbe un ostacolo facilmente superabile attraverso un'ordinanza al riguardo emessa dal Sindaco. Ma anche una eventuale "dimenticanza" da parte del Dirigente non sarebbe plausibile».

«A questo punto - concludono - solo il Sindaco Cannito e il Dirigente Lamacchia possono dirci cosa sia successo e soprattutto a che serve la sospensione del permesso a costruire se poi non vengono portate avanti determinate analisi. Che risposta si darà domani ai proprietari se non vengono fatte indagini appropriate? Analisi che secondo noi non dovrebbero limitarsi al piezometro ma dovrebbe riguardare il topsoil cioè lo strato di terreno superficiale dove c'è la più alta concentrazione di materia organica e di microorganismi. Un gran pasticcio creato da questa amministrazione e che il Sindaco Cannito deve assolutamente risolvere. Come abbiamo avuto modo di affermare, questa vicenda pone l'amministrazione Cannito difronte ad un bivio: continuare come si è sempre fatto lasciando mano libera al capitale privato di mettere a profitto pezzi importanti del nostro territorio, oppure provare ad immaginare una nuova idea di città attraverso una sua pianificazione legata ai reali bisogni della collettività».