Verso Barletta-Foggia, Sebastiano Lavecchia: «Sia una bella giornata di sport, tutti uniti per il futuro»

Lo storico massaggiatore biancorosso e il derby

giovedì 30 aprile 2015 0.06
A cura di Luca Guerra
Nel Barletta Calcio ha trascorso una vita e delle memorie biancorosse rappresenta un'inarrestabile cantiere: parliamo di Sebastiano Lavecchia, storico massaggiatore biancorosso, al Barletta dal 1972 al 2002, per un totale di 1080 partite vissute in panchina sui campi di calcio di serie C e serie B con pathos e ardore. Oggi, con qualche chilo in meno ma la stessa, immutata, simpatia, si occupa di solidarietà lontano dal calcio, ma la sua storia all'ombra di Eraclio resta densa di ricordi e aneddoti, che a tre giorni dal derby contro il Foggia racconta ai microfoni di BarlettaViva.it.:

Sebastiano Lavecchia, cosa significa per te Barletta-Foggia?
«I derby contro il Foggia sono spesso stati all'insegna degli scontri, di quella violenza che chi pratica sport non dovrebbe praticare. Ricordo due episodi in particolare, uno piacevole e uno sgradevole. Quello poco gradevole è legato a un ex cronista di Foggia che era solito esagitare gli animi di tutti nelle settimane prima della partite: ricordo che alla fine di un Foggia-Barletta, mentre stava realizzando delle interviste in sala stampa, andai ad affrontarlo. Io sono una persona estremamente calma, ma le sue provocazioni andarono oltre. Il ricordo bello è legato a Nicola Dibitonto, che in un derby allo "Zaccheria" prima commise una papera, poi realizzò una serie di grandissime parate che gli permisero di consacrarsi al calcio che conta, che poi ha frequentato per anni».

Ora come vivi da spettatore gli incontri di calcio?
«Apprezzo e ammiro la giovane tifoseria barlettana: mettiamo da parte i dissapori, e sono sicuro che lo faranno. Hanno dimostrato di avere attaccamento alla maglia e sono certo che sosterranno la squadra come hanno sempre fatto. Forza Barletta, è questo l'unico messaggio che vale».

Domenica al "Puttilli" non varranno gli abbonamenti e la piazza si stringerà intorno alla società per pagare gli stipendi ai dipendenti: anche questa è l'attuale realtà biancorossa.
«Barletta conferma di avere una sua identità: personalmente, credevo in Perpignano al suo arrivo, ma ci sono stati tanti eventi che mi hanno dimostrato che mi sbagliavo. Barletta non è una città di sprovveduti: ci siamo guadagnati la nostra storia. Eravamo morti, siamo rinati e ora ci facessero camminare con le nostre gambe. Ho letto dell'iniziativa di acquisizione del 31% e spero che possa avere un seguito positivo. Una cosa che non mi sono ancora spiegato è l'esonero di mister Sesia e dell'intero staff per l'arrivo di Corda e del nuovo gruppo di collaboratori. Perché si cambia in una società che ha dei problemi economici e che è quasi salva? Io sto con il gruppo dei calciatori, sono stati la parte che ha funzionato nel Barletta di quest'anno. Di venditori e scopritori di acqua calda il Barletta non ha bisogno».

Tu sei stato per 30 anni nel Barletta e tanti in città ti ricordano con enorme piacere: di queste 1080 partite, quale sceglieresti?
«Ho il ricordo più bello e il più brutto. Il peggiore è un Barletta-Lecce della stagione 1972/1973, arbitro Lapi di Firenze. Ci furono incidenti durissimi, subimmo la squalifica del campo e la sconfitta a tavolino. La partita più bella è il pareggio contro il Catanzaro che ci aprì le porte della serie B. Ma ricordo con enorme piacere anche un Barletta-Catania: perdevamo 0-1 in casa e poi vincemmo 2-1 in rimonta, era il Barletta di Bilardi e Florio, che negli ultimi minuti tenne palla sempre nei pressi della bandierina. Fu uno spettacolo meraviglioso, e a fine partita il Catania non andò più in B per quella sconfitta».

Sarai al "Puttilli" domenica?
«Purtroppo no, domani (oggi, ndr) parto. Ci sarò con il cuore, come sempre, incollato alla televisione e al cellulare: quello che mi sento di dire alla nostra splendida città è che abbiamo sempre trovato la forza di rialzarci e di camminare, lo faremo anche questa volta. Barletta non muore».
(Twitter: @GuerraLuca88)